Archive for Febbraio, 2022

Paolo Gentiloni: “Questa guerra colpisce i valori dell’Europa. È autocrazia contro libertà”

lunedì, Febbraio 28th, 2022

dal nostro corrispondente Claudio Tito

BRUXELLES – Di fronte alla crisi ucraina l’Europa non può muoversi come un “sonnambulo”. Deve capire che è in corso uno scontro tra “autocrazia e libertà”. Questa è la vera posta in gioco: la democrazia. La resistenza di Kiev, quindi, è la resistenza dei “nostri valori”. Il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, descrive in questi termini la guerra alle porte dell’Unione. Deve essere l’occasione per una riforma della base comunitaria su cui poggiano i 27. A cominciare dalla Difesa e dall’Energia. E dal bisogno di rivedere il Patto di Stabilità.

La diretta Le notizie sul conflitto in tempo reale

Ma lei si aspettava che Putin avrebbe davvero fatto quello che sta facendo?
“Anche se molti esperti lo ritenevano improbabile o incredibile, noi a Bruxelles abbiamo lavorato su questo possibile scenario dall’inizio del mese. I nostri servizi hanno messo a punto i vari pacchetti di sanzioni dando credito alle informazioni diffuse da Washington. La verità è che non si tratta di un incidente né di un ritorno alla guerra fredda”.

Un attacco premeditato che va oltre il conflitto territoriale?
“Una sfida completamente nuova. Autocrazia contro libertà. Non socialismo contro capitalismo. Ma l’antidemocrazia contro la democrazia. Per questo la resistenza Ucraina è la nostra resistenza”.

Ma se è così, allora non esiste una via d’uscita senza sconfitti. Ci dovrà essere un vincitore e un perdente.
“Negoziare è sempre utile. Ma chi ha attaccato violando tutte le regole internazionali non può certo essere messo sulle stesso piano di chi ha subito l’attacco”.

Certo. Ma perché lo dice?
“Perché la precondizione di un accordo non può essere l’imposizione a Kiev di un governo illegittimo e gradito a Mosca. E l’Ue non può disporsi ad un logica di appeasement di fronte a questa aggressione. Questa è una sfida anche a noi. E non possiamo rispondere da sonnambuli”.

Si riferisce al libro di Christopher Clark sull’inizio della Prima Guerra Mondiale? Cioè all’incapacità di capire cosa stesse accadendo?
“Esattamente. L’Europa non può commettere lo stesso errore. Pensare di stare tranquilla nella sua “comfort zone” avallando il ritorno delle sfere di influenza. L’Ue può e deve uscire più forte da questa crisi. E lo deve fare partendo da due frontiere decisive: la Difesa e l’Energia”.

Qualcuno il paragone lo fa con la Seconda Guerra Mondiale. Putin è come Hitler?
“Non farei paragoni del genere”.

Ma se lei teme il “sonno” dell’Europa, serve anche uno sforzo politico e culturale per risvegliarla. Ce ne sono le condizioni?
“Fin qui l’Unione è stata tutt’altro che in sonno e rivendico il ruolo svolto dalla Commissione e dalla sua Presidente. Rispetto all’annessione della Crimea, siamo stati impressionantemente più veloci. C’è una consapevolezza unitaria. Anche in Italia, tra le forze politiche, di cui bisogna dare atto a Mario Draghi”.

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Ecco cosa sta succedendo al traffico aereo per la guerra in Ucraina. Cosa cambia per i passeggeri

lunedì, Febbraio 28th, 2022

di Aldo Fontanarosa

DOPO la Germania, il Regno Unito, le Repubbliche Baltiche, anche l’Italia chiude lo spazio aereo ai velivoli civili russi – passeggeri e cargo – seguita da altre Nazioni come Austria, Finlandia e Irlanda. Una decisione analoga è attesa anche a livello comunitario in queste ore. La Russia, con effetto domino, a sua volta sta chiudendo i cieli ai Paesi europei avversari.

Che cosa succede nell’aviazione civile del mondo dopo l’invasione di Putin in Ucraina? Ecco domande e risposte per orientarsi.

