“Quelle suore pregano troppo”. E il Vaticano chiude l’ordine



È proprio a Laval che cominciano le disavventure delle suore, che già nel 2010 entrano in conflitto con il nuovo vescovo, Thierry Scharrer, che vuole separare la comunità delle religiose dalla gestione della casa di riposo. Nel frattempo a Roma la Congregazione che si occupa degli istituti religiosi, guidata dal cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz, è diventata implacabile nel perseguire ordini di frati e suore che hanno vocazioni abbondanti e sono troppo legati alla Tradizione. Così le Piccole Sorelle di Maria Madre del Redentore entrano nel mirino vaticano e vengono sottoposte a ispezioni, invio di commissari e diktat. L’associazione di sostegno alle suore, nata nel frattempo per sostenerle in questa battaglia per la loro sopravvivenza, denuncia che alle suore è stata rimproverata «troppa preghiera». In questo pontificato si sta realizzando uno stravolgimento della vita religiosa, che tende a ridurre al minimo l’autonomia di conventi e monasteri e a fare passare in second’ordine la preghiera e la liturgia rispetto all’utilità sociale.
Così, alle suore francesi che non accettano questa intrusione violenta nella loro vita religiosa il Vaticano risponde con un ultimatum: accettare una superiora-commissario indicata da Roma o uscire dall’ordine. La nuova superiora imposta è suor Geneviève Médevielle, religiosa che veste con abiti laici. Docente di Etica all’Istituto cattolico di Parigi, è anche autrice di un libro dal titolo significativo, I migranti, Francesco e noi. L’esito della vicenda è segnato: 34 delle 39 suore di Laval respingono la nuova superiora e piuttosto chiedono di essere sollevate dai loro voti nell’istituto, nella speranza che questo gesto clamoroso spinga i responsabili in Vaticano almeno ad ascoltarle. Invece nei giorni scorsi la richiesta delle suore è stata accettata e l’ordine distrutto. Le suore hanno annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione legale contro le autorità ecclesiastiche per molestie morali e diffamazione.
La vicenda delle suore francesi è solo l’ultimo episodio di questa guerra contro gli istituti religiosi, di cui viene ritenuto responsabile operativo il francescano José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione vaticana per la vita religiosa. Tra i più clamorosi, va certamente citato il caso dei Francescani dell’Immacolata, commissariati già da sei anni, con il loro fondatore praticamente agli arresti domiciliari, senza che sia mai stato chiarito ufficialmente il motivo di tanto accanimento. Curiosamente anche in questo caso si è parlato di una generica gestione autoritaria, anche con denunce di maltrattamenti, poi caduti nel vuoto. Ma anche qui si capisce che c’è di mezzo la vita di preghiera e la preferenza per la liturgia antica, che pure Benedetto XVI aveva valorizzato e liberalizzato.
Più recentemente la scure è calata su Familia Christi, che il nuovo vescovo di Ferrara, l’immigrazionista estremo Giancarlo Perego, ha denunciato a Roma e allontanato dalla sua diocesi dove erano stati riconosciuti dal vescovo precedente, Luigi Negri. Anche loro, che pure avevano ridato vita a un santuario dove è avvenuto un miracolo eucaristico nel XII secolo, troppo amanti delle liturgie in latino e troppo dediti all’adorazione eucaristica.
E poi ancora, la Fraternità dei Santi Apostoli di Bruxelles, soppressa nel novembre 2017 perché aveva «troppi seminaristi francesi». Un pretesto ai limiti del ridicolo per una Chiesa che si chiama cattolica, il problema vero è sempre il solito: non sono troppo inclini ai dettami della nuova Chiesa.

IL GIORNALE

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