Vittorio Feltri sull’assoluzione di Binda: “Senza prove certe, non si può condannare una persona qualsiasi”

La assoluzione di Stefano Binda, già all’ ergastolo per l’ assassinio di Lidia Macchi, accoltellata a morte trentadue anni orsono, ha addolorato e addirittura indignato la famiglia della vittima. Non si capisce perché. Oddio, chi ha perso un familiare per mano di un criminale ha il diritto di sperare che questi venga assicurato alla giustizia. La quale ha il dovere di indagare e scovare il colpevole dell’ orrendo massacro. Ma se non ci riesce, se non dispone di prove certe, non può condannare una persona qualsiasi, innocente, pur di saziare l’ ansia riparatoria dei parenti di colei che ha perso la vita. Ormai la storia di Lidia e di Stefano è nota e non vale la pena di riassumerla in toto, sta di fatto che la ragazza è perita e che l’ uomo è stato schiacciato sotto una coltre di accuse prive di senso, ipotesi, congetture senza riscontro. Sia come sia, egli a distanza di lustri viene sbattuto in galera con una sentenza di primo grado in cui è scritto “fine pena mai”.

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