Classe media in crisi: più piccola e povera


Il risultato? È quello raccontato, numeri alla mano, nell’ultimo rapporto Ocse “Under pressure: the squeezed Middle Class”: una classe media “schiacciata” da redditi stagnanti o in declino, costi in aumento, lavoro più incerto, debiti. Una classe media assediata nella maggior parte dei Paesi industrializzati, ristretta, alle prese con i drammi della terza e quarta settimana del mese, mentre le classi più agiate continuano ad accumulare ricchezza. 

La crescita dei redditi reali mediani tra il 2008 e il 2016 è stata solo dello 0,3 per cento, contro l’1 tra il 1985 e il 1995 e l’1,6 nel decennio al 2005. In Italia è andata anche peggio da noi il fenomeno dell’impoverimento del ceto medio si traduce nel 73 per cento delle famiglie della categoria che sostiene di aver difficoltà nel far quadrare i conti, contro una media Ocse del 43. In Italia rientra nella classe media il 59 per cento della popolazione. Un dato vicino alla media Ocse, al 61. Il livello di questa fascia di reddito, però, è andato declinando a ogni salto generazionale, passando dal 58 per cento per i nati del baby-boom (1942-1964), al 57 della generazione X (1965-1982), al 55 dei Millennials (1983-2002).

Per i giovani, dunque, è sempre più difficile varcare la soglia che porta nella classe media (in Italia da 10.082 a 28.807 euro): nel 1985 il 70 per cento dei baby boomers vi rientrava all’età di 20 anni, oggi solo il 60 per cento dei millennials può dire altrettanto. Stesso andamento per i bambini. E così il 60 per cento dei genitori (in Italia oltre il 70) teme che i figli non avranno lo stesso status di cui hanno goduto loro. Negli anni, mantenere lo stile di vita middle class ha richiesto in effetti spese sempre maggiori. Anzi, si spende spesso più di quanto si guadagni e il 40 per cento delle famiglie a reddito medio è finanziariamente vulnerabile, con spese in arretrato o incapaci di fare fronte a spese improvvise o a un calo improvviso del reddito.
 
Da qui l’allarme ai governi e a quello italiano, in particolare, perché adottino misure adeguate, di riduzione fiscale, per sostenere la classe media in grave difficoltà. “Oggi la classe media assomiglia sempre di più a una barca che naviga in acque agitate – avvisa il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria –. Le autorità pubbliche devono ascoltare le inquietudini dei cittadini, ma anche proteggere e promuovere il livello di vita della classe media”. E il nostro Ministro dell’Economia sembra d’accordo: “Ridurre l’Irpef è un atto di giustizia necessario, soprattutto per i ceti medi che per anni hanno subito gli effetti di un fiscal drag”.

QN.NET


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