La rassegnazione del Colle: nessun intralcio alle elezioni

Massimiliano Scafi

Finito, morto. Cotto. Dunque anche Sergio Mattarella si è «rassegnato»: l’alleanza gialloverde si è rotta, il governo è ai saluti e le elezioni anticipate sembrano inevitabili.

Ma la crisi, che nei fatti è già aperta, resta ancora fuori dal palazzo del Quirinale; sospesa in uno strano limbo di incertezza, non formalizzata, congelata in attesa dell’esito dell’ultimo braccio di ferro, per certi versi aperta a qualunque sorpresa. Matteo Salvini chiede infatti che il premier si dimetta subito e che le Camere vengono sciolte la prossima settimana, Giuseppe Conte invece vuole resistere a oltranza e lo mette agli atti. «Presidente, ho intenzione di presentarmi in Parlamento. Voglio guardarli in faccia e vedere se hanno la faccia di sfiduciarmi in aula, se hanno il coraggio di votarmi contro e mandare all’aria il lavoro di un anno».

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