Salvini e Di Maio mai così avversari

Termina l’assemblea dei gruppi parlamentari. Ed ecco che Gianluigi Paragone rincara la dose sferrando un colpo basso contro la Lega: “Il governo del cambiamento non fa entrare Draghi a palazzo Chigi. Ho saputo che Giorgetti ha ricevuto Draghi. E ha ricevuto Grilli. Smentiscano”. Così si apre un altro fronte.

Il Movimento nei corridoi di Montecitorio è spaesato. Quanto il titolare dei Trasporti sta per andare all’assemblea dei parlamentari tantissimi deputati e senatori si avvicinano: “Che facciamo, Danilo? Come va a finire questa storia?”. E lui non ha dubbi: “Il premier Conte ha detto tutto. Non c’è altro da aggiungere. L’analisi costi benefici è inconfutabile, è negativa”. Il resto lo dice il capogruppo dei senatori grillini, Stefano Patuanelli, reduce dal vertice notturno: “Sono giunto alla conclusione che se c’è Tav non c’è più governo”.

Il presidente del Consiglio si è appena schierato sul fronte del ‘no’ e ha difeso l’analisi costi-benefici come non era mai successo fino a questo momento legittimando il lavoro dello stesso Toninelli e dei tecnici da lui scelti e dando fiato alle trombe 5Stelle. La presa di campo, annunciata in conferenza stampa a Palazzo Chigi, come a voler dire ai 5Stelle “io sono con voi”, manda su tutte le furie Salvini, allo scontro finale con Luigi Di Maio sulla pubblicazione dei bandi di gara, dopo una notte tormentata e infruttuosa con un vertice finito con un nulla di fatto. “Nessun ministro della Lega firmerà mai per bloccare i bandi”, mette in chiaro il segretario del Carroccio dopo che le parole del presidente del Consiglio non avevano escluso questa possibilità.

Perché il cuore della questione è questo: pubblicare o no i bandi di gara. Il presidente del Consiglio ammette pubblicamente lo “stallo politico”, pur escludendo, come è giusto che faccia un premier, “la crisi di governo”. L’11 marzo il Consiglio di amministrazione di Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione dell’Alta velocità, si riunirà e dovrà avere un’indicazione precisa dal governo.

Lo stesso Conte spiega però che “da una parte c’è la Lega che è favorevole, dall’altra c’è il Movimento 5 stelle che è contrario”. Questo “crea oggettivamente uno stallo”. Stallo che si manifesta nei comportamenti tra i due alleati. Si sorvegliano a vicenda, studiano le mosse dell’uno e dell’altro, e ribattono colpo su colpo. Il ‘sì’ leghista e il ‘no’ grillino vanno avanti per tutto il giorno.

Quindi “alla luce dei forti dubbi emersi – annuncia Conte – e me ne assumo la responsabilità, l’unica strada che credo sia d’obbligo è procedere ad un’interlocuzione con i partner di questo progetto, Francia e Ue, per condividere questi dubbi e le perplessità”. A bandi pubblicati o no? La Francia, con il ministro dei Trasporti Borne, fa sapere di rispettare la riflessione in corso Italia, apre dunque “a una discussione fra partner” purché ci sia “il lancio dei bandi per il proseguimento dei cantieri”.

Ancora non è dato sapere se l’Italia sarà disponibile a far partire i bandi, con la possibilità di annullarli entro sei mesi a patto che si ridiscuta tutta l’opera. Intanto Conte spiega che “stiamo valutando di non vedere compressi i finanziamenti” perché se i bandi non dovessero essere pubblicati si perderebbero 300 milioni di euro. Il punto di caduta però ancora non c’è perché Di Maio, per adesso, parla di sospensione dei bandi.

Palazzo Chigi, in breve tempo, oggi è diventata la war room della Tav. Telefonate, incontri, contrattazioni. Per Conte è un giovedì estremamente complesso, perché tra Lega e M5S non c’è accordo e non si fa nulla per nasconderlo: si respira un clima di pre-crisi di Governo.

Intorno alle 11 di stamattina da Palazzo Chigi è partita anche una telefonata diretta a Torino nella sede di Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione della Tav Torino Lione. Il direttore generale Mario Virano ha preso il primo aereo per raggiungere Roma e incontrare il premier nel pomeriggio. Sul tavolo, naturalmente il dossier Tav i bandi di gara da 2,3 miliardi congelati dalla fine di luglio dell’anno scorso. Il premier ha approfondito con Virano, tra le altre cose, i tempi necessari per la pubblicazione dei bandi. Se è possibile o meno congelarli, e sul piano giuridico cosa ne comporta la pubblicazione, per poi confermare in conferenza stampa che sono in corso approfondimenti. L’idea ventilata da Di Maio di sospenderli in teoria non è ammessa. Comunque sia le possibilità sono tutte sul tavolo, compresa quella di aprire una crisi di governo se i due leader resteranno così distanti.

L’HUFFPOST

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