Lotta all’evasione fiscale, facciamola fare alle famiglie (con un maxi sconto)

Tante promesse

Sulle ultime due domande, vedendo cosa ha fatto la politica negli ultimi 20 anni, la risposta non può che essere: purtroppo Sì. Non è cambiato nulla, solo promesse in campagna elettorale. Quanto alla prima domanda che è certamente la più importante, la risposta la troviamo nella tabella. Occorre tuttavia una premessa: la flat tax, proprio per l’elevato livello di semplificazione, presuppone l’eliminazione di tutte le deduzioni e detrazioni previste nel nostro ordinamento, compresi gli 80 euro del bonus Renzi; quindi tutte le agevolazioni per i fondi pensione, quelli sanitari, le assicurazioni per la non autosufficienza, per i mutui e così via sparirebbero. tasse

Aumenti Iva, il «pagherò» più rimandato (e ignorato) d’Italia

di Ferruccio de Bortoli

Saremmo l’unico Paese avanzato che non agevola il welfare complementare; proprio noi che abbiamo il tasso di invecchiamento più elevato e le finanze pubbliche che difficilmente potranno mantenere in futuro il costoso stato sociale. Passando dallo story telling politico ai numeri reali di oggi, considerando tutte le deduzioni e detrazioni e il citato bonus, ben 30,8 milioni dei 41,211 milioni di contribuenti, pari al 74,75%, hanno redditi tra zero e 26 mila euro e aliquote che non superano il 15%; addirittura i primi 15 milioni versano meno del 3% di Irpef su redditi modesti e pagano meno di 160 euro di Irpef l’anno mentre gli altri 15 milioni versano un Irpef che è ancora insufficiente per pagarsi la sola sanità (1.870 euro l’anno pro capite). Per questi contribuenti togliere tutte le deduzioni e detrazioni e applicare l’imposta del 15% secca equivarrebbe, probabilmente, a un aumento del carico fiscale, quindi preferiranno certamente l’attuale sistema.

Ci sono poi altri 5,34 milioni di soggetti border line, con redditi tra i 26 e i 35 mila euro che hanno un’imposta tra il 16,9% e il 19%; con la flat tax guadagnerebbero poco e basterebbe una ristrutturazione, l’adesione a un fondo pensione o a una cassa di assistenza sanitaria integrativa per ridurre l’aliquota sotto il 15%. Poiché il limite di reddito a cui applicare la tassa piatta è stato fissato a 55 mila euro (per non favorire i ricchi ha affermato la politica), i beneficiari della flat sarebbero solo 3,25 milioni di contribuenti pari al 7,9% del totale mentre 1,8 milioni di «ricchi» resterebbero all’asciutto anche se è stata ventilata l’ipotesi di ridurre l’aliquota del 43% al 38 per cento.

I dati

Con questi dati la flat tax è una strada giusta, ne vale la pena? Non è forse meglio imboccare altre strade, ad esempio far funzionare meglio il monitoraggio e controllo e dotarsi di «25 milioni di finanzieri integerrimi», i 25 milioni di famiglie italiane? Poniamoci una domanda: è verosimile che coloro che hanno un reddito lordo superiore a 75 mila euro nel nostro Paese siano solo 938 mila? E sopra i 100 mila euro lordi solo 467 mila? Forse c’è qualcosa che non va se poi la ricchezza degli italiani (dati Bankitalia) sfiora i 10 mila miliardi e secondo le statistiche Ocse, ci colloca al di sopra di quella di francesi, inglesi, tedeschi.

È immaginabile che i possessori di auto di lusso (con costo maggiore di 120 mila euro) siano molti di più rispetto a quelli che dichiarano un reddito di pari importo? Secondo l’Aci che ha incrociato i modelli Irpef e le immatricolazioni in Calabria, ad esempio, le supercar sono il triplo (6.000) rispetto ai residenti ricchi conosciuti dal fisco (2.000). fisco

Flat tax: la tassa piatta che conviene a pochi italiani

di Alberto Brambilla

E allora che fare? Consigli per il governo che verrà: prima di ridurre le tasse occorre trovare le idonee coperture evitando di andare a debito che è già a livelli di emergenza per cui occorrono due azioni preliminari: a) autorizzare l’Agenzia delle Entrate (come peraltro accade in molti Paesi Ue) a verificare i motivi per cui una persona che ha 30 e più anni, non ha mai presentato una dichiarazione dei redditi. Con questa manovra è probabile che il numero dei contribuenti aumenti in modo vertiginoso. b) Poiché è inutile e costoso aumentare il numero dei controllori, sarebbe bene introdurre controlli incrociati tra possessori di beni di lusso, auto, case e così via, incompatibili con i redditi dichiarati; in Calabria sono già 4 mila e in tutt’Italia? c) Se concediamo alle famiglie italiane di dedurre annualmente il 50% delle spese per manutenzione della casa nei limiti di 5 mila euro (aumentabili per famiglie con più di 3 componenti), avremmo 25 milioni di soggetti che imporrano agli irregolari (di cui peraltro, a differenza anche di molti paesi africani non sappiamo neppure il numero) la fattura elettronica. Come premio avranno più di una 14° mensilità (2.500 euro) che verrà finanziata non a deficit ma da chi oggi le tasse non le paga con un vantaggio per lo Stato di oltre 24 miliardi l’anno strutturali tale da sminare definitivamente l’aumento dell’Iva. d) E se proprio si vuole ulteriormente ridurre il carico fiscale delle famiglie basta aumentare il buono pasto, introdurre il buono trasporto (2.400 euro l’anno), agevolare l’ingresso nel lavoro autonomo oggi assai penalizzato, migliorare scuola e asili nidi con costi accessibili e deducibili al fine di aumentare il tasso di occupazione femminile e magari anche la fecondità nazionale. e) infine una revisione sostanziale di quota 100 e reddito di cittadinanza, l’introduzione della Anagrafe nazionale dell’assistenza.

Passare dallo story telling alla realtà sarebbe già un passo sostanziale per il nostro Paese.

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