Bitcoin, gennaio da dimenticare. L’ultima grana da Facebook

MILANO – Gennaio da dimenticare per la regina delle criptovalute, il Bitcoin: ieri Facebook ha detto di vietare le pubblicità che promuovono le criptovalute e sulle initial coin offering, con cui le start up raccolgono fondi vendendo. Il social media annuncia che proibirà gli spot che promuovono “prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli” incluse le criptovalute e le ico. Facebook spiega che il divieto è “intenzionalmente” ampio per consentire il tempo necessario per affinare il processo di identificazione e soppressione delle pubblicità ingannevoli.

Una spallata alle quotazioni del Bitcoin, che è scivolato sotto i 10mila dollari nella serata di martedì portando il saldo del mese fin quasi al -30%. Era dal dicembre del 2013 che non si registrava una simile performance mensile negativa.

Bitcoin, gennaio da dimenticare. L'ultima grana da Facebook

Ad aggravare il bilancio del primo mese del 2018, annota Bloomberg, ci hanno pensato anche i dubbi su Bitfinex e Tether. Da tempo ci si interroga sull’impatto di Tether sul prezzo della moneta digitale più diffusa al mondo. Si tratta di una criptovaluta che ha un rapporto fisso di parità con il dollaro e può esser usata per acquistare altre valute. Il loro peso è cresciuto nel tempo, fino a una capitalizzazione di 2,3 miliardi di dollari. Qual è il problema? Nessuno se Tether, la società che emette l’omonima criptovaluta, ha riserve in dollari pari al volume delle monete digitali, ovvero le coperture necessarie per eventuali conversioni. Se così non fosse, vorrebbe dire che il prezzo dei Bitcoin è stato pompato da richieste di acquisti prive di valore reale, per pura speculazione. A tutto vantaggio di Bitfinex, la piattaforma di scambio legata a Tether. Le società coinvolte non hanno commentato la notizia data dall’agenzia Usa, contribuendo al velo di incertezza.

Certo non ha poi fatto bene la notizia di Coincheck, con un hackeraggio responsabile della perdita di criptovaluta per oltre 400 milioni di euro. Anche il ministro italiano Padoan ha preso posizione in materia: “Questo sistema deve essere regolato per evitare bolle, perchè prima o poi esplodono e fanno male”.

Invece dalla Corea del Sud sono arrivate smentite sulle recenti voci di chiusura delle piattaforme di trading delle criptovalute. Lo ha dichiarato oggi il ministro delle Finanze dopo che per alcune settimane vi erano stati insistenti rumors circa le intenzioni del governo di seguire le orme di pechino e forzare la chiusura dei trading exchange. La corea riveste un ruolo cruciale nella diffusione delle criptovalute e secondo gli esperti contribuisce per circa il 20% al trading globale. Il governo si concentrerà invece su una maggiore regolamentazione delle piattaforme di trading dopo aver già emesso nuove regole per dare maggiore trasparenza alle operazioni in criptovaluta. Da ieri infatti i titoli di conti presso piattaforme di trading non possono effettuare depositi se il nome registrato con l’exchange non corrisponde con quello registrato presso la banca da cui si vogliono trasferire i fondi o dove li si vuole depositare.

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