Archive for Giugno, 2021

Sanità: tac, risonanze ed ecografi obsoleti. Cosa si rischia e quali macchine evitare

mercoledì, Giugno 30th, 2021

di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Per la diagnosi delle malattie gravi i macchinari andrebbero sostituiti dopo 5 anni. Dall’ultimo rapporto del ministero della Salute risulta che in Italia in media negli ospedali pubblici e privati convenzionati il 36% dei macchinari ha più di 5 anni e il 32% oltre 10. Le ragioni sono note: attrezzature obsolete espongono il paziente a più radiazioni e a diagnosi meno precise. L’obsolescenza incide anche sui tempi di indisponibilità delle apparecchiature per l’aumento dell’incidenza dei guasti e malfunzionamenti con tac, risonanze e mammografi: ambulatori che si fermano e costi di manutenzione che crescono (il documento della Corte dei Conti del 2017).

Macchina vecchia e macchina nuova: differenze

L’Associazione italiana degli ingegneri clinici precisa che non esiste un riferimento univoco su quella che dovrebbe essere l’età di riferimento dei macchinari e che, per ciascuna tipologia, occorre fare valutazioni specifiche. In ogni caso da una lunga lista di esempi elaborati dall’Aiic per Dataroom emerge che:
1. la differenza di radiazioni fra una Tac con meno di 10 anni di vita e una di ultima generazione arriva fino all’80%; l’esame si svolge più rapidamente per la velocità di rotazione del tomografo e la diagnosi è più approfondita per la capacità del macchinario di vedere meglio il cuore tra un battito e l’altro, come pulsa il cervello (neuroperfusione) e di individuare con estremo dettaglio le lesioni oncologiche.
2. Una risonanza magnetica all’avanguardia dà una migliore qualità di immagini in tempi inferiori e un maggiore comfort perché diminuisce il senso di claustrofobia del paziente.
3. Un mammografo con meno di 5 anni permette di effettuare biopsie in 3D più precise perché l’immagine viene ottenuta con la tomosintesi, ossia la mammella viene vista da diverse angolazioni grazie a un’acquisizione a strati: ciò consente di esaminare parti di tessuto che altrimenti rischiano di essere nascoste.
4. I nuovi acceleratori lineari per la radioterapia irradiano la parte malata con più precisione salvando i tessuti sani. Inoltre permettono di utilizzare le nuove tecniche di radioterapia a intensità modulata, che significa subire una minore dose di raggi e una netta riduzione dei tempi di trattamento nelle sedute.

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Canada, a Vancouver la temperatura sfiora 50 gradi: decine di morti

mercoledì, Giugno 30th, 2021

In Canada nuovo record di caldo estremo, per il terzo giorno consecutivo: 49,5 gradi sono stati registrati a Lytton, un villaggio a nordest di Vancouver, nel bel mezzo di un’ondata di calore che sarebbe all’origine di decine di morti improvvise segnalate negli ultimi giorni nella regione.

Un’emergenza che ha costretto il dipartimento di polizia a ridistribuire decine di agenti e a chiedere di chiamare il 911 solo per le emergenze perché i decessi legati al caldo avevano esaurito le risorse in prima linea e ritardato i tempi di risposta.CHIUDI ✕

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Da Salman Rushdie e Riccardo Muti: chi resiste ai guardiani del nuovo oscurantismo

mercoledì, Giugno 30th, 2021

Una buona notizia, anzi due: se anche persone miti, intellettuali moderati e comunque poco inclini all’agonismo ideologico e refrattari allo scontro come Salman Rushdie e Riccardo Muti, allora, forse, speriamo, il predominio finora indisturbato dei pasdaran del nuovo oscurantismo comincia a scricchiolare, e la nuova, intollerante polizia del pensiero troverà sacche di opposizione e di resistenza sinora non previste.

Rushdie, più di trent’anni fa inseguito dalla fatwa lanciata dall’ayatollah Khomeini e braccato da stuoli di fanatici fondamentalisti, ha finito di scrivere un libro, “Languages of Truth”, in cui scrive: “Sento che il vecchio apparato religioso della blasfemia, dell’Inquisizione, dell’anatema, tutto questo potrebbe essere sulla via del ritorno sotto forma laica”. E ancora, ne scrive Giulio Meotti sul “Foglio”: “Sostengo che un a società aperta debba consentire l’opinione che alcuni membri di quella società possono trovare spiacevoli; altrimenti, se accettiamo di censurare i sentimenti sgradevoli, entriamo nel problema di chi dovrebbe avere il potere di censura. Chi ci proteggerà dai guardiani”. Concetti chiari, che fino a poco sembravano scontati dentro un orizzonte di rifiuto liberale della censura, del bavaglio alle idee, della messa a bando del dissenso. Ma ora, chiari non lo sono più.

E anche Riccardo Muti, in una bella intervista ad Aldo Cazzullo del “Corriere”, sembra oramai preso dalla stessa insofferenza per l’avanzare imperioso e arrogante del Regno della Stupidità Universale: “Con il Metoo, Da Ponte e Mozart finirebbero in galera.

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Come lo ha creato così lo distrugge

mercoledì, Giugno 30th, 2021

Altro che complotti nazionali, internazionali, dei poteri forti visibili e invisibili, dei giornali a servizio dei loro padroni e dei loro indicibili interessi, insomma tutte le chiacchiere di questi mesi, il vero “Conticidio” lo ha fatto Beppe Grillo. Plateale, chiaro: il suo blog come luogo del delitto, la postura sprezzante, irriverente, come il titolo “una bozza e via”, le parole come una fucilata, quel “non ha visione politica né capacità manageriale”, che non lascia spazio e interpretazioni e margini di mediazione.

Così, con un sonoro vaffa, l’Elevato dall’Elevato, con la stessa disinvoltura con cui fu fatto ascendere per due volte a palazzo Chigi, viene messo alla porta, come accade nei movimenti padronali, carismatici, dove uno vale tutti e chi crea, distrugge. Anzi crea e distrugge senza dover rendere conto di coerenza e incoerenza, compreso il clamoroso ritorno della piattaforma Rousseau, che per primo era stata proprio Grillo a mettere in discussione. Accade spesso alle leadership cooptate, quando il cooptato si mette in testa di far fuori il cooptante, col suo permesso o quando lo sfida senza permesso, in fondo lo abbiamo già visto con Berlusconi, questione di “quid”. Si chiama, banalmente, consenso che, per quanto residuale, ammaccato, ridotto, Beppe Grillo ha dimostrato di avere, perché quantomeno lo ha misurato nel decennio che ha trasformato l’anti-politica in sentimento diffuso, per l’altro è tutto da dimostrare. Può piacere o non piacere, si può condividere o non condividere, ma tecnicamente, non si è mai visto il parricidio col consenso del padre, in un movimento coreano come tasso di democrazia. Perché solo la democrazia rende contendibili le leadership.

Nelle parole di Grillo, che riserva a uno dei suoi le carezze che ha sempre riservato agli avversari – se invece di un post fosse stato un video ci sarebbero state urla e pugni sul tavolo, perché Grillo è Grillo, sono le sue modalità, – colpisce proprio questo: praticamente spiega che è un incapace colui al quale è stato affidato, anzi, ha affidato il governo del paese per ben due volte. Perché se servono visione politica e capacità manageriale per guidare i Cinque Stelle, con tutto il rispetto a maggior ragione occorrono per guidare l’Italia e se uno non ce l’ha oggi, non ce l’aveva neanche prima. E allora povera Italia. Se, come diceva il saggio, in ogni critica c’è un’autobiografia, questo licenziamento con o senza giusta causa di Conte, rappresenta la più grande autocritica involontaria, in rabbia veritas, che mai si sia vista nella storia recente, mica male.

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Finto link su WhatsApp per scaricare il Green Pass, così ci fregano i soldi. Alert della Polizia postale

mercoledì, Giugno 30th, 2021

Alert della Polizia Postale su un falso messaggio WhatsApp nel quale si fa riferimento a un link per scaricare il Green Pass. “In questo link puoi scaricare il certificato verde Green Pass Covid-19 che ti permette liberamente di muoverti in tutta Italia senza mascherina”. È questo il testo del messaggio su cui la polizia raccomanda di “fare molta attenzione”. Cliccando sul link, infatti, l’ignaro utente viene catapultato su una finta pagina istituzionale con numerosi loghi simili agli originali. Proseguendo nella navigazione sul sito, all’utente viene richiesto di inserire i propri dati personali e bancari con l’obbiettivo di utilizzarli fraudolentemente. La Polizia Postale, “raccomanda sempre di fare molta attenzione ai link indicati nei messaggi e di aprirli solo dopo averne accertato la veridicità della fonte di provenienza. Non inserire mai i propri dati personali, soprattutto quelli bancari”. 

IL TEMPO

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Covid, ecco le cinque terapie contro il virus. L’Ema: «Pronte entro l’anno»

mercoledì, Giugno 30th, 2021

Angela Barbieri

L’Unione europea «incoraggia» il mondo della cultura e gli Stati membri a utilizzare gli strumenti disponibili, come il certificato digitale Covid, per facilitare la riapertura del settore. L’esortazione è arrivata dalla commissaria Ue per la Cultura, Mariya Gabriel, alla presentazione delle linee guida per la riapertura, citando anche altri strumenti come la piattaforma Re-Open Eu, l’app Cultural Gems o il marchio di sicurezza per il turismo. Il green pass, ha detto Gabriel, sarà «essenziale per supportare la ripresa delle attività e della mobilità in tutta Europa», mentre «numerosi esperimenti pilota hanno dimostrato che pochi casi di Covid-19 sono stati associati a trasmissione durante eventi culturali».Nel frattempo, Bruxelles ha inviato una lettera agli Stati membri invitandoli ad attuare «il prima possibile, entro il primo luglio», le raccomandazioni aggiornate sulle regole per i viaggi, proprio per garantire l’operatività del Green Pass. Ai Paesi è stato chiesto di garantire le persone completamente vaccinate e guarite, l’unità delle famiglie e l’applicazione delle colorazioni della mappa Ecdc. E lo stesso esecutivo comunitario ha pubblicato le linee guida per la ripresa delle attività culturali e creative, descrivendo «un momento in cui la situazione epidemiologica migliora e le campagne di vaccinazione stanno accelerando, gli Stati membri stanno gradualmente riaprendo luoghi e attività culturali». Le linee guida raccomandano tra l’altro che la revoca delle restrizioni sia «strategica e graduale», la previsione di protocolli d’azione in caso di contagi, la promozione della vaccinazione di chi lavora. Ancora, agli spettatori può essere richiesta prova di test negativo e/o vaccinazione e/o guarigione, e i dati di contatto in caso sia necessario un tracciamento.
Mentre guarda alla riapertura culturale, l’Ue annuncia anche che cinque terapie contro il Covid-19 «potrebbero essere presto disponibili», quattro con anticorpi monoclonali in fase di revisione continua da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), una con immunosoppressore di cui estendere l’autorizzazione alla commercializzazione. Il portafoglio di farmaci contribuirà all’obiettivo di avere almeno tre nuove terapie autorizzate entro ottobre ed eventualmente altre due entro la fine dell’anno, ha sottolineato la Commissione.
Nel frattempo, l’allarme per la variante Delta rimane alto. Dopo che l’Australia ha dovuto imporre nuovi lockdown localizzati e restrizioni, e il Regno Unito ha rinviato la riapertura generale, la Francia ha annunciato che il ceppo rappresenta «circa il 20% dei nuovi contagi diagnosticati».

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La crisi del Movimento 5 Stelle minaccia Mario Draghi: Beppe Grillo potrebbe attaccare pure il Governo

mercoledì, Giugno 30th, 2021

Franco Bechis

Il colpo di testa di Beppe Grillo non colpisce solo il Movimento 5 stelle e le bimbe forse inconsolabili di Giuseppe Conte. Mette nei guai Enrico Letta e il suo Pd, e può cambiare anche la navigazione di Mario Draghi, agitando non poco le acque nei prossimi mesi. Il segretario del Pd aveva infatti giocato gran parte della sua scommessa sull’alleanza non tanto con i 5 stelle, ma con l’ex premier che pensava li avrebbe guidati. Letta non si è chiesto quale mandato avesse Conte  per chiudere con lui le possibili alleanze elettorali a Napoli e in Calabria (anche a Bologna, ma lì è stato decisivo Massimo Bugani), e ora rischia di trovarsi con un pugno di mosche. Conte non aveva infatti alcun mandato, non essendo nemmeno iscritto al M5s, e con la mossa di Grillo ora anche quegli accordi scricchiolano e non hanno fondamento politico certo. Vero che su Napoli c’è anche la firma di Luigi Di Maio, che però ha seguito Conte pensandolo come il nuovo leader e non ha voluto ostacolarlo davvero. Ma c’è un altro terremoto alle porte, perché liquidando Conte ora Grillo ha messo in moto la procedura per la nomina di un nuovo direttorio come ai vecchi tempi, che è una soluzione certo organizzativa ma non politica. Ed è invece di spazio e azione che ha bisogno il fondatore del movimento per fare digerire a militanti ed eletti questa clamorosa rottura che non andrà giù a gran parte di loro con un semplice alka-seltzer. E lo spazio non c’è finché sono tutti murati all’interno della maggioranza di unità nazionale che accompagna il governo Draghi.

Dovessi fare una scommessa oggi punterei le mie fiches su un Papeete bis di inizio agosto, questa volta con Grillo a preparare il mojito: per assorbire il contraccolpo di questa rottura e ridare una rotta al suo movimento, è probabile che dopo il divorzio da Conte sia necessario aggiungere quello da Draghi. Una mossa che in un momento sicuramente delicato per il M5s ricompatterebbe le sue varie anime e anche buona parte dei sostenitori, chiudendo la lunga parentesi governista. Ne soffrirebbe sicuramente qualcuno (di sicuro Luigi Di Maio), ma si riaprirebbero le porte per Alessandro Di Battista e per tutti i parlamentari (fra cui Nicola Morra e Barbara Lezzi) che si sono messi fuori non votando la fiducia all’esecutivo Draghi. Non lasciare sola Giorgia Meloni all’opposizione potrebbe dare anche qualche vantaggio nei sondaggi, in attesa delle mosse di Conte, ma soprattutto farebbe riaffiorare le radici anti-sistema del movimento, che nessuno solo qualche tempo fa avrebbe mai immaginato sorreggere un esecutivo guidato da uno con la storia di Draghi.

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Ecco perché le nostre case hanno perso un terzo del loro valore durante la pandemia

mercoledì, Giugno 30th, 2021

GIACOMO GALEAZZI

ROMA. Apparentemente è un paradosso del Covid. Nell’anno e mezzo nel quale gli italiani hanno trascorso più tempo fra le mura domestiche a causa della pandemia, il valore delle case è nel frattempo crollato. A inquadrare il calo del mercato immobiliare sono, gli indicatori economici analizzati degli esperti del settore che lo spiegano con la complessiva frenata in tutti i comparti.
Debolezza
Il primo semestre 2021 si è chiuso con 93 mila aste immobiliari in tutta Italia. Una cifra in aumento dal primo semestre 2020, che si era concluso con 48.333 aste per effetto del Covid. Rispetto ai dati dello stesso semestre del 2019, però, c’è ancora una certa debolezza: il calo, rispetto alle 131mila aste dei primi sei mesi del 2019, è del 28,9%. Secondo i dati raccolti da Reviva, la prima startup specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari, il crollo dei numeri si unisce a quello del valore economico degli immobili, ossia la somma dell’offerta minima del valore per partecipare all’asta. Nel 2021, siamo a 12 miliardi, contro i 16,3 miliardi del 2019.
Crisi economica
«I segnali sono positivi, da settembre si prevede un incremento fisiologico delle aste, dovuto principalmente al venir meno della sospensione delle aste aventi ad oggetto la prima casa del debitore che è in vigore da oltre un anno», osserva Giulio Licenza, co-fondatore di Reviva. «La sfida del settore sarà quella di sostenere le vendite e i prezzi, perché aumenterà notevolmente l’offerta di immobili in asta, mentre la domanda è calata a causa della crisi economica. Positivo è che il mercato delle aste ha un enorme margine di crescita: pesa per circa il 10% rispetto al mercato libero. Quindi spostare anche il 2% degli acquirenti all’asta significherebbe aumentare del 20% le aggiudicazioni di immobili in asta». 

LA STAMPA

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La faida grillina non turba Draghi: “Concentrati sui piani del governo”

mercoledì, Giugno 30th, 2021

Carlo Bertini

ROMA. «No basta, noi ora usciamo attaccando Grillo, poi passiamo tutti nel partito che farà Giuseppe», minacciano nelle chat che ribollono alcuni esponenti 5stelle del sottogoverno, “tendenza Conte”. Subito stoppati dagli altri: «No, fermi, così rischiate di perdere i posti nei ministeri. Aspettate che nasca una forza autonoma e poi uscite fuori…». Ecco il caos, tanto per dare un’idea dei riflessi sull’esecutivo. Dove all’apice regna però la compostezza più assoluta, quella del premier.

Non drammatizzare, seguire a distanza la questione, aspettare di vedere quale sarà la sua evoluzione, tenendo conto che tutti finora hanno garantito il massimo appoggio al governo: questa la postura di Mario Draghi di fronte allo spettacolo della giostra impazzita dei grillini. Uno spettacolo che riserverà ulteriori passaggi, quindi calma e gesso, il governo a questo stadio non può fare nulla. Draghi la pensa allo stesso modo di Letta sul travaglio del Movimento, che va guardato con rispetto ma che non metterà a rischio il governo. Casomai il leader dem è più preoccupato sugli effetti politici di questa guerra. E’ durante una delle sue riunioni a Palazzo Chigi con le parti sociali, che Draghi viene a sapere che Beppe Grillo ha appena liquidato in malo modo Giuseppe Conte. Ma nelle sue interlocuzioni, il presidente preferisce soffermarsi sui risultati del governo, come l’intesa raggiunta con le parti sociali sul lavoro. Questa è una dinamica interna a un partito, è il suo pensiero, vediamo che evoluzione avrà, la questione non va drammatizzata eccessivamente. «Il presidente sta lavorando intensamente sul programma sul quale si è impegnato – rimarcano da Palazzo Chigi – e si è registrato un progresso importante sul tema del lavoro, grazie all’intesa tra tutte le parti». Insomma, è concentrato sulla soluzione dei problemi, più che su altro. Alla calma olimpica di Draghi, non turbato dalle convulsioni dei grillini, che pure contano il maggior numero di parlamentari, fa da contraltare il terrore degli alleati di governo. Tranne uno. Matteo Renzi è lesto a lanciare un tweet sardonico, «tutto bene e tutto come previsto», a conferma di quanto va dicendo da tempo il leader di Italia Viva, e cioè che «i grillini sono finiti». I più preoccupati sono quelli della fantomatica coalizione di centrosinistra Pd, M5s e Leu, che non ha più alcun orizzonte davanti se non una guerra tra bande. I ministri dem temono che questo caos possa avere effetti sul varo delle riforme che servono ad avere i fondi del Pnr, sull’immagine dell’Italia in Europa. E se Renzi, come ammette Ettore Rosato, è convinto di aver fatto bene a scaricare Conte per far posto a Draghi, visto che è lo stesso Grillo a sentenziare che l’ex premier «non ha visione politica», i suoi amici del Pd non vogliono fare la parte di quelli dell’“avevamo ragione noi a prendere le distanze dai 5stelle”. Ma lanciano una mozione di orgoglio, «ora è il momento della responsabilità e di lavorare sul Pd», taglia corto con i suoi il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini.

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Destra e populismo: la lezione che viene dalla Francia

mercoledì, Giugno 30th, 2021
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di   Ernesto Galli della Loggia

Ha ragione Antonio Polito quando sul Corriere di ieri ha visto nel risultato della consultazione elettorale in Francia una lezione per il populismo, e dunque anche per i partiti di casa nostra a cui quel termine si attaglia più o meno bene. E naturalmente soprattutto per quelli di destra: non solo perché i sondaggi continuano a darli sulla cresta dell’onda, ma anche perché evidentemente il dato clamoroso della sconfitta di Marine Le Pen riguarda loro più da vicino.

Il primo insegnamento da trarre riguarda la collocazione internazionale. Sembra venuta l’ora che Salvini e Meloni si chiedano quale reale vantaggio (legittimo, inutile aggiungere…) essi possono sperare di ottenere dal loro ormai pluriennale flirt con regimi come quello ungherese, polacco o russo.Se intendono rappresentare la maggioranza dell’elettorato italiano, credono davvero che tale elettorato possa nutrire grandi simpatie per governi clericali fino al parossismo come quello di Varsavia o per un autocrate prepotente come Orbán? Davvero credono che la maggioranza del loro elettorato sia disposta a mollare l’antico ancoraggio atlantico per correre tra le braccia di Putin, carceriere e avvelenatore dei suoi avversari politici? Ancora: che cosa mai potremmo avere da guadagnare noi italiani, mi chiedo, dal guardare con indulgente simpatia i nazisti di Alternative für Deutschland?

E che senso ha impegnarsi in tali compromettenti vicinanze solo perché tutti questi signori sono contro l’aborto, l’omosessualità e il troppo vacuo democraticismo di Bruxelles? Non è la dimostrazione tra l’altro di un’assurda subalternità politico-culturale, laddove pure agli occhi della destra italiana dovrebbe essere evidente che il muro di schede che ad ogni elezione ricaccia invariabilmente indietro la Le Pen si deve anche alla profonda diffidenza che un elettorato occidentale — pure se di destra, pure se conservatore — prova istintivamente verso l’idea che dovremmo sentirci più vicini a Budapest o a Mosca che a Madrid e a Londra?

Il secondo insegnamento che viene dalla Francia riguarda il modo di fare opposizione. E ancora una volta vale l’esempio del Rassemblement lepenista che come ogni populismo non ha fatto che alimentarsi della contrapposizione più o meno gridata e frontale, della messa sotto accusa dell’establishment in qualsiasi circostanza. Ma il responso delle urne francesi mostra che tutto ciò oggi non paga, lo ha già accennato Polito; non paga più come sembrava pagare ieri. Se è vero infatti che in tutta Europa il Covid ha significato la presa d’atto dei pericolosi squilibri creati dalle politiche economico-sociali degli ultimi trent’anni, a tutto ciò in Italia si è aggiunta l’ormai generale consapevolezza dei mali che ci portiamo appresso da più tempo ancora e che dopo un ventennio di stagnazione minacciano di strangolarci. La scuola, la giustizia, la pubblica amministrazione, il fisco, la sanità: in pratica non c’è un solo comparto della nostra vita associata e statale che non richieda interventi di risanamento vasti e incisivi, anche duri verso posizioni acquisite e interessi protetti.



Il Paese lo sente, e sente sempre più urgente il bisogno di impegnarsi in un rinascita complessiva e di lunga lena. Ha voglia e necessità di essere chiamato a traguardi importanti. Ma tutto questo significa una cosa precisa: che oggi opporsi non basta (con Draghi al governo poi!). Che questo non è più il tempo dei vaffa e dei vituperi, e neppure delle genericità, dei buoni propositi e delle vaghezze riformatrici buttate in pasto al pubblico tanto per dire qualcosa. Oggi è il tempo delle proposte concrete e dei progetti ambiziosi ma ragionati, è il tempo delle cifre e del calcolo dei tempi di attuazione. Ma quale contrasto ahimè tra una prospettiva simile e ad esempio le candidature che per le prossime elezioni cittadine la destra sta mettendo in campo contro la sempre più scialba burocrazia politica della sinistra. Davvero qualcuno pensa di convincerci, ad esempio, che artefice della resurrezione di Roma possa essere un focoso tribuno radiofonico come il finto professor Michetti, fortunato venditore di consulenze amministrative alle più varie burocrazie dell’universo ministeriale e assimilato?

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