L’asse Salvini-Meloni-Toti: ​le trame segrete per il voto

I seggi venuti meno nelle sfide dirette, insomma, sarebbero «compensati» dall’incremento nella quota proporzionale. È evidente, infatti, che la scelta di «superare» le vecchie coalizioni e giocare la campagna elettorale sulla sua leadership – ad oggi è indiscussa – sarebbe un ottimo catalizzatore di voti. Non è un caso che la questione sia stata trattata in una riunione ristretta dei vertici di Fratelli d’Italia che si è tenuta a Roma la scorsa settimana.

D’altra parte, finché Salvini non scioglie la riserva, ogni scenario è possibile. E sarà così almeno per un mese, finché non si chiuderà definitivamente la «finestra» elettorale che rende possibile votare l’ultima domenica di settembre o la prima di ottobre, termine ultimo – così la vedono al Quirinale – perché ci siano i tempi tecnici per avviare la nuova legislatura e approvare la legge di Bilancio. Fino ad allora si continuerà a ballare. Soprattutto se Salvini insisterà nel tenere alta la tensione. Ieri lo ha fatto su più fronti, a partire dalla delicata trattativa con Bruxelles per evitare la procedura di infrazione. La scelta di abbandonare a metà la riunione con Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Giovanni Tria e i tecnici del Mef quando il titolare dell’Economia gli ha fatto presente che «è impossibile fare la flat tax in deficit» è infatti piuttosto eloquente.

In questa situazione di incertezza, però, un termometro dei desiderata di Salvini è proprio Toti. Il governatore della Liguria, infatti, è ormai di fatto fuori da Forza Italia e proverà ad essere il catalizzatore di un’area centrista che si affianchi alla Lega favorendo lo svuotamento del partito di Silvio Berlusconi. Nel faccia a faccia riservato, il ministro dell’Interno avrebbe detto a Toti di «far partire l’operazione». «Preparati, è molto probabile che si voti dopo l’estate», sarebbe stato il senso delle parole di Salvini. Il governatore non se l’è fatto dire due volte e ha lanciato per il 6 luglio a Roma un’assemblea del centrodestra per andare oltre Forza Italia. Una mossa che ovviamente non è passata inosservata a Giorgia Meloni. I rapporti della leader di Fdi con Salvini restano buoni, anche se c’è il timore che il vicepremier non abbia gradito il buon risultato delle Europee e soprattutto la collocazione decisamente più strategica di Fratelli d’Italia nel Parlamento Ue. Grazie ai buoni uffici di Raffaele Fitto – vicepresidente uscente del gruppo euroscettico di centrodestra Ecr, rieletto proprio con Fdi – il partito della Meloni si è infatti ritagliato un ruolo di primo piano nei Conservatori e riformisti europei, gruppo dove invece la Lega non è riuscita ad entrare. Di qui, il timore che Salvini stia accarezzando la tentazione della corsa in solitaria, magari con l’impegno di ritrovarsi dopo il voto quando si dovrà dar vita al governo. Questo, almeno, è stato uno dei temi principali della riunione ristretta tra la Meloni e pochi big di Fdi che si è tenuta la scorsa settimana a Roma.

IL GIORNALE

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