Vietato bluffare

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di   Massimo Franco

Non è ancora chiaro se il capo dello Stato, Sergio Mattarella, riuscirà a imprimere a una crisi ad alto rischio uno sbocco positivo. Dalle parole pronunciate ieri sera, dopo le prime consultazioni, si deduce che una soluzione non è matura. I partiti gli hanno chiesto tempo, e lo concederà fino a martedì. Mattarella pretende chiarezza dagli interlocutori: in primo luogo dal Movimento Cinque stelle, forza di maggioranza relativa.

D’altronde, ritenere che il presidente della Repubblica sia disposto a assecondare tormenti e ambiguità in un passaggio così rischioso sarebbe un grave errore di valutazione. Sa di avere davanti il «sì» a elezioni anticipate di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia. Quanto al Pd, pure percorso da molte tensioni, si è detto pronto a sostenere un governo con ambizioni di legislatura. Ma di fronte a un pasticcio opterebbe per un ricorso rapido alle urne. È questo orizzonte stretto a rendere tormentata la trattativa tra i Cinque stelle il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. E se dovesse fallire, Mattarella sarebbe pronto a sciogliere subito le Camere. Il motivo è evidente. Passare da un governo dichiaratamente populista, durato appena un anno, a un esecutivo minato dalla stessa precarietà , sarebbe un azzardo suicida. Invece di rappresentare un’alternativa seria al sovranismo, lo alimenterebbe. E creerebbe le premesse per un rigurgito anti sistema e antieuropeo ancora più virulento e pericoloso.

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