Brexit: Regno Unito ottiene garanzie “legalmente vincolanti”

dal nostro corrispondente ANTONELLO GUERRERA
Tre sarebbero le novità, molto tecniche, nell’ennesima speranza per uscire dal labirinto della Brexit: uno “strumento condiviso legalmente vincolante”, una “dichiarazione unilaterale” di Londra e un altro “supplemento condiviso”, cioè un allegato all’accordo sulla Brexit raggiunto lo scorso novembre tra Regno Unito ed Ue. Tutto ciò, in parole più semplici, da un lato impegna le due parti a far sì che il regime speciale temporaneo sull’Irlanda del Nord voluto dall’Europa (il “backstop” appunto) non possa andare oltre il dicembre 2020, altrimenti un arbitrato indipendente potrà dirimere la questione. Dall’altro, Regno Unito ed Ue promettono di trovare strumenti alternativi perché il “backstop non potrà essere replicato”, ha sottolineato May. Per il vicepremier Lidington, che intanto parlava alla Camera dei Comuni riunita, questi documenti hanno lo stesso “valore legale” dell’accordo di novembre tra Londra e Ue.

Perché il problema è sempre lo stesso, e cioè l’oramai estenuante “backstop”, la controversa clausola imposta dall’Europa affinché Belfast rimanga nell’unione doganale europea fino a quando non ci sarà una soluzione definitiva sul confine irlandese: questo nel frattempo così rimarrebbe fluido, in modo da preservare gli accordi di Pace del Venerdì santo tra Irlanda ed Irlanda del Nord, che aspetta anche una spinosissima sentenza sugli assassini del Bloody Sunday del 1972, prevista per giovedì. Una trappola per i conservatori ribelli e i “brexiters”, perché Londra potrebbe rimanere “ancorata per sempre” all’Unione Europea. Ma basteranno queste rassicurazioni per convincere gli oltre cento ammutinati della scorsa volta e far passare il piano May entro il 29 marzo, data oltre la quale c’è lo strapiombo del No Deal, cioè della pericolosissima uscita senza accordo di Londra dall’Ue?

Difficile capire come si comporteranno oggi, quando May ritenterà la fortuna del Parlamento dopo la disfatta epica del 15 gennaio scorso (230 voti sotto, cosa mai vista a Westminster). Ieri sera qualche brexiter ha reagito positivamente agli annunci del governo ma ci sono ancora punti oscuri. Il primo: i testi legali devono essere ancora pubblicati per intero e quindi visionati dai parlamentari.

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Secondo: queste promesse c’erano già nella lettera di Juncker e del presidente del Consiglio europeo Tusk di qualche settimana fa, mentre il testo dell’accordo non è stato toccato. Insomma, “una farsa”, secondo il leader Labour Jeremy Corbyn che chiede al Parlamento di votare no. Terzo: in una bozza della mozione che il governo metterà oggi ai voti in Parlamento e che circolava già ieri notte a Westminster c’è scritto chiaramente che le modifiche di ieri notte “riducono il rischio del backstop all’infinito”, ma non lo eliminano, come invece sosteneva May ieri sera.

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Il giorno del giudizio sarà oggi. L’attorney general, il massimo legale del governo, Geoffrey Cox dovrebbe ridefinire in Parlamento il suo parere sul backstop. Poi inizierà il dibattito in aula prima del voto in tarda serata. “Questa è l’ultima opportunità”, minacciava ieri Juncker.
Forse sarà anche l’ultima opportunità per May e per il Regno Unito, per uscire dall’Europa limitando i danni.

REP.IT

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