Spazio, gli scienziati mostrano per la prima volta la “fotografia” di un buco nero


Eht è una rete distribuita su tutta la Terra, composta di un insieme di radiotelescopi che lavorano in modo coordinato così da costituire un unico strumento di dimensioni globali con sensibilità e risoluzione senza precedenti. Progettato proprio allo scopo di catturare l’immagine di un buco nero, oggi la collaborazione Eht presenta il coronamento del suo principale obiettivo scientifico.

Pubblicato in sei articoli in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters, il risultato è stato annunciato contemporaneamente in sei conferenze stampa. A Bruxelles lo hanno documentato il Consiglio Europeo della Ricerca e il progetto Event Horizon Telescope, alla presenza del Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione Carlos Moedas; le altre cinque conferenze stampa sono state organizzate a Santiago del Cile, Shanghai, Tokyo, Taipei e Washington.



“Questo straordinario risultato – spiega Mariafelicia De Laurentis, ricercatrice dell’Infn e professore di astrofisica all’Università Federico II di Napoli, che come membro della collaborazione Eht ha coordinato il gruppo di analisi teorica dell’esperimento – non solo ci regala la prima immagine di un buco nero, ma ci fornisce anche una prova diretta della presenza di buchi neri supermassicci al centro delle galassie e del motore centrale dei nuclei galattici attivi”.

“Queste osservazioni – prosegue De Laurentis – vengono ora a costituire un nuovo strumento di indagine per esplorare la gravità nel suo limite estremo e su una scala di massa che finora non era stata accessibile”. “Dal punto di vista concettuale, il risultato rappresenterà uno strumento formidabile per studiare, confermare o escludere le varie teorie relativistiche della gravitazione formulate a partire dalla teoria della Relatività generale di Albert Einstein”, conclude De Laurentis.

La caratteristica principale che definisce un buco nero è l’esistenza del cosiddetto “orizzonte degli eventi”, che costituisce il limite causalmente connesso dello spaziotempo, cioè quella regione da cui non possiamo ricevere informazioni e da cui né la materia né la radiazione possono sfuggire. Appena fuori dall’orizzonte degli eventi, c’è una regione in cui i fotoni seguono orbite instabili.

La dimensione e la forma precise di questa “regione di fotoni” dipendono dalle proprietà dinamiche e morfologiche del buco nero. In accordo con la Relatività generale, se immerso in questa zona luminosa, un buco nero crea una regione oscura simile a un’ombra: pertanto, dall’osservazione diretta di un buco nero, ci si aspetta di vedere la sua ombra come manifestazione dell’ultima regione dello spaziotempo in cui i fotoni e le altre particelle vanno a cadere. Quest’ombra, causata dalla deflessione gravitazionale e dalla cattura della luce dall’orizzonte degli eventi, ci fornisce le caratteristiche dinamiche e morfologiche di questi oggetti astrofisici. Il fenomeno non era mai stato osservato prima.

TGCOM

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