Italia sempre più isolata: la Ue ci chiede due manovre

La Germania, insieme alla Spagna, spinge, in realtà, per un’intesa con Roma. Contrari i Paesi nordici della cosiddetta nuova Lega anseatica, in primo luogo l’Olanda, ma anche l’Austria, il cui governo dovrebbe essere politicamente vicino ai gialloverdi. La Commissione per ora sposa la linea dura. Il vicepresidente Valdis Dombrovskis ha incontrato Tria e ha chiesto esplicitamente una manovra. In Italia «è necessaria una correzione notevole», sia quest’anno sia il prossimo. «È nell’interesse dell’Italia», ha spiegato dopo il faccia a faccia con il ministro. Appena un po’ più disponibile il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che oggi Tria vedrà per una bilaterale. «Sono necessari nuovi fatti, nuove cifre, dati per il 2019 e il 2020, non bastano le intenzioni». In ogni caso i ministri finanziari dell’Eurozona, ai quali spetta l’ultima parola l’8 luglio, appoggeranno la decisione della Commissione. Quindi l’avvio della procedura di infrazione. Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo (il coordinamento permanente dei ministri finanziari dell’Eurozona) ha messo l’accento sul rispetto degli accordi «per i quali il governo italiano si è impegnato alla fine dell’anno scorso». Il riferimento è all’accordo di dicembre tra Tria e la commissione Europea. Quindi per tutte le istituzioni europee serve una manovra nel 2019 e anche nel 2020, nel rispetto degli accordi (in sostanza, l’aumento dell’Iva per 23,1 miliardi di euro). Ieri il ministro dell’Economia non ha parlato direttamente. Il vicepremier Luigi Di Maio ha ribadito che «di manovre correttive non se ne fanno». E questa è al momento la linea di Tria. L’obiettivo resta quello di portare il deficit nominale dal 2,4% stimato al 2,1% grazie ai risparmi di Reddito di cittadinanza, Quota 100 e alle entrate Iva maggiori rispetto alle attese. La carta da giocare con l’Europa è portare il saldo strutturale (cioè al netto degli effetti del ciclo economico, che è ancora negativo) a più 0,2%. Meno dello 0,6% dei patti, ma meglio del meno 0,4% del Def. Sul 2020 la partita è aperta. Tria ieri ha smentito i media che hanno riportato un suo «no» alla flat tax cara alla Lega di Matteo Salvini. Per il ministro la riforma fiscale è fattibile, a patto che sia coperta. Con la sterilizzazione dell’Iva il conto è di 40 miliardi.

IL GIORNALE

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