Raggi: “Mi devo occupare dei romani. Sui migranti sbaglia il governo”

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Sindaca Virginia Raggi, dal Viminale fanno notare che in Comune non hanno un interlocutore e che non avete nemmeno risposto al telefono. Vi accusano di latitare, di non aver affrontato il problema di piazza Indipendenza per tempo e di non aver offerto soluzioni alternative sul lungo.

«Il Viminale è un palazzo molto vasto… Posso dirle che con il ministro Minniti ci sono buoni rapporti e ci sentiamo: lo scorso 26 giugno abbiamo dato vita a una cabina di regia sul tema immigrazione. Lo sgombero del palazzo di via Curtatone è strettamente legato al tema dell’accoglienza. Per trovare soluzioni sul lungo periodo vanno affrontate le cause. Io rifiuto la logica dell’emergenza perenne perché porta a soluzioni provvisorie e lascia il problema a chi viene dopo. Non mi interessano le polemiche.

Il Comune ha compiuto il proprio dovere e offerto assistenza a tutti coloro che ne hanno diritto, 107 persone – bambini, madri, disabili, anziani non autosufficienti – alle quali i nostri operatori dei servizi sociali hanno garantito ogni tipo di aiuto, tutti i giorni, in strada e nella struttura. A oggi, oltre 50 persone sono state prese in carico nel nostro circuito di accoglienza, mentre altri hanno rifiutato le soluzioni offerte. Non c’è neanche un aspetto su cui siamo stati inadempienti».

 

Dire, come ha detto lei, che non siete riusciti a fare il censimento nel palazzo suona come un’ammissione di debolezza. Ci spieghi bene perché non siete riusciti, indicando i responsabili. Dal suo post di venerdì pare di capire che i migranti erano minacciati da altri migranti e da frange dei Movimenti per la casa.

«Nei mesi scorsi più volte i nostri operatori, lasciati soli dalla Regione Lazio, hanno tentato di entrare nel palazzo: ci sono numerosi documenti a certificarlo. Sono stati respinti all’ingresso da una parte degli stessi occupanti. C’era qualcuno che non voleva che entrassimo, che vedessimo in che condizioni molte persone fossero tenute: ammassate in stanze per la quali sembrerebbe pagassero anche una sorta di affitto o, meglio, pizzo. Quel palazzo è occupato dal 2013 e ci sono inchieste che hanno rilevato traffici sospetti. Abbiamo più volte sottolineato che non ci veniva permesso di entrare. Su migranti e accoglienza abbiamo già visto che si concentrano spesso le attenzioni della malavita. È un capitolo importante di Mafia Capitale. Noi non ci lasciamo intimorire da chi usa i più deboli per i propri affari illeciti».

 

Ci sono versioni diverse tra voi e la Prefettura: quando siete stati avvisati dello sgombero? E sapevate dei bambini?

«Negli scorsi mesi abbiamo partecipato con pieno spirito collaborativo ai tavoli con Prefettura e Questura nel corso dei quali si pianificano gli sgomberi. Via Curtatone era una delle emergenze, ma non è il Comune a decidere quando effettuare lo sgombero. Noi curiamo l’assistenza sociale e veniamo avvisati poco prima dell’intervento. Lo sgombero è stato disposto alle 12 del giorno prima: subito abbiamo messo in azione la nostra Sala Operativa Sociale. Quanto alla presenza di 37 bambini, come ho detto, era difficile entrare nel palazzo anche per le forze dell’ordine che hanno generosamente effettuato un censimento in condizioni difficili. In questo censimento mancavano i minori. Ma non credo debba divenire un motivo di polemica tra le istituzioni. Pensiamo a trovare soluzioni».

 

L’Unicef ha detto: in piazza non c’era nessuno del Comune, li abbiamo cercati e non hanno risposto. L’assessora Baldassarre tra l’altro viene proprio dall’Unicef ed era in vacanza. Cosa risponde a chi come l’associazone dice che, dopo il tavolo del commissario Tronca e il capo della Polizia Gabrielli, sugli sgomberi non c’è più una pianificazione a Roma.

«In piazza c’erano i nostri operatori che hanno assistito centinaia di persone. Le risposte le dobbiamo a chi è in difficoltà, senza vetrine mediatiche, evitando speculazioni politiche sulle persone più fragili. L’assessora Baldassarre sta facendo un ottimo lavoro. Trovare una soluzione in poche ore per oltre cento persone non è da tutti. Il rapporto con le associazioni è importante: con loro c’è un confronto, come dimostra il piano sociale cittadino che mancava a Roma da 13 anni».

 

A giugno lei è stata accusata di non volersi prendere carico del numero di migranti che spettano a Roma. Disse che erano troppi, ma mancavano ancora 3 mila degli 11 mila destinati alla Capitale. Qual è la linea politica sull’accoglienza e sui migranti del Comune di Roma? Quanto soffrite le divisioni nel M5S?

«Roma ha un carico di decine di migliaia di persone che non sono censite ufficialmente. Io non ragiono per quote, ma considero che ho di fronte a me esseri umani in carne e ossa. Roma accoglie i cosiddetti “migranti fantasma”: sono persone che sono registrate in altre parti di Italia, ma che in realtà vivono nella Capitale. A questi si aggiungono i non registrati e i migranti respinti alle frontiere che vengono a Roma prima di ritentare il viaggio verso il Nord Europa. Affrontare la questione è il presupposto per garantire un’accoglienza di qualità, evitando che diventi un business. Non si può far finta che queste persone non esistano perché non sono riportate in una tabella Excel. Né si può immaginare di dare vita a guerre tra poveri. Manca una politica nazionale adeguata su immigrazione e accoglienza. E questa è la linea di tutto il M5S».

 

Luigi Di Maio l’ha difesa dicendo che «Raggi si deve occupare prima dei romani». Si ritrova in queste parole? O pensa che Roma debba interessarsi anche di chi a Roma risiede perché rifugiato?

«Luigi ha detto cose di buon senso. Un sindaco deve occuparsi dei suoi cittadini. Sull’accoglienza gli amministratori hanno compiti precisi, ma la politica migratoria è tema governativo. Io chiedo di rivederla, coinvolgendo di più i sindaci che possono dare suggerimenti operativi, in quando impegnati ogni giorno in prima linea. L’Anci dovrebbe farsi sentire di più e ascoltare di più i suoi membri. Occorre maggiore sinergia tra tutti i livelli istituzionali».

 

Un altro importante leader del M5S, Roberto Fico, in opposizione a Di Maio, ha criticato le violenze della polizia e le responsabilità del Viminale. La pensa come lui o come Di Maio ? Quale visione rappresenta di più il M5S?

«Roberto e Luigi hanno ribadito lo stesso concetto con parole diverse. Mi sembra un tentativo di creare una contrapposizione mediatica tra di loro. Ma questi sono schemi della vecchia politica che mal si applicano al M5S. Noi facciamo gioco di squadra tra sindaci e parlamentari».

LA STAMPA

 

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