Lo sfogo di Giorgetti: «Matteo ha sbagliato i tempi. Non doveva annunciare la crisi…»

Il fatto è che il sistema circolare dell’informazione tra partiti non consente più di tenere riservate le notizie. Per esempio i leghisti hanno saputo che il leader pd Zingaretti, dopo aver dato garanzie a Salvini sul voto anticipato, è stato «dissuaso da una perentoria telefonata di Prodi».

Allo stesso modo ieri i democratici hanno intercettato lo sfogo di Giorgetti contro la mossa del suo «Capitano»: «Per mesi gli ho detto “stacca stacca”. E quando gli ho detto di non farlo, lui ha annunciato la crisi. Ma andasse…». Così, come a voler rimarcare quali sono ora le sue priorità, il sottosegretario alla Presidenza ha rinnovato l’abbonamento al Southampton. Sarebbe quindi singolare se avessero fondamento le informazioni raccolte da FI, se Salvini avesse davvero affidato a Giorgetti il tentativo di riavvicinare Di Maio.

Certo i problemi politici (diversi) dei due vicepremier sono evidenti, ed è su questo presupposto che si basa la tesi del «contro inciucio». Il capo dei grillini è apertamente sotto accusa nel M5S, nel Carroccio invece il processo al leader per ora avviene sottovoce: «errori politici» e «sgrammaticature istituzionali» sono i capi d’accusa, accompagnati da video irriverenti su Salvini che gli stessi leghisti fanno circolare nelle loro chat. E c’è addirittura chi paragona il blitz agostano del «Capitano» alle manovre del generale libico Haftar «che in due giorni pensava di arrivare a Tripoli e si è impantanato».

Più o meno quel che teorizzano in Forza Italia, dove il siciliano Miccichè si è messo a ridere di gusto: «E chi poteva immaginare che Salvini avrebbe rimesso in gioco Berlusconi». Il presidente dell’Ars è acerrimo rivale del leader della Lega ma è anche l’unica persona che Giorgetti ha voluto incontrare quando è andato a Palermo. Si vedrà se i due partiti diversamente alleati troveranno l’accordo in caso di elezioni, ma ad Arcore la proposta (liquidatrice e quindi irricevibile per il Cavaliere) di una lista unica è parsa di chiara impronta verdiniana: guarda caso ricalcava quella fatta da Renzi a Ncd prima delle elezioni 2018. Un’offesa per Berlusconi, che già fatica a digerire Salvini: «Per riuscirci mi serve qualcosa di più forte di un Alka-Seltzer».

In nome di un bene superiore, però, si sopporta tutto. Renzi ha persino trangugiato l’appello pubblico ai grillini, che era la pre-condizione imposta da Zingaretti per aprire a un «eventuale» governo: perché accettare i «consigli» (non solo di Prodi) va bene, ma poi essere infilzato da Renzi non l’avrebbe sopportato. Il 20 salirà il sipario: c’è da capire se Salvini reagirà all’inciucio con un «contro inciucio».

IL GIORNALE

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