Elezioni Abruzzo, vento sovranista

La più grande svolta a destra nelle amministrative degli ultimi anni, con la conquista della maggioranza assoluta è trainata dal sovranismo. Salvini al 27, Giorgia Meloni, altra vera vincitrice della competizione al 7. Assieme (quasi il 35 per cento) rappresentano un “sovranismo” a vocazione maggioritaria che segna la nascita di un nuovo centrodestra. Anzi di una “nuova destra” che archivia definitivamente la coalizione per come l’abbiamo conosciuta finora. Quattro anni fa, per citare solo un dato, la Lega in Abruzzo neanche si presentò. Alle scorse politiche l’intero centrodestra prese il 35 per cento, con Forza Italia che, col 15 per cento, rimaneva comunque il primo partito. Adesso il partito di Berlusconi scende attorno al 10 per cento, ennesima tappa di una graduale estinzione. E questo è il secondo dato di questo voto. Perché è vero che l’Abruzzo, e probabilmente lo dirà anche la Sardegna tra un paio di settimane o la Basilicata tra un mese, certifica che questo Parlamento non è più specchio del paese, nel senso che non fotografa più i reali rapporti di forza dell’elettorato, ma non c’è nessun automatismo tra questo e una precipitazione di una crisi di governo. Per un motivo semplice: lo sarebbe se Salvini avesse la certezza che l’apertura della crisi porta ad elezioni anticipate, ma questa certezza non c’è. Piuttosto questo test rappresenta il preludio del 26 maggio, giorno in cui il leader della Lega prosciugherà, questo è l’obiettivo, gli “alleati” di una volta del centrodestra che fu e gli “alleati” del governo di oggi. Proprio questa vittoria di Salvini e della Meloni è una vittoria che “prescinde” Berlusconi, lo archivia e si realizza anche grazie al “superamento” del centrodestra che è stato, come ha rivelato la freddezza della foto di Pescara.

Per la prima volta dal 4 marzo, torna il centrosinistra. Legnini resuscita il centrosinistra che supera il 30 per cento. Un risultato impensabile. Il centro-sinistra, non il Pd. Un anno fa il Pd era al 14 per cento, il centrosinistra nel suo complesso al 17 per cento. È la vittoria di un nuovo “modello Abruzzo” che rappresenta una indicazione a livello nazionale. Quello di Legnini è un esperimento che archivia l’autosufficienza di questi anni, diventata vocazione minoritaria, con una coalizione, per la prima volta da anni, non più Pd-centrica. Anzi che “nasconde” il Pd, nell’ambito di una più larga alleanza di liste di ispirazione civica e di “amministratori”. Il buon governo, la capacità di ascolto, la fine dell’arroganza di questi anni: c’è, nell’operazione, forse la prima presa d’atto di quel che è successo e il primo recupero del principio di realtà, come dire abbiamo imparato la lezione. È una indicazione che vale quanto il congresso del Pd. Ancora non è una alternativa compiuta, ma un segnale di vita. Di questi tempi, non è poco.

L’HUFFPOST

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