A terra 16 minori, i 115 migranti a bordo: “Quando potremo scendere anche noi?”

La «Gregoretti», dopo questo peregrinare nelle acque italiane, ora è lì, attraccata allo stesso molo in cui c’è una grande nave da guerra con i cannoni spianati. E il dispositivo di sicurezza che le è stato schierato attorno, a una nave militare italiana in un porto militare italiano, stride e colpisce visto che con l’equipaggio della Guardia costiera – che prima di prendere a bordo i migranti era da diversi giorni in attività di vigilanza pesca nel mare tra Libia e Italia e si apprestava a dirigersi verso un porto siciliano per rifornimenti e per un po’ di riposo – ci sono soltanto dei naufraghi. Migranti che sono fuggiti dagli orrori della Libia; pare siano tutti uomini, vengono da nove differenti Paesi: Ciad, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sudan.

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“Nessun problema sanitario”
«A bordo la situazione è tranquilla, non ci sono al momento problemi sanitari», anche se si è al corrente di casi di scabbia, è quanto trapela dalla nave. I migranti continuano a rivolgere all’equipaggio e al medico e all’infermiere del Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, le stesse domande: «Cosa succede? Quando potremo scendere a terra?». Nessuno, a bordo, ha quella risposta che invece si sta cercando di elaborare tra Roma, Bruxelles e altri Paesi Ue.

Contatti internazionali
Il ministro dell’Interno Salvini, con il governo italiano, aspetta notizie dalla Commissione cui è stato chiesto di coordinare le disponibilità dei singoli Paesi ad accogliere i migranti. Si sa della disponibilità della Germania, resa nota ieri dalla portavoce del ministero dell’interno di Berlino, Ulrike Demmer: «Il governo federale e il ministero degli Interni tedesco hanno reso noto venerdì della scorsa settimana in Commissione europea la disponibilità a prendere migranti», ha detto. Degli altri, nulla si sa al momento. Una portavoce della Commissione europea ieri ha detto che l’Ue «a seguito della richiesta dell’Italia ha iniziato i contatti per sostenere e coordinare tutti quegli Stati membri che intendono prendere parte agli sforzi di solidarietà riguardo ai migranti ancora a bordo», precisando che questi contatti «sono ancora in corso» e che «spetterà ai singoli Stati comunicare la propria disponibilità».

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L’ira del Viminale

Ai migranti della «Gregoretti» i movimenti diplomatici tra Stati devono apparire astrusi e incomprensibili. E il prolungarsi dell’attesa sotto un sole implacabile, sommata alla circostanza che alcuni compagni di viaggio hanno potuto lasciare la nave, potrebbe far salire la tensione a bordo, come accaduto in passato in casi analoghi. Per ora aspettano: loro, l’equipaggio della nave, la politica. Tutti sospesi, in un silenzio surreale che due giorni fa ha parzialmente rotto la stessa Guardia costiera: in uno dei rari comunicati dedicati al tema, ha spiegato che quei migranti sono a bordo della sua nave «su indicazioni del Ministero dell’Interno», lo stesso che poi non ha dato il «pos», il «place of safety» ovvero il porto sicuro che le spetta. Davanti alla Libia ieri è tornata la “Alan Kurdi” della ong tedesca Sea-Eye, suscitando l’ira di Salvini. Nei prossimi giorni arriverà anche la “Ocean Viking”, la nuova nave di soccorso di Medici senza frontiere e Sos Méditerranée.

LA STAMPA

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