CIAONE EUROPA

Se l’esodo biblico dall’Africa verso l’Europa fosse stato progettato e organizzato da un grande vecchio per mettere in difficoltà l’Europa, oggi questo Mister X potrebbe festeggiare la vittoria.

In queste ore, infatti, il mancato accordo sulla politica di contrasto all’immigrazione sta provocando la prima vera, profonda e forse irrimediabile rottura dell’Unione europea almeno così come l’abbiamo conosciuta fino ad ora – dai tempi della sua creazione. È una spaccatura che riguarda sì l’accoglienza e la gestione degli immigrati, ma che ha effetti clamorosi anche sui cittadini europei. In mancanza di unanimità sulla condivisione dei flussi sarà inevitabile ripristinare le frontiere, e quindi le dogane, tra alcuni dei Paesi membri. Addio quindi alla libera circolazione di uomini e merci, caposaldo dell’Unione e parziale contrappeso ai danni provocati dalla moneta unica.

Prepariamoci. Diranno che tutto ciò è colpa del populismo italiano che ha bloccato i suoi porti, o del fascismo di Orbán, il primo ministro ungherese che ha alzato i muri alle frontiere per bloccare i clandestini. Non è così. Se l’Europa salterà in aria, la colpa è di chi l’ha guidata con arroganza in questi anni, cioè il governo europeo, quello tedesco e quello francese. Se l’Italia ha una colpa, è quella di aver assecondato per anni (governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni) una politica dei forti (loro) contro i deboli (noi), trattati come sudditi ai quali concedere al massimo qualche deroga sui conti pubblici. Ricordate i nostri ultimi ex premier? In Italia facevano la voce grossa, lanciavano allarmi e ultimatum, ma ai summit, al cospetto della Merkel, si comportavano come timidi scolaretti («Con l’amica Anghela tutto bene», disse una volta Renzi).

L’Europa non l’hanno rovinata i populisti, ma le sinistre ossessionate da fascismi e nazionalismi, fantasmi da esibire per zittire chi più semplicemente chiedeva ordine, legalità, equità. E l’ha rovinata la Germania che ha nel suo dna l’istinto di egemonia sui popoli confinanti che si devono assoggettare ai suoi interessi e desideri.

Quello che potrebbe accadere nelle prossime ore (in politica fino all’ultimo secondo tutto è possibile) non è certo un bene. Ma è comunque meglio di una lenta, inesorabile agonia. Il fermo macchina per un bel tagliando non può fare paura, spesso è l’unico modo per ripartire.

IL GIORNALE

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