Scontro sulla Tav. Di Maio replica a Salvini: “Ridimensionarla? Una supercazzola”

L’unica mediazione possibile sulla Tav è un rinvio della decisione: avanza questa convinzione, nel governo gialloverde. Ci si è spinti troppo oltre. A un passo dalla crisi. La evocano Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma anche Roberto Fico per il quale ci sono «molte» divergenze e «alcune» ragioni per stare insieme nel rispetto del contratto di governo.

Proprio in nome del contratto, Di Maio intende `riscuotere´ il No entro il mese di febbraio: «Su questo tema non è possibile tornare indietro», concorda Fico, ricordando la battaglia storica del M5s al fianco dei No-Tav. Ma Matteo Salvini non può accettare un No «secco». E così sale la spinta dei mediatori leghisti perché il premier Giuseppe Conte sposti più in là la scelta, a dopo le europee. È un sentiero stretto. Strettissimo, se si considera l’intreccio con l’altra partita incendiaria per il governo: il caso Diciotti. M5s non esclude infatti il rinvio della scelta ma per ora preme sulla Tav, sapendo di avere in mano `l’arma´ del voto del Senato sul processo al ministro dell’Interno: «Vedremo le carte poi decideremo sul voto», dice sibillino Di Maio. E Salvini, che probabilmente andrà in giunta a difendere proprie ragioni, sbotta: «Non è il mercato».

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