Perché l’Italia e gli altri Paesi chiudono il loro spazio aereo?
Dopo le sanzioni economiche degli Stati Uniti e dell’Unione europea, i Paesi comunitari provano a relegare Mosca in una condizione di isolamento anche dal punto di vista dei collegamenti internazionali.

Chi decide in Italia il blocco dello spazio aereo?
Il ministero delle Infrastrutture può ordinarlo “per eccezionali motivi di interesse pubblico”. L’articolo 793 del Codice della Navigazione assegna all’Enac il potere di vietare il sorvolo “su determinate zone” dell’Italia. L’Enac è l’autorità che gestisce l’aviazione civile. Il divieto è stabilito sempre “per motivi di sicurezza”.

Che effetti concreti produce il blocco dello spazio aereo?
I velivoli russi oppure registrati presso le Autorità dell’aviazione russa non possono atterrare in Italia, decollare dall’Italia né possono sorvolare il nostro spazio aereo. Parliamo degli aerei passeggeri e degli aerei per il trasporto merci (cargo). In Italia il divieto è in vigore dalle ore 15 di oggi (27 febbraio 2022). Un aereo da Milano a Mosca, del vettore russo Aeroflot, in partenza per le 17:20 è stato cancellato.

La Russia, per rivalsa, sta chiudendo a suo volta i cieli?
Sì, lo sta facendo verso tutti i Paesi che le vietano di decollare, di atterrare e il sorvolo. Questo significa, tra le altre cose, che i viaggi tra l’Europa e l’Asia non potranno attraversare lo spazio aereo russo. Questi viaggi, dunque, saranno più lunghi e più costosi per i vettori, per la maggiore spesa di carburante.

I biglietti aerei aumentaranno di prezzo?
Difficile prevederlo. Certamente Russia e Ucraina sono Paesi strategici per la produzione e la distribuzione di energia. Se il mondo venisse investito da un nuovo shock energetico a causa di una lunga guerra, se i costi di gas e petrolio dovessero impennarsi, le compagnie aeree dovranno sopportare costi aggiuntivi importanti.

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Eppure in Russia un movimento anti-Putin e anti-guerra sta crescendo

lunedì, Febbraio 28th, 2022

di Giulia Belardelli

“In Russia c’è un movimento importante che rifiuta questa guerra, è contro la violenza e si batte contro la continua manipolazione della realtà da parte di Vladimir Putin. È un movimento trasversale, composto da giovani e meno giovani, che riguarda il centro ma anche le periferie, il mondo accademico ma non solo. È un’atmosfera, un sentimento, che include fasce sempre più ampie della popolazione, che malgrado la propaganda martellante sentono che da questa invasione non può nascere nulla di buono per loro e per il loro futuro”.

Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e Letteratura russa all’Università Cattolica di Brescia e Milano, è in contatto costante con i suoi colleghi universitari in Russia, e si è fatto un’idea molto precisa di come una parte della società stia reagendo alla guerra di Putin.

“Tra gli intellettuali che conosco, le parole che maggiormente si sentono sono: vergogna, crimine, dolore. Sono parole che ritroviamo nelle molte petizioni contro la guerra pubblicate in questi giorni, mentre è in corso una mobilitazione – dentro e fuori la Rete – che coinvolge docenti, artisti, scrittori, programmatori informatici. È un fenomeno che non riguarda solo Mosca, San Pietroburgo o le grandi città, ma è diffuso un po’ dappertutto, anche in provincia laddove sembra che nulla si muova. Non è la maggioranza della popolazione, certo, ma è una parte importante dell’opinione pubblica russa. Ed è una parte che è destinata a crescere”.

