Salvini e il giallo del lavoro ai contractor anti ong

andrea palladino roma

Tutta la storia inizia i primi di settembre del 2016, quando l’onda della propaganda contro le Ong che operavano nel Mediterraneo centrale ancora doveva partire. Sulla nave Vos Hestia utilizzata da Save the Children salgono quattro esperti di sicurezza marittima, contrattati dall’armatore. Il compito che gli era stato assegnato era chiaro: «Gestire la sicurezza della nave», racconteranno in seguito agli investigatori di Trapani. E’ il punto zero dell’inchiesta Iuventa, la nave della tedesca Jugend Rettet che verrà poi sequestrata il 2 agosto del 2017 dal Gip trapanese, con l’accusa – ancora in piedi – di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Per motivi umanitari», hanno voluto specificare i magistrati nelle carte dell’inchiesta.

Quell’indagine parte da due di quei quattro esperti di sicurezza marittima e ieri la vicenda è finita in Parlamento, dove il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto all’interrogazione del gruppo Leu sui suoi contatti con contractors. Domenica scorsa sul Fatto quotidiano uno di loro, Pietro Gallo, aveva raccontato di uno rapporto tra il leader della Lega e almeno due di quegli agenti. Un filo diretto nato poco dopo il loro imbarco sulla nave di Save the Children: «Chiamammo la segreteria di Salvini – ha raccontato Gallo – che ci richiamò». Da allora – racconta lo stesso Gallo a La Stampa – quando si trovavano davanti a situazioni che giudicavano “anomale” inviavano le informazioni allo staff del leader leghista. Sostieni il giornalismo di qualità

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