Gabrielli: “Grave quella frase, avrà conseguenze ma non saremo la foglia di fico di altri”

di CARLO BONINI

ROMA. Alle otto della sera, quando l’onda si è fatta già alta, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, scandisce al telefono con Repubblica parole che, come è nell’uomo, non hanno nulla a che fare né con la diplomazia, né con i tartufismi con cui l’apparato si difende istintivamente nei momenti di crisi.

Per tutto il pomeriggio si sono susseguiti attacchi al ministro dell’Interno Marco Minniti. Anche se secondo la prefetta di Roma, Paola Basilone, «non ha avuto alcuna responsabilità nelle operazioni di sgombero dello stabile di via Curtatone».

Giuseppe Civati ne ha chiesto addirittura le dimissioni. «L’operazione poliziesca, non solo di polizia, di piazza Indipendenza a Roma, con gli idranti, i manganelli e il razzismo istituzionale, è l’ultimo capitolo di un libro che non avremmo mai pensato di leggere nel 2017 — infierisce il deputato di Possibile — Ed è anche l’ultimo fattaccio che colma la misura: chiediamo per questo che il ministro dell’Interno Minniti si dimetta».

Rincara la dose il deputato di Si Stefano Fassina: «È indegno di un Paese civile quanto è avvenuto a Roma. Il governo si è preoccupato solo del decoro della piazza da ripulire prima del rientro dei romani dalle vacanze. Presenteremo immediatamente un’interrogazione parlamentare per chiarire le ragioni di comportamenti così irresponsabili».

Gabrielli ha letto quelle dichiarazioni e ci ha riflettuto su. Sa che un suo silenzio sarebbe interpretato come imbarazzo. In qualche modo il capo della Polizia sembra quasi voler dare un seguito concreto a quello che, il 21 luglio scorso, proprio a Repubblica aveva detto spiegando che la “sua” Polizia non deve avere paura. Che deve «parlare il linguaggio della verità».
«La frase pronunciata in piazza è grave», dice. «Sì. Grave».

Quindi?
«Quindi avrà delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti. Questo deve essere chiaro. Ma…».

Ma?
«Ma ritengo altrettanto grave che l’idrante e le frasi improvvide pronunciate durate la carica diventino una foglia di fico».

Vorrà forse parlare dell’esimente dello “stress” in momenti di tensione?
«No. Voglio dire un’altra cosa. Che la gravità di quello che è successo in piazza non può diventare un alibi per coprire altre responsabilità, altrettanto gravi. E non della Polizia».

E di chi?
«Di chi ha consentito a un’umanità varia di vivere in condizioni sub-umane nel centro della capitale. E dunque che si arrivasse a quello che abbiamo visto oggi».

Così non capisce nessuno, prefetto. Fa riferimento alle responsabilità dell’amministrazione comunale e regionale?
«Mettiamola così. Due anni fa, da prefetto di Roma, insieme all’allora commissario straordinario Tronca, avevamo stabilito una road map per trovare soluzioni alle occupazioni abusive. E questo perché il tema delle occupazioni non si risolve con gli sgomberi ma trovando soluzioni alternative».

Quindi?
«Quindi è accaduto che non ho più avuto contezza di cosa sia accaduto di quel lavoro fatto insieme a Tronca. Era previsto da un delibera un impegno di spesa di oltre 130 milioni per implementare quelle soluzioni alle occupazioni abusive. Qualcuno sa dirmi che fine ha fatto quel lavoro, e se e come sono stati impegnati quei fondi?».

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