Fin dal primo giorno dell’invasione, giovedì scorso, migliaia di manifestanti sono scesi in strada per protestare contro una guerra che definiscono “fratricida”. Le autorità hanno risposto al solito modo: arresti, arresti e ancora arresti. Secondo la ong Ovd-Info, sono quasi 5.800 le persone arrestate durante azioni contro la guerra a partire dal 24 febbraio. Alle manifestazioni di piazza si uniscono le proteste – via social e non solo – di nomi e volti noti sulla scena russa, da Oxxxymoron (uno dei rapper più famosi del Paese) a Yuri Shevchuk (frontman della rock band dell’era sovietica DDT), fino a Elena Kovalskaya (la direttrice artistica del Centro teatrale e culturale Meyerhold di Mosca, che si è dimessa in segno di protesta dopo l’invasione). E poi ci sono le “figlie di”, che hanno fatto notizia per la loro opposizione alla guerra malgrado parentele ingombranti: nomi come Yelizaveta Peskova (figlia del portavoce di Putin, Dmitri Peskov), Sofia Abramovich (figlia dell’oligarca e miliardario russo Roman Abramovich), Tatiana Yumasheva (figlia dell’ex presidente Boris Eltsin, colui che consacrò Vladimir Putin come successore). E ancora gli sportivi – come la pallavolista Ekaterina Gamova, il tennista Andrey Rublev e il calciatore Fedor Smolov – e giornalisti come Aleksandr Archangel’skij. Anche nella Duma, il parlamento russo, qualcosa si è mosso: due deputati del Partito Comunista – Mikhail Matveev e Oleg Smolin – hanno pubblicamente chiesto a Putin di fermare le ostilità.

“A esprimere la loro contrarietà a questa guerra sono anche personaggi che continuano a definirsi patriottici, che dicono: non porterei mai la bandiera di un altro Paese, ma quello che stiamo facendo non ha giustificazione”, sottolinea Dell’Asta, che invita a leggere le parole di Olga Sedakova (forse la più grande poetessa russa vivente) scritte alla vigilia dell’invasione:

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Il rublo crolla sui mercati, volano petrolio e grano

lunedì, Febbraio 28th, 2022

di  Huffpost Italia

Qualche ora di calma apparente, poi nella quinta notte di guerra in Ucraina hanno ricominciato a suonare le sirene: esplosioni, incendi, fughe nei rifugi anche alla vigilia degli attesi colloqui di Gomel, in Bielorussia, tra i rappresentanti di Kiev e Mosca. Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sentirà oggi gli alleati per valutare il prossimo passo. E l’Onu torna a riunire il Consiglio di Sicurezza per proporre – annuncia il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – una tregua per evacuare donne e bambini.   A tremare, dopo le nuove sanzioni alla Russia e la minaccia nucleare evocata da Vladimir Putin sono stati soprattutto i mercati: il rublo ha ceduto quasi il 30% sul dollaro sulle piazze asiatiche, i future a Wall Street hanno perso fino al 3%, il petrolio è schizzato al Wti fino a  un +7,5% a 98,46 dollari al barile. Il Rublo è in forte calo anche all’avvio del mercato ufficiale di Mosca dopo che la Banca centrale ha ritardato di tre ore le contrattazioni. La valuta scambia in forte flessione. Attualmente per un dollaro sono necessari 90 rubli (-8%). Strangolate dalle sanzioni molte banche russe, con il 50% delle riserve della banca centrale di Mosca congelate nelle casseforti dei Paesi del G7. Anche i prezzi delle materie prime alimentari sono schizzati: entrambi i paesi sono infatti grandi produttori di grano le cui quotazioni sui mercati internazionali salgono dell’8,7%%. Avanzano anche il mais (+5%) e la soia (+3.9%). Così, la Banca centrale della Russia ha alzato il tasso di riferimento al 20%. Secondo l’agenzia Bloomberg, la Banca centrale russa ha motivato la decisione con il drastico “cambiamento delle condizioni esterne. L’aumento dei tassi si è reso necessario per rendere più attraenti i depositi”. Il governatore della banca russa parlerà alle ore 16 di Mosca. L’Ue chiude alla Russia anche i cieli, blindando gli spazi aerei dei Paesi membri e presto potrebbe farlo anche per i porti.   Attacchi sono stati segnalati nella notte su Kiev e Kharkiv, tutti respinti secondo le fonti ucraine. Un missile russo – riferiscono i media ucraini – ha colpito un condominio, un asilo e un negozio nel centro di Chernihiv provocando un incendio. Una donna è rimasta ferita. Bombardamenti ha denunciato intanto la Russia ne Donbass, “i peggiori degli ultimi mesi”, “con vittime civili e infrastrutture danneggiate”. La cronaca registra anche la fuga dagli arresti domiciliari, dove si trovava con l’accusa di alto tradimento per aver sostenuto i separatisti del Donbass, l’oligarca amico di Putin Viktor Medvedchuk, considerato il suo uomo a Kiev. Il suo legale ha fatto sapere che “si trova in un posto sicuro a Kiev”. I russi avrebbero intanto dato alle fiamme un museo di storia a Ivankiv, a nord di Kiev, in cui si celebravano gli eroi ucraini.   La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen insiste: “Vogliamo l’Ucraina nell’Unione europea”. Nella notte parla al telefono con il presidente ucraino. Volodymyr Zelensky riferisce anche su Twitter di una conversazione telefonica con il premier britannico Boris Johnson e con il presidente polacco Andrzej Duda.

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Paul Kennedy: «L’economia della Russia non reggerà, come fu per l’Urss: è l’errore di Putin»

lunedì, Febbraio 28th, 2022

di Massimo Gaggi

Lo storico: «Il presidente russo è cambiato: ora più che Bismarck sembra il Grande dittatore del film di Chaplin»

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NEW YORK — «L’attacco all’Ucraina isola Putin su tutti i fronti: all’Onu come davanti all’Europa, mentre perfino il Kazakistan, stretto alleato di Mosca, rifiuta di mandare truppe in Ucraina. Guai, per lui, anche in casa: abbiamo visto tutti le scene del Consiglio di sicurezza russo e di come il presidente ha liquidato i tentativi, anche di uomini molto vicini a lui, di convincerlo a dare un’altra chance al negoziato. Non credevo, poi, che a Mosca e San Pietroburgo potessero inscenare proteste così tanti russi nonostante la dura repressione. Ma, al di là della condanna mondiale, Putin sta commettendo lo stesso errore dell’Unione sovietica di 40 anni fa: uno sforzo bellico sproporzionato rispetto alla realtà economica del suo Paese. Oggi può mettere a ferro e fuoco l’Ucraina, ma alla fine non credo che uscirà vincitore dalla sfida che ha lanciato».

Autore di molti saggi, a partire dal celeberrimo Ascesa e declino delle grandi potenze nel quale fin dalla metà degli anni Ottanta aveva previsto la caduta dell’Urss per overstretch (la terra dei soviet dissanguata dal trasferimento delle sue scarse risorse all’apparato bellico), tre mesi fa, in un’intervista al Corriere , lo storico Paul Kennedy, convinto che la Cina per ora non prenderà con la forza Taiwan, si era detto, invece, molto preoccupato per l’Europa: «Putin ha un’ossessione ideologica sull’Ucraina, vuole difendere la cultura russa nell’ex Urss ed è convinto di avere un ruolo speciale nel destino della Russia. Una combinazione molto pericolosa». Torniamo dallo storico di Yale ora che la sua profezia si è avverata.

Oggi Putin gestisce con feroce determinazione un attacco che ha preparato meticolosamente: sfida un Occidente mosaico di democrazie con interessi spesso divergenti e una Nato arrugginita e burocratizzata. Le sanzioni, se funzionano, daranno risultati tra mesi: adesso c’è solo l’eroica resistenza degli ucraini.
«Putin ci sembra forte perché ha speso il 70 per cento del bilancio del suo Paese per costruire nuovi missili, navi e aerei. Ma l’economia russa ha basi molto fragili. Oggi questo non appare con evidenza perché Mosca vive sui suoi sterminati giacimenti di petrolio e gas, oltre che sulle riserve di grano. È difficile, quindi, varare sanzioni di efficacia immediata. Quelle decise, comunque, morderanno nei prossimi mesi. Per ora l’attacco all’Ucraina continua, ma in esso Putin sta probabilmente gettando l’80 per cento delle sue forze militari effettive. Non so per quanto sia sostenibile e le sanzioni, col tempo, cominceranno a mordere. Invadendo un Paese sovrano, lui, in realtà, sta dando nuovo vigore alla Nato e alla Ue: le fa ringiovanire».

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Ian Bremmer: «Una minaccia seria come a Cuba 1962, serve una via di fuga dall’escalation»

lunedì, Febbraio 28th, 2022

di Massimo Gaggi

Putin e la minaccia del nucleare, il politologo Usa: «È la mossa di un leader con le spalle al muro. Occorre concedere qualcosa che gli consenta di fare un passo indietro senza perdere la faccia»

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Il gelido scacchista è diventato un giocatore di poker disperato che rischia il tutto per tutto? Bluffa? Quanto è seria la minaccia nucleare di Putin? «È seria» risponde il politologo Ian Bremmer, fondatore e capo di «Eurasia», principale centro Usa di ricerche sui rischi internazionali. «Non è la Terza guerra mondiale, ma è la minaccia molto seria di un leader con le spalle al muro: stavolta ha sbagliato i calcoli, ma non può tornare indietro. E allora alza la posta. Credevamo che il mondo non avrebbe più rischiato un conflitto nucleare, che non ci sarebbero state più crisi come quella dei missili sovietici a Cuba. Invece siamo tornati al 1962».

C’è un calcolo razionale nella sua mossa o, visto anche il suo linguaggio brutale, Putin ha perso il senso della misura e la capacità di analisi? Un Bismarck che si è trasformato, dice lo storico Paul Kennedy sul «Corriere», in un leader dogmatico, quasi allucinato?
«Sicuramente chi ha conosciuto il Putin calcolatore freddo ma lucido, oggi non lo riconosce. Effetto dei due anni di isolamento? È malato? Non lo sappiamo. Di certo non sembra più avere la capacità di analisi di un tempo. Credo che la sua reazione, l’allerta nucleare, abbia due motivi dietro i quali ci sono due suoi errori: da un lato la sottovalutazione della compattezza dell’Occidente e dell’efficacia delle sanzioni economiche che si stanno materializzando. La banca centrale russa rischia di non poter attingere alle sue riserve, il rublo crolla, la gente è in fila davanti ai Bancomat per ritirare i suoi soldi. Sono cose che dal suo bunker non aveva previsto e che lo spaventano. Il secondo fattore è la resistenza degli ucraini. Anche qui ha sbagliato i calcoli. Ma non può tornare indietro». GUERRA IN UCRAINA: LE ANALISI

Fino a ieri si diceva che le sanzioni sono inefficaci, ora sembra che siano più pericolose dei cannoni. L’Occidente ha sbagliato a sostenere l’Ucraina con rappresaglie che possono strangolare l’economia russa?
«No, non ha sbagliato. Anzi, Biden e l’Europa si sono mossi bene e sono rimasti compatti: davanti a un attacco senza precedenti bisognava reagire con le sanzioni economiche più dure, una volta escluso l’intervento militare diretto. Ma al tempo stesso andava lasciata aperta un’uscita di sicurezza: qualcosa che possa consentire a Putin di fare un passo indietro senza perdere la faccia, una volta capito che ha sbagliato i calcoli».

Fare concessioni a un aggressore che conduce un attacco così feroce?
«Be’, certamente sarebbe stato più facile cercare una via di uscita prima dell’attacco, ma adesso si tratta di non peggiorare le cose. La resistenza ucraina offre una possibilità. La Russia sta usando solo una parte delle truppe ammassate intorno all’Ucraina. Ha la forza militare di chiudere la partita, ma dovrebbe fare un massacro a Kiev e nelle altre città: decine di migliaia di civili morti e dopo sarebbe davvero impossibile negoziare. Sarebbe come aver usato l’arma nucleare. Rischiamo di finire in una strada senza ritorno. Torniamo alle sanzioni. Perché si adottano? In Iran volevamo far cadere il regime degli ayatollah. Non ci siamo riusciti, ma quello era l’obiettivo. Vogliamo fare cadere Putin? Lui sa di essere il bersaglio ed è pronto a giocare anche carte estreme».

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Guerra Russia-Ucraina, ultime notizie: l’allerta nucleare di Putin e l’inizio dei negoziati, oggi

lunedì, Febbraio 28th, 2022

di Francesco Battistini, Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Paolo Foschi

Le news sulla guerra, in diretta: partono i colloqui fra le delegazioni di Mosca e Kiev, sullo sfondo c’è lo spettro della guerra nucleare evocata da Putin. Crollano le quotazioni del rublo, la Banca centrale russa alza i tassi a un livello senza precedenti

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• Spiragli e minacce nucleari: sono i segnali contrastanti nella guerra tra Russia e Ucraina. Attesa per l’avvio dei colloqui fra Mosca e Kiev , a Chernobyl: qui l’articolo dell’inviato Francesco Battistini
• Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato ieri la messa in stato di allerta del sistema di deterrenza nucleare, minacciando «conseguenze come non se ne sono mai viste nella storia», in risposta all’inasprimento delle sanzioni contro la Russia: qui Paolo Valentino spiega perché lo ha fatto .
• L’offensiva militare russa sembra aver perso slancio, a causa della imprevista resistenza non solo delle truppe regolari ucraine, ma anche dei volontari che si sono arruolati per difendere le proprie città.

• L’Italia ha annunciato l’invio di armi all’Ucraina e di uomini in Romania per rafforzare il fianco Est della Nato.
• I i mercati finanziari sono in forte tensione, mentre gli effetti delle sanzioni iniziano a colpire l’economia russa, con il rublo in caduta libera: qui l’analisi di Federico Fubini.
Le motivazioni della crisi sono spiegate in questo approfondimento
.

* * *

Ore 8.30 – I negoziati partiranno tra due ore, dice la Russia
La delegazione ucraina è attesa a Gomel, in Bielorussia, per l’avvio dei colloqui con Mosca tra un’ora e mezza o due ore. Lo annuncia il capo negoziatore russo citato dall’agenzia Tass.

Il ministero degli Esteri ucraino ha pubblicato la foto del tavolo negoziale – ancora vuoto.

Ore 8.25 – La Russia: «Preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzya»
Il ministro della Difesa russo ha affermato di aver conquistato il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhya. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti. Non ci sono conferme ufficiali da parte delle autorità ucraine.

Ore 8 – La Banca centrale russa rialza i tassi al 20%, il rublo crolla
In un altro segno tangibile dell’impatto delle sanzioni occidentali sull’economia e sull’assetto finanziario di Mosca, la Banca centrale della Russia ha alzato il tasso di riferimento di 10,5 punti, raggiungendo il livello – senza precedenti – del 20%, motivando la decisione con il drastico «cambiamento delle condizioni esterne. L’aumento dei tassi si è reso necessario per rendere più attraenti i depositi».

Come ricordato poco più sotto, dati pesanti si registrano sulle quotazioni del rublo, mentre la Borsa di Mosca aprirà oggi in forte ritardo.

Intanto le nuove sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina ed i timori di una crisi energetica pesano sulle quotazioni del gas in Europa: ad Amsterdam il prezzo sale del 35,72%, a Londra si registra un aumento del 25,32%.

Ore 7.50 – Kiev: «Mosca ha rallentato l’offensiva». La Russia: «Supremazia aerea su tutta l’Ucraina, Kiev usa i civili come scudi umani»
La Russia ha «rallentato il ritmo dell’offensiva», secondo quanto afferma l’esercito ucraino in una nota ufficiale.

La capitale Kiev resta al momento sotto controllo ucraino; le attività sono riprese dopo il lungo coprifuoco notturno, con la circolazione della metropolitana e degli altri mezzi pubblici, per quanto meno frequenti del solito, l’apertura dei negozi. Al momento, resta confermato un coprifuoco a partire dalle 10 di sera e fino alle 7 del mattino.

La Russia, in un comunicato ufficiale, ha invece affermato di avere il controllo aereo di tutta l’Ucraina, e ha negato che ci siano blocchi per l’uscita della popolazione civile dalla capitale, Kiev: «Gli abitanti possono lasciare la città, ma le autorità ucraine usano i civili come scudi umani».

Ore 7.45 – Gli aiuti militari dell’Italia all’Ucraina
(Fiorenza Sarzanini) Missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni: sono le armi che l’Italia invierà in Ucraina. Il decreto del governo è pronto, sarà approvato questo pomeriggio. E la novità riguarda proprio il rapporto diretto con Kiev. Gli armamenti saranno ceduti «alle autorità governative ucraine», come è specificato nel provvedimento. La Nato dovrà occuparsi soltanto della consegna logistica. Un segnale forte che arriva mentre i primi 1.350 militari sono pronti a partire per l’Ungheria e la Romania, così come il materiale bellico. Una scelta fatta con il via libera dell’Unione Europea, dopo i colloqui del premier Mario Draghi con il presidente Volodymyr Zelensky, che ha convinto l’Italia ad essere tra i primi Stati dell’Ue a chiudere lo spazio aereo alla Russia. (Qui l’articolo completo)

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Il paradosso dello Zar

domenica, Febbraio 27th, 2022

Augusto Minzolini

L’epica sovietica aveva un’icona: la battaglia di Stalingrado. Quell’episodio è il paradigma dell’eroismo riconosciuto sia dalla Russia comunista, sia da quella nazionalista, che ha rispolverato la bandiera con l’aquila bicipite nera dei Romanov. Ebbene, non è detto che i tornanti di una guerra imprevedibile non trasformino oggi Kiev in una nuova Stalingrado. Con gli ucraini nei panni dei russi di ieri e i russi di oggi nel ruolo dei nazisti. Gli ingredienti ci sono tutti: c’è la guerra patriottica di popolo invocata dal presidente Zelens’kyj; c’è la battaglia cruenta che potrebbe trasformarsi in uno scontro casa per casa; ci sono gli eroismi solitari, a cominciare dall’episodio del soldato che si fa saltare in aria per bloccare i carri armati; c’è la presunzione dei generali russi di stravincere in un giorno che ricorda quella dello stesso segno dei generali tedeschi; e c’è la disperazione degli ucraini che è stretta parente di quella dei soldati dell’armata rossa di allora. Le due città si trovano sullo stesso parallelo, Stalingrado, cioè Volgograd, a 1300 km ad est di Kiev e, per uno scherzo della Storia, coincidono pure le date: l’assedio cominciò nel 1942 e terminò nel febbraio del 1943. Esattamente 80 anni fa.

Il paragone aleggia in queste ore. Vladimir Putin che è l’anello di congiunzione tra le due Russie – l’uomo che con un piede in quella comunista di un tempo si è inventato quella nazionalista di oggi – ne è quantomai consapevole. Anche lui si è cibato di quell’epica, di quella retorica. E in una guerra tutta mediatica come quella a cui stiamo assistendo, il paragone potrebbe rivelarsi esiziale per far pendere la narrazione dalla parte di Zelens’kyj.

Kiev-Stalingrado rappresenta, infatti, il paradosso di Putin: lo Zar al Cremlino celebra l’eroismo degli assediati di Stalingrado, mentre a Kiev si ritrova appiccicata addosso l’immagine odiosa degli assedianti. È l’immagine che più teme. Quella che ha dato spunto ai ritratti irriverenti che lo raffigurano con i baffetti e il ciuffetto del fuhrer. Ed è il racconto a cui tenta di reagire e di sfuggire, mettendo al centro degli obiettivi dell’invasione dell’Ucraina, non per nulla, la «denazificazione» del Paese. Dimenticando, però, che l’uomo simbolo della resistenza di Kiev, Volodymyr Zelens’kyj, è ebreo.

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L’Occidente non può cedere al ricatto di un dittatore

domenica, Febbraio 27th, 2022

Giordano Bruno Guerri

La storia non fa sconti. Come nella vita di un individuo, ogni azione ha conseguenze – benigne o maligne – che possono trascinarsi per decenni, nel caso della storia secoli. Basta un esempio antico: l’evangelizzazione bizantina di oltre un millennio fa, fece dell’attuale Ucraina una terra di cristiani-ortodossi, condizione che avrebbe favorito il suo entrare nell’orbita di quella che oggi chiamiamo Russia, invece di quella che oggi chiamiamo Europa occidentale. Con la guerra in corso, l’esempio più calzante e spesso richiamato è l’accordo di Monaco del 1938: sgomenti e timorosi per l’aggressività di Adolf Hitler, i governanti democratici occidentali scelsero di cedere su tutta la linea alle pretese del dittatore nazista. Speravano che avrebbe finito per accontentarsi, rinunciando a altre pretese. Sappiamo bene che non fu così, e sul mondo piombò lo sfacelo della Seconda guerra mondiale. In ogni tempo i dittatori Vladimir Putin lo è, con le accortezze di moderne alchimie pseudodemocratiche hanno la caratteristica di perdere il contatto con la realtà, in genere nel momento del loro maggiore successo. A quel punto vogliono realizzare, nell’arco di una breve vita (Putin quest’anno ne compirà 70), progetti smisurati che li consegnino definitivamente alla storia dei loro popoli. Una volta che Putin avrà ottenuto ciò che vuole con l’Ucraina, com’è accaduto con la Cecenia, aumenterà e accelererà la sua volontà di ricostituire una Grande Russia, già ce ne sono i segnali. È per questo motivo che la reazione del mondo occidentale Europa e Stati Uniti all’aggressione dell’Ucraina appare debole, insufficiente. Certo non si deve ricorrere a un intervento armato, che avrebbe molte probabilità di sfociare nella Terza guerra mondiale. Ma non si può neanche limitarsi a sanzioni deboli e insufficienti a fermare l’aggressore, o almeno a scoraggiarlo da altre iniziative. È stata ventilata l’idea di ammettere immediatamente senza pastoie burocratiche l’Ucraina nell’Unione Europea, anche se non nella Nato, e questa sarebbe una risposta forte, fortissima. Invece non si è ancora fatto ricorso, nemmeno, all’esclusione della Russia dal sistema Swift, che impedirebbe a quello Stato tutte le transazioni finanziarie internazionali. Perché? Perché ne riceverebbero un danno grave anche i Paesi occidentali. A fermarci basta il timore per cui mettere troppo decisamente i bastoni fra i cingoli dei carri armati russi, porterebbe a uno smisurato aumento dei costi del gas, o addirittura a una mancanza dei rifornimenti. Sarebbe un disastro per noi, certo, ma la storia e l’esperienza insegnano che quando di cede a un ricatto, il ricattatore non si accontenta, ne propone uno ancora più pesante, e poi un altro pesantissimo, in una spirale senza fine.

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Anonymous sfida Putin, offline il sito del Cremlino. Hacker contro tv russe: trasmettono canzoni ucraine

domenica, Febbraio 27th, 2022

di Ansa

La cyber-offensiva di Anonymous lanciata nei confronti della Russia accelera e manda in tilt i principali siti governativi di Mosca, Cremlino e ministero della Difesa compresi. All’avanzata dei carri armati in Ucraina, il movimento di hacker risponde con l’attacco digitale provando a far tacere i mezzi di propaganda russi e garantendo, invece, la miglior connessione online del popolo ucraino. “Abbiamo mandato offline i siti governativi – le parole del collettivo – e girato le informazioni ai cittadini russi in modo che possano essere liberi dalla macchina della censura di Putin”.

Già ieri Anonymous era riuscito a mandare offline il sito del Cremlino, ma solo per un breve periodo di tempo. Contemporaneamente aveva annunciato di aver bucato i database del ministero della Difesa, diffondendo poi i dati prima che Twitter cancellasse il post e che il Cremlino smentisse la notizia. Oggi, invece, l’attacco massiccio frontale, confermato poi dallo stesso portavoce del governo Dmitri Peskov. “Siamo sotto attacco – ha detto – il sito è offline”.

Oltre al Cremlino, Anonymous ha offuscato anche il sito del ministero della Difesa e di altre istituzioni. Secondo numerosi media, inoltre, su alcune tv russe hackerate sarebbero andate in onda canzoni tipiche dell’Ucraina. Ma l’offensiva del collettivo internazionale ha preso di mira anche quello che chiamano il “fantoccio di Putin”, ossia il “dittatore ceceno Kadyrov”. “Ha preso la decisione di affiancare le forze cecene in Ucraina – si legge in un messaggio di Anonymous – Per questo abbiamo mandato offline il sito della Repubblica cecena”. “Anonymous – continua il collettivo – rispetta il popolo russo che manifesta contro il loro governo. Voi siete noi e noi siamo voi! Anonymous rispetta i liberi combattenti dell’Ucraina! Voi siete noi e noi siamo voi!”.

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