Taglio dei parlamentari, arriva il primo sì del Senato

Dario Parrini, il capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, ha spiegato che il suo partito si oppone “a un disegno antiparlamentare”, poiché “la riduzione del numero dei parlamentari andava collocato all’interno di una riforma seria che perlomeno porti al superamento delle due anomalie più gravi del sistema parlamentare italiano: il fatto che ci sono due camere  che fanno le stesse cose e il fatto che siamo l’unico Paese al mondo in cui un ramo del Parlamento non usa il suffragio universale per essere eletto”.

La riforma non prevede il taglio agli stipendi degli eletti, come chiedono i Cinquestelle,  che sarà avanzata  in un’altra proposta di legge, su cui però la Lega ha già posto il veto.

Il taglio dei parlamentari faceva parte del referendum Boschi-Renzi,  e prevedeva di ridurre il numero dei Senatori da 315 a 100 , eletti dalle Regioni, lasciando inalterato il numero di deputati.

Trattandosi di una riforma costituzionale il disegno di legge richiederà una doppia lettura conforme delle due Camere. Le leggi di revisione della Costituzione – recita l’articolo 138 della Costituzione –  e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, a a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Si evita il referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

“Evviva! approvato il tagliapoltrone in Senato! Presto ci saranno 345 parlamentari e un risparmio di mezzo miliardo di euro a legislatura. Dicevano: impossibile! e invece se lo diciamo lo facciamo! collegatevi che festeggiamo insieme!”. Lo scrive su Facebook Luigi Di Maio.

REP.IT




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