Palermo, la “Natività” di Caravaggio non fu distrutta ma venduta dal boss

Secondo alcuni fu seppellita insieme ai tesori del boss Gaetano Alberti, altri sostengono invece che venne distrutta. A quanto pare però la “Natività” di Caravaggio, considerata dall’Fbi una delle dieci opere rubate più importanti al mondo, esiste ancora ed è conservata in Svizzera. E’ quanto emerge dalla relazione della Commissione antimafia guidata da Rosy Bindi. L’ultima novità sulle sorti del celebre quadro è stata ricostruita grazie alle parole di un collaboratore di giustizia: Gaetano Grado. A vendere il capolavoro di Michelangelo Merisi a un mercante d’arte sarebbe stato Tano Badalamenti, il boss di Cosa Nostra che, tra le altre cose, commissionò l’omicidio di Peppino Impastato.

Palermo, la "Natività" di Caravaggio non fu distrutta ma venduta dal boss

La “Natività” di Caravaggio è stata portata via dall’oratorio di San Lorenzo, a Palermo, nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969. Secondo l’Antimafia si troverebbe all’estero, forse in Svizzera, dove è stata portata da un mercante e rivenduta sul mercato clandestino dell’arte. L’opera, inoltre, probabilmente sarebbe stata spezzettata in più parti per ottenerne il massimo del profitto.

“Pertanto, a livello internazionale – osserva la Bindi – occorrerà una forte cooperazione giudiziaria e intergovernativa per seguirne le tracce e arrivare un giorno a ritrovarla e restituirla alla città di Palermo, alla Nazione e al mondo della cultura”.

Nella relazione è spiegato che sono stati individuati sia gli esecutori materiali sia coloro che hanno gestito le fasi successive la custodia e il trasporto dell’opera. A commissionare il furto però non sarebbe stata la mafia, ma vista l’importanza del quadro i vertici di Cosa Nostra si sarebbero interessati subito alla vicenda, entrando nelle prime fasi del furto.

La “Natività” fu consegnata prima a Stefano Bontade e poi a Badalamenti, che ne curò il trasferimento all’estero. A presentare la relazione della Commissione con gli ultimi risvolti della vicenda è stata la stessa Rosy Bindi nel corso di un convegno che si è svolto proprio all’interno dell’Oratorio di San Lorenzo. Nella stessa nicchia da cui fu rubato il quadro ormai 49 anni fa, è esposta la copia realizzata da un team di architetti e informatici.

I risultati dell’indagine dell’Antimafia sono stati trasmessi alla Procura di Palermo perché “la magistratura competente possa sviluppare la pista investigativa che porta alla mafia”.

TGCOM

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