Di Maio e Lega, primo dialogo su migranti e Ue

alberto mattioli
inviato a garda (verona)

Per il momento, si annusano. Stesso palco, ma interviste separate. Stesso pubblico, ma niente faccia a faccia. Questo fa sì che l’incontro non sia uno scontro. Ma è già una notizia che un incontro ci sia stato, sia pure con tutte le precauzioni e le cautele da guerra fredda del caso, tipo Reagan-Gorbaciov a Reykjavik. Il titolo della serata di lago e politica dice già tutto: «Forza popolare o deriva populista?». Starring, ovviamente, i due movimenti popolari o populisti (o magari tutti e due insieme) della politica italiana, i Cinque Stelle e la Lega. Per il M5S c’è Luigi Di Maio, premier in pectore a giorni alterni, per la Lega i due numeri due di Matteo Salvini nonché le teste più pensanti e pesanti del Carroccio, Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana. Dopo i giorni delle polemiche, dell’incontro Grillo-Salvini che forse c’è stato e forse no, il dialogo fra i due partiti anti-sistema e «tribali» ricomincia da qui.

 «Qui» è la piazza di Garda, delizioso paesino sul lago, per la prima edizione di «Garda d’autore», quattro giorni di chiacchiera politica e culturale organizzati dall’agenzia di comunicazione Visverbi sull’onda del successo dell’analoga manifestazione di Ponza.

Interviste separate e «lontane», a partire dal look. Di Maio come al solito è vestito da democristiano primo della classe, abito scuro e cravatta, e lo intervista Gianluigi Nuzzi. Giorgetti & Fontana sono sgiaccati e scravattati, e conversano con Paolo Liguori, il direttore di TgCom24.

 

Inizia Di Maio e mette subito le cose in chiaro: la Lega è un partito come gli altri, e anzi ci ha lasciato disastri come le banche venete. Insomma, di un eventuale inciucio con Salvini e soci non si deve non dico parlare, ma nemmeno sospettare. «Non è in cantiere alcun accordo con alcuna forza politica», punto. Però sull’immigrazione e sull’Europa che se ne infischia sembra proprio di sentire un leghista. Per il resto, Di Maio svolge il solito compitino sui vitalizi dei parlamentari altrui, il taglio degli stipendi dei parlamentari suoi, il salvataggio delle banche cattive, anzi «dei manager e non dei correntisti», e il deficit lo paghino i politici. Applausi. L’unica novità è che Di Maio non fa neanche un errore di sintassi, segno che forse sta davvero studiando da presidente del Consiglio.

 

(Giancarlo Giorgetti, vicesegretario della Lega Nord)

 

Intanto i leghisti, popolari o populisti che siano, ma più abituati a fare politica, spiegano la linea del partito verso il Movimento. Meno propagandistico, ma più realista, Giorgetti spiega che «molto dell’elettorato grillino è omogeneo a quello leghista. Lo testimoniano i sondaggi e anche i flussi elettorali. Ai ballottaggi, gli elettori grillini che un tempo votavano centrosinistra sono rimasti a casa. Quelli che provengono dal centrodestra hanno votato per noi. Non solo: su certi temi, per esempio lo ius soli, i grillini stanno venendo sulle nostre posizioni. La minaccia “populista” è un’invenzione di Renzi e Berlusconi, e serve sia contro di noi che contro di loro». Quindi l’accordo antisistema è possibile, e per la Lega il M5S potrebbe essere il forno alternativo se l’accordo con Berlusconi non si facesse o non funzionasse? «Non credo. Per i grillini, non fare alleanze è un elemento costitutivo dell’identità. Ma nessuno arriverà da solo al 51%. Noi siamo disponibili ad accordi trasparenti, responsabili ed efficaci. I grillini, per ora, no».

 

Fontana arriva anche a spiegare dove ci si potrebbe mettere d’accordo: «Due temi: immigrazione ed Europa. Se sono chiari su questi punti, il dialogo è possibile. Ma mi sembra che chiari per ora non siano». Sarà. La brezza è incantevole, il lago anche, le zanzare magari un po’ meno, e insomma l’estate è il periodo ipotetico della politica. Alle volte, però diventa realtà.

LA STAMPA

 

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