Revenge porn, no all’emendamento La rivolta delle deputate di Pd e Fi

di Maria Teresa Meli

Rinvio alla settimana prossima per il cosiddetto «Codice rosso». Il disegno di legge sulla violenza di genere slitta a causa dell’acuirsi delle tensioni nel governo in vista delle elezioni europee. La Lega, infatti, attraverso questa normativa ha tentato di portare avanti uno dei suoi cavalli di battaglia: la castrazione chimica per i colpevoli di stupro, ma i Cinque Stelle sono contrari. Questo, il vero motivo del rinvio della legge. Già, pur di non rompere platealmente in aula i grillini e il Carroccio hanno preferito prendersi una pausa e trovare un compromesso, come è già accaduto con tanti altri provvedimenti.

Ma nell’emiciclo di Montecitorio, al momento dell’esame del «Codice rosso», va in scena un altro grande scontro. Mentre dietro le quinte Lega e Movimento 5 Stelle sono impegnati in un braccio di ferro sulla castrazione e in una contesa sulla paternità di questa legge, in aula tutte le opposizioni — dal Pd a Forza Italia, passando per Leu e Fratelli d’Italia — chiedono con forza di introdurre nel ddl un emendamento sul revenge porn, cioè la diffusione per vendetta di imagini intime.

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