Borse, torna lo spettro dazi. Spread sopra 290, tensione sui BTp 2 anni

–di S.Arcudi e A.Fontana

Le troppe incertezze innescate dalla politica commerciale degli Stati Uniti sia nei confronti della Cina, con possibili nuovi dazi, sia nei confronti del Canada sia verso l’Ue sull’import delle auto alimentano nuove vendite sui listini azionari europei che chiudono l’ultima seduta settimanale con flessioni intorno a un punto percentuale. Non fa eccezione Piazza Affari dove il Ftse Mib è arretrato dell’1,1% in attesa del rapporto di Fitch sul debito sovrano italiano. Il comparto auto è stato in tutta Europa il più penalizzato (-1,5% lo Stoxx600) e a Milano ne hanno fatto le spese in primis Pirelli & C (-4,6% dovuto anche a una raccomandazione «sell» emessa dagli analisti di Berenberg), Brembo (-2,5%) e Fiat Chrysler Automobiles (-1,9%).

Btp, spread a 293 puntim rendimento a 3,26%
La pressione sui titoli di Stato italiani, con lo spread a 10 anni a toccare 293 punti, col rendimento a 3,26%, e quello a 2 anni sopra i 200 punti (rendimento a 1,45%), ha nuovamente penalizzato le banche quotate tant’è che anche Ubi Banca, a lungo in evidenza grazie a una analisi di Morgan Stanley, ha terminato in calo (-0,5%) mentre le vendite più consistenti hanno colpito Banco Bpm (-3,1%),Intesa Sanpaolo (-1,6%) e Mps (-1,6%). Senza freni le quotazioni di Telecom Italia arrivate anche sotto i 55 centesimi (-3,8%) e che non mostrano segnali di rimbalzo nonostante diversi operatori le considerino a sconto rispetto ai fondamentali economici aziendali. Riscatto parziale per Tenaris (+1,8%) secondo alcuni broker troppo penalizzata ieri dalla questione Argentina e dalle ipotesi di taglio ai dazi sull’import d’acciaio coreano negli Usa. In risalita le utility. Atlantia è stata nuovamente penalizzata: se il cda di Autostrade per l’Italia ha sottolineato nella lettera di risposta al Governo di aver rispettato gli obblighi previsti dalla concessione nel caso della tragedia del ponte Morandi di Genova, la dura replica da parte di alcuni esponenti del Governo ha confermato la volontà di puntare sulla revoca della concessione prima di rivedere il sistema di gestione della rete autostradale. Niente recupero invece per Astaldi (-2,6%) che ha precisato sul proseguimento delle trattative per la cessione del Ponte sul Bosforo in Turchia e smentito l’ipotesi di un ricorso a una procedura ai sensi dell’articolo 67 della legge fallimentare.

Telecom aggiorna i minimi dal 2013
Non si arresta la discesa del titolo Telecom Italia in Borsa: le azioni sono arrivate a un minimo di giornata di 0,545 euro, livello che non vedevano dal 1 settembre 2013. Dall’inizio dell’anno il calo supera il 24%, con un’impennata al ribasso da inizio agosto, con un calo del 17% in un mese. Tim la scorsa settimana ha dovuto affrontare nuovi rumors sulla possibile uscita dell’a.d. Amos Genish. Dai massimi dell’anno, segnati il 10 aprile a 0,8848 euro (massimo intraday, mentre il top di chiusura è a 0,8802 sempre il 10 aprile), nel pieno della battaglia in assemblea tra Elliott e Vivendi, le quotazioni sono scese di oltre il 38% portando la capitalizzazione di Borsa a 11,2 miliardi di euro. Telecom sta ritracciando pesantemente, in un contesto di generale debolezza del comparto tlc europeo. A pesare sul gruppo le pressioni competitive con il nuovo ingresso sul mercato italiano di Ilad e le questioni aperte in merito alla valutazione della rete.

Pirelli in flessione dopo giudizio negativo di Berenberg
Finale di settimana negativo per Pirelli & C, che è sceso ai minimi da metà luglio. Sul titolo della società, esposta alla crisi dell’Argentina dove ha da poco ampliato lo storico stabilimento di pneumatici, pesa anche il giudizio negativo di Beremberg, che ha tagliato il rating da «hold» a «sell» e hanno anche abbassato l’obiettivo di prezzo da 7 a 6,50 euro per azione, sottolineando che l’attuale valore del titolo non è giustificato e il premio rispetto al settore, visto l’indebolimento della domanda, sarebbe giustificato solo se il produttore di pneumatici fosse immune dal peggioramento delle dinamiche di mercato. Nel rapporto, Berenberg individua segnali di pressione sui margini realizzati in Nordamerica che saranno più difficilmente compensati dall’andamento di Europa e Asia Pacifico.

Piazza Affari peggiore in Ue nell’ultima settimana: -2,28%
Con la performance odierna, Piazza Affari chiude la settimana da peggiore listino azionario in Europa e con una contrazione complessiva del 2,28%. Banche e utility sono stati settori molto penalizzati nel corso delle ultime sedute che hanno visto, stando al Ftse Mib, una contrazione dell’7,7% di Banca Generali e del 6,1% di Bper. Telecom è stata la più penalizzata con un calo complessivo superiore all’8% soffrendo peraltro una “ritirata” superiore al 3% per l’indice Stoxx600 del comparto telecomunicazioni. Quanto agli altri listini, Madrid e Londra sono scivolate di quasi il 2% in cinque sedute mentre Francoforte e Parigi hanno ceduto rispettivamente lo 0,25% e lo 0,47%. Nella seduta odierna, invece, sia Londra (-1,1%), sia Francoforte(-1,04%), sia Parigi(-1,3%) hanno lasciato sul terreno oltre un punto percentuale: oltre all’auto, gli investitori hanno colpito anche le materie prime e l’energia, giù le costruzioni e la chimica. A Francoforte il calo del 3,8% di Lufhtansa è stato innescato da una raccomandazione a vendere da parte di Citi. A Parigi, giù il lusso e in controtendenza Saint Gobain.

Euro sotto 1,17 dollari, petrolio in calo
Il clima di incertezza sul mercato valutario ha favorito un ritorno al dollaro (1,1607 da 1,1692 di ieri il cambio euro/dollaro): il Dollar Index, che misura l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di divise internazionali, è tornato ai massimi da una settimana. Petrolio in correzione a 69,98 dollari al barile nel Wti ottobre e a 77,4 dollari al barile nel Brent ottobre.

Argentina: il peso si stabilizza sul dollaro dopo aver perso il 20%
Leggero assestamento per il peso argentino. La valuta del Paese sudamericano ha recuperato uno 0,68% sul dollaro, dopo che tra mercoledì e giovedì ha perso il 20% del suo valore nei confronti della divisa statunitense. Da inizio anno il peso si è svalutato di oltre il 50%, a causa della crisi di fiducia degli investitori e degli stessi argentini, in un contesto di elevata inflazione, pari a circa il 30%. Ieri la Banca centrale argentina ha portato dal 45% al 60% il suo tasso di riferimento. Per l’anno in corso il governo di Buenos Aires si aspetta un calo del Pil dell’1%, quando la stima fatta nel 2017, prima della crisi valutaria, era per una crescita del 3%. Nel mese di giugno, l’Argentina ha trovato un accordo con il Fondo monetario internazionale per un prestito di 50 miliardi di dollari e martedì prossimo il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, e il ministro argentino delle Finanze, Nicolas Dujovne, per trattare su una accelerazione del piano di aiuti, come chiesto in settimana dal presidente del Paese, Mauricio Macri.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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