Archive for Ottobre, 2020

Sparatoria davanti alla chiesa: ferito prete ortodosso a Lione

sabato, Ottobre 31st, 2020

Federico Giuliani

Dopo Nizza tocca a Lione: attimi di terrore in Francia, dove un prete ortodosso è stato ferito a colpi di arma da fuoco nei pressi di una chiesa.

L’autore del gesto, che ha utilizzato un fucile a canne mozze, è in fuga.

Spari su un prete ortodosso

Il prete, di nazionalità greca, 52 anni e padre di famiglia, è stato colpito intorno alle 16 mentre era “in procinto di chiudere la sua chiesa”. Era cosciente quando sono arrivati i soccorsi ma versa in gravissime condizioni. I media francesi hanno aggiunto che l’uomo, prima di essere trasportato in ospedale, sarebbe riuscito a dire che non conosceva il suo aggressore. Gli abitanti della città hanno sentito due spari. “Gli hanno sparato due volte allo stomaco”, ora è in rianimazione, ha aggiunto una fonte della polizia.

Il ministero dell’Interno francese ha diramato una nota in cui avverte la cittadinanza che è tuttora in corso un’operazione di polizia nel settimo arrondissement della città di Lione. In questo momento, ha sottolineato Le Progrés, un significativo dispiegamento di forze di sicurezza è presente in rue du Père Chevrier, vicino alla una chiesa greca nel quartiere Jean Macé dove è avvenuta l’aggressione. Il perimetro è stato transennato dalla polizia, che sta ancora cercando l’assalitore.

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Nuovo Dpcm, stretta su negozi e “zone rosse”. Convocato d’urgenza il Cts. Sul lockdown si decide l’8 novembre

sabato, Ottobre 31st, 2020

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Il governo ha convocato un Comitato tecnico scientifico d’urgenza per le 18. Resistere una settimana per provare a scongiurare il lockdown totale con chiusure mirate di città, intere aree metropolitane, attività.

È questa la linea del governo imposta dal premier Giuseppe Conte per fermare i contagi da Covid 19. Nelle riunioni lo ha ripetuto più volte: «Abbiamo introdotto misure restrittive il 25 ottobre, adesso dobbiamo aspettare gli effetti almeno per quindici giorni».

E dunque il nuovo Dpcm arriverà entro l’8 novembre, a meno che prima non ci sia un’impennata della curva epidemiologica.

In questi 7 giorni saranno comunque presi provvedimenti proprio sulla base dei numeri dei nuovi positivi e soprattutto della tenuta delle strutture sanitarie.

Le terapie intensive — che sono l’indicatore primario dell’andamento dell’epidemia — continuano a reggere, anche se sono in sofferenza in alcune Regioni. Per questo il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari Regionali Francesco Boccia lavorano con la protezione civile per favorire un alleggerimento con la possibilità di trasferire i pazienti anche in altre Regioni.

Il rischio del lockdown totale

È la misura che il governo vuole scongiurare, soprattutto per i timori legati all’economia, ma anche alla tenuta del tessuto sociale. La decisione sarà comunque presa a ridosso dell’8 novembre, 15 giorni dopo la scelta di chiudere bar e ristoranti alle 18 e limitare gli spostamenti delle persone.

Milano «zona rossa», si decide lunedì

La scelta sarà fatta lunedì dopo l’incontro del governatore Attilio Fontana con i sindaci della Lombardia. Esclusa la possibilità di mandare in lockdown soltanto Milano, il provvedimento sarebbe allargato all’area metropolitana e ad altre zone dove il numero di contagiati continua ad aumentare. Il presidente della Lombardia insiste con il governo di voler attendere gli effetti delle misure che erano state prese prima del Dpcm del governo.

Le 5 Regioni a rischio

Altri provvedimenti di chiusura riguarderanno le 5 Regioni dove l’indice di trasmissione Rt è andato oltre l’1,5. Oltre alla Lombardia, nella lista ci sono Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano. Ma altre zone sono «sotto osservazione».

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I contagi crescono ancora: 31.758. Boccia: “Stop in alcuni territori”

sabato, Ottobre 31st, 2020

Francesca Galici

I nuovi casi rilevati quest’oggi dalle Asl nazionali sono in tutto 31.758, frutto del processamento di 215.886 tamponi.

L’incidenza dei nuovi positivi al coronavirus sul numero di tamponi testati, quindi, risulta essere del 14,7%. Si segnalano 297 morti e 5.859 guariti. Non si arresta l’aumento dei posti letto occupati nei reparti ospedalieri, che oggi hanno avuto un incremento di 1.069 unità, con un aumento di 97 pazienti Covid in terapia intensiva.

Non si esclude “la necessità di una, due, tre settimane di stop in alcuni territori, perché l’indice Rt non è uguale dappertutto”. Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia.

IL GIORNALE

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Coronavirus, la “scelta dolorosa” di medici e anestesisti: “In emergenza, precedenza a chi ha più