Tragedia Alpi, tutti italiani i cinque morti sulla Pigna d’Arolla. Il superstite: “Vivo grazie all’esperienza”

Sono tutti italiani gli escursionisti morti dopo essere rimasti bloccati da una bufera di neve a oltre 3.000 metri di quota lungo il percorso della Haute Route, itinerario scialpinistico che collega Chamonix, ai piedi del Monte Bianco, con Zermatt, sotto il Cervino. Oltre alla guida italiana Mario Castiglioni, tra le vittime ci sono tre escursionisti esperti di Bolzano, Elisabetta Paolucci, Marcello Alberti, di 53 anni, e Gabriella Bernardi, 53 anni, questi ultimi marito e moglie, tutti e tre amici da tempo. Non è stata ancora resa nota l’identità della quinta vittima.

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Lo fa sapere la Farnesina mentre la polizia svizzera ha riferito sulla situazione dei feriti spiegando che “tutti gli scialpinisti coinvolti sono stati recuperati e portati negli ospedali svizzeri” e specificando che non ci sono dispersi.

• L’INCIDENTE
Una giornata tragica sulle Alpi dove, una fitta nebbia e un vento gelido che ha fatto precipitare la temperatura fino a 20 gradi sotto lo zero, hanno portato alla morte di dieci alpisti in quattro diversi punti tra Italia, Francia e Svizzera. Il bilancio più alto è quello dell’incidente sulle Alpi svizzere dove sono deceduti i cinque italiani e altre cinque sono in gravi condizioni a causa dell’ipotermia. Due comitive di dieci e quattro persone di varie nazionalità, tra cui anche tedeschi e francesi, sono cadute nella trappola di una violenta tempesta in alta quota, scatenatasi ieri e prevista dai bollettini meteo.

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Si trovavano nella zona della Pigna d’Arolla, a oltre 3.000 metri lungo il percorso della Haute Route, un itinerario scialpinistico molto frequentato in queste settimane che collega Chamonix, ai piedi del Monte Bianco, con Zermatt, sotto il Cervino. Erano attese domenica notte al rifugio Des Vignettes, ma non ci sono mai arrivate.

La guida Mario Castiglioni è morto per primo, precipitando dalle rocce mentre cercava di ritrovare la strada per il rifugio de Vignettes. Gli altri 13 scialpinisti, senza punti di riferimento, hanno passato la notte a poche centinaia di metri dalla struttura, “a cinque minuti con gli sci”.

• LE VITTIME 
“Parto domani per la mia grande avventura”. E’ quanto ha scritto Elisabetta Paolucci il 24 aprile ad un amico il giorno prima della partenza. Insieme a Marcello Alberti (53 anni) e Gabriella Bernardi (53 anni), marito e moglie, Elisabetta, insegnante di italiano a Bolzano si preparava a partire con i suoi amici e compagni di cordata da tempo, per compiere la Haute Route dal Monte Bianco al Cervino con gli sci. La coppia, Marcello Alberti e Gabriella Bernardi, non aveva figli e Alberti era un noto commercialista del capoluogo altoatesino, che lavorava nello studio fondato dal padre. La donna invece lavorava come manager alla Thun, responsabile delle risorse umane. I tre erano soci esperti del Cai di Bolzano. La quarta vittima è Mario Castiglioni, 59 anni, nato a Como e residente in Svizzera, guida alpina che conduceva il gruppo.

IL SUPERSTITE 
Con gli italiani a compiere l’escursione c’era anche il lobardo Tommaso Piccioli, architetto milanese, era amico dei tre bolzanini morti e aveva frequentato proprio al Cai di Bolzano dei corsi di scialpinismo. E’ sopravvissuto all’incidente e raggiunto telefonicamente ha spiegato: “Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall’ospedale”. ?Prima di chiamare il padre, Tommaso aveva già telefonato alla madre e alla moglie australiana, con cui vive in Australia la maggior parte dell’anno. In Italia è tornato per votare, e anche per questa escursione. La sua è una vera passione per l’avventura. “Ma questa esperienza – ha spiegato il padre Stefano – è stata terribile. Mi ha detto è successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza”.

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