Antifascisti contro CasaPound, guerriglia nelle strade di Torino

massimiliano peggio, lodovico poletto
torino

È una serata di guerriglia quella scatenata dalle anime antifasciste accorse nel centro di Torino per assediare la convention di Simone Di Stefano, leader di CasaPound. Lacrimogeni, petardi, bombe carta, lancio di bottiglie e pietre grosse come un pugno. Sei agenti sono rimasti feriti durante un contatto ravvicinato con i manifestanti dall’esplosione di bombe carta contenenti chiodi e cocci. Il più grave è stato colpito a una gamba da un bullone conficcato in un petardo. È stato operato.

La polizia ha inseguito per tutta la serata i manifestanti, circa 400, nelle vie del centro attorno all’Hotel NH, dove era in corso il comizio. Ci sono state varie cariche di alleggerimento, seguite da un fitto lancio di lacrimogeni. A metà serata il gruppo antifascista, schierato dietro uno striscione su cui vi era scritto «Resisteremo ad oltranza», ha cercato di aggirare il blocco passando attraverso un cantiere vicino alla nuova stazione di Porta Susa. È stato quello il momento di maggiore tensione, perché gli antifascisti hanno divelto le barriere, spezzato le lastre di pietra del pavimento e lanciato in mezzo alla strada cassonetti, incendiandoli. A quel punto la polizia ha deciso di caricare i manifestanti, tra i quali c’erano membri del centro sociale Askatasuna e di «Potere al Popolo», spingendoli verso Porta Susa e via Garibaldi. Ne è scaturito un inseguimento da un isolato all’altro, con il traffico impazzito. Scene di guerriglia. A seguito degli scontri, una manifestante, di 22 anni, è stata fermata.

Alle 22,30 Simone Di Stefano ha preso finalmente la parola in una sala stipata da 200 persone. «Di quegli imbecilli lì fuori non ce ne frega assolutamente nulla». Applausi. Anzi, un’ovazione. Ha insistito: «Quando arriva il momento del cambiamento politico vero saltano sempre fuori l’odio e la paura. Noi siamo quel cambiamento». Altra ovazione.

E se a quel punto gli occhi di tutti i supporter di CasaPound erano rivolti al palco dove sedevano i candidati, un’ora e mezza prima la situazione era ben diversa. Sulla scalinata dell’Hotel e nel controviale di corso Vittorio i più giovani tra gli attivisti di destra avrebbero voluto andare a chiudere i conti con i manifestanti antifascisti. Quando il corteo è arrivato nella traversa proprio di fronte all’hotel, un gruppetto di CasaPound ha provato a scavalcare le transenne al grido di «bastardi». I poliziotti della Digos hanno tenuto d’occhio per tutta la sera l’interno e l’esterno dell’Hotel. E mentre quelli del corteo si scontravano con gli agenti in via Colli, quelli di CasaPound litigavano con la polizia. «Li avete fatti arrivare troppo vicino. Sono a cinquanta metri da noi. Questa non è sicurezza», era l’accusa.

REPORTERS
Sulla scalinata qualcuno si è sfilato la cintura pronto a dare battaglia casomai i manifestanti fossero riusciti ad arrivare. Venti minuti dopo quando la tensione in via Colli si era ormai stemperata, è arrivato finalmente il leader del partito. Scortatissimo, si è infilato nella hall: applausi, pacche sulle spalle, e poi via dritto nel salone del convegno. Prima di salire sul palco si è intrattenuto a parlare con qualcuno: «Qui fuori ci sono solo quattro imbecilli che con i fumogeni e la violenza vogliono imporre le loro idee». Ha insistito: «Io, quella gente lì, non l’ho vista in strada quando hanno cancellato l’articolo 18. Sosteniamo il lavoro e la gente in difficoltà, noi non usiamo violenza». A quell’ora in strada ancora sirene e qualche petardo. Una trentina di supporter di CasaPound se ne stavano nel controviale a controllare che «nessun nemico» arrivasse troppo vicino all’Hotel. Il cordone di polizia e carabinieri era stato disposto proprio per proteggere la serata politica. Ed è stata una vigilanza continua, andata avanti anche quando gli antifascisti avevano ormai abbandonato la strada. Simone Di Stefano, intanto, strappava altri applausi al suo pubblico.
LA STAMPA

 

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.