“Accordo con altri partiti”. E i 5S applaudono l’ipotesi senza le elezioni

Gallo non ha risparmiato bordate alla guida attuale del Movimento, elencando tre domande a cui rispondere, tutte rivolte alla richiesta di una gestione più corale e democratica e contro il “pacchetto già pronto e preparato fuori di qua” che prevede “l’accusa ai traditori” e “il taglio dei parlamentari”, per poi affidare tutto alla “comunicazione”, ovvero ai vigili guardiani dell’ortodossia dimaiana mal digeriti dalle truppe parlamentari grilline. Gallo ha anche sottolineato che “oggi abbiamo il 36% dei parlamentari e probabilmente sarà il miglior risultato che potremo mai avere”. Dunque, è la conclusione, perché non usarlo per fare un nuovo accordo di governo e “fare le cose”, motivo “per cui è nato il Movimento”.

La posizione più battagliera, tornare alle origini movimentiste e andare al voto, è apparsa minoritaria, espressa ad esempio dalla vice presidente del Senato Paola Taverna. Anche da esponenti del governo, vedi Stefano Buffagni, sono arrivate critiche per gli errori commessi fin qui, ma il sottosegretario ha appoggiato la linea Di Maio: “Prima il taglio dei parlamentari, poi il voto”. La conclusione è stata comunque di affidarsi con fiducia al presidente Sergio Mattarella per la gestione della crisi.

Una cosa è certa: il Movimento ora ha un disperato bisogno di tenere sotto controllo il proprio gruppo parlamentare. E per farlo potrebbe essere spinto a mettere in discussione il caposaldo del limite dei due mandati (già crollato a livello locale con l’escamotage del mandato zero) per evitare il panico da mancata ricandidatura tra i peones. C’è già chi parla di un voto su Rousseau. Ma l’attenzione ora è tutta rivolta al Colle più alto della politica.

IL GIORNALE

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