La lettera che li inchioda

Questo è uno stralcio di una lettera pubblicata ieri dal Corriere della Sera e firmata da Sandro Bottega, presidente dell’azienda agricola che porta il suo nome. Questi sono fatti, non opinioni, che sanciscono il fallimento di una legge stupidamente voluta da Di Maio – uno che non ha mai lavorato in vita sua e che, per l’appunto, «sa solo parlare» – e dell’intera politica economica di questo governo. La questione è semplice. Prima dell’avvento di questi geni c’erano venticinque ragazzi che stavano imparando un lavoro e percepivano uno stipendio pagato da un imprenditore, versavano quindi tasse e contributi che arricchivano l’intera comunità. Poi arrivò il contratto tra Di Maio e Salvini e questi ragazzi si ritrovano disoccupati e oltre a loro ci hanno rimesso fisco e previdenza. E siccome la stupidità non ha limiti, tra poco diventeranno un peso economico per tutti noi, avendo presumibilmente diritto a percepire il reddito di cittadinanza.

Morale della favola: venticinque persone che erano delle risorse si sono ritrovate parassiti, improvvisamente e senza alcuna colpa; una azienda sana è andata in difficoltà perché deve ricominciare a formare da zero i dipendenti necessari al suo funzionamento. Questo «decreto dignità» sta togliendo dignità a migliaia di giovani e risorse ad altrettanti imprenditori. Qualcuno, anche dalle nostre parti, sostiene che noi tifiamo perché le cose vadano male in odio a questo governo. Vorrei tranquillizzarlo: non c’è bisogno di tifare, le cose vanno purtroppo male, anzi malissimo come dimostra la storia di cui sopra, da sole.

Cosa inevitabile quando si è governati da persone incapaci, e per di più presuntuose e arroganti.

IL GIORNALE

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