Steve Eisman, mito della finanza che previde la crisi del 2008: ‘non vedo un altro big short… il sistema è solido’. Draghi? ‘E’ meglio di Dio’

Accolto a Milano come una star al Salone del Risparmio, non ha deluso le centinaia di persone che si sono accalcate per ascoltarlo dal vivo. Alan Greenspan? “Passerà alla storia come il peggiore presidente della Fed: è l’unico che avrebbe potuto fermare la follia dei mutui subprime, ma decise di non farlo”. Mario Draghi? “Meglio di Dio. Dio ci mise sei giorni a creare l’Universo. A Draghi sono bastate cinque parole (We’ll do whatever it takes) per salvare l’euro”. Deutsche Bank? “Se l’incompetenza fosse un crimine, l’ex Ceo Josef Ackermann dovrebbe passare in galera il resto della sua vita”.

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Su un solo tema Eisman delude la platea, ed è una delusione grossa per i tanti professionisti della finanza e investitori retail che speravano nella “dritta”. “No – dice -, non vedo un altro ‘grande short’ in cui buttarsi. Sono 30 anni che analizzo settori e società e adesso per la prima volta mi sento di dire che il sistema finanziario è solido”.

Oggi Eisman ha 56 anni e lavora come senior portfolio manager a Neuberger Berman, società newyorchese di asset management con oltre 300 miliardi di dollari di masse gestite. Lavora ancora nonostante 12 anni fa abbia guadagnato una quantità incredibile di soldi scommettendo contro il mercato immobiliare americano, tecnicamente prendendo posizioni “short” (al ribasso) su prodotti finanziari derivati, come  gli Mbs (Mortgage backed security) e i Cdo (Collateralized debt obligation), che altro non erano se non scatole riempite di migliaia di mutui immobiliari erogati a persone che non erano in condizione di pagare le rate (subprime).

E’ stato uno dei pochissimi a prevedere la grande crisi finanziaria. Quanto ha guadagnato personalmente grazie a quella intuizione non lo vuole dire. Nel film il personaggio Eisman si chiama Mark Baum ed è sempre arrabbiato, gli fa notare Sebastiano Barisoni, il vicedirettore di Radio 24 che conduce l’incontro pubblico con il gestore. “Sì, è vero, ero arrabbiato perché avevo capito che i subprime erano prestiti terribili, disegnati per distruggere le persone, come in effetti hanno fatto. Mi faceva arrabbiare il fatto che le aziende  con cui io lavoravo, ovvero le banche di Wall Street, erano coinvolte nella vendita di questi prodotti”. Quando poi è saltato tutto e dai subprime è scaturita la più grande crisi finanziaria mai conosciuta,  Eisman ha avuto insieme “la gioia di fare molti soldi” e la soddisfazione di vedere crollare quelle stesse banche, schiantate a causa dell’avidità di chi le guidava. Anche se c’erano stati dei campanelli d’allarme, l’impacchettamento e la vendita dei subprime non si fermava, perché il sistema degli incentivi dei dirigenti nelle banche era totalmente legato ai volumi venduti e nessuno si occupava della qualità dei prodotti. “Il sistema degli incentivi – dice oggi Eisman – è una delle cose più importanti da monitorare per la stabilità finanziaria”. A suo giudizio le cose sarebbero andate diversamente se la Fed, che nel 2006 era stata avvertita dei rischi del sistema, fosse intervenuta, ma l’allora presidente Greenspan decise di lasciare correre.

Se vogliamo trarre una lezione dalla crisi, aggiunge, dobbiamo riflettere sul fatto che un’intera generazione di manager bancari in quegli anni scambiava la “leva” per genialità. La “leva”, ovvero investire cifre superiori al capitale disponibile, “va utilizzata con attenzione”. Ce ne ricorderemo prima della prossima crisi? “Quando verrà la prossima crisi la mia carriera sarà già finita”, risponde Eisman, che oggi gestisce un fondo Equity Long/Short con investimenti concentrati in America. Da lui il pubblico vuole sapere quali sono le sue scelte short ed Eisman non si fa pregare: “Ho una visione negativa sul Canada che ha un particolare ciclo del credito, per cui mi aspetto difficoltà per le società finanziarie. In Europa sono short su alcune banche, in particolare su tre banche inglesi, e ho un solo titolo che mi piace, la finlandese Nokia”. Vedendo la delusione del pubblico aggiunge: “Lo so, vorreste indicazioni sui prossimi grandi short da fare, me le chiedono tutti, dappertutto…. Mi spiace, ma non so cosa dirvi: non vedo bolle, non vedo rischi di crisi imminenti, il sistema ora è stabile”.

BUSINESS INSIDER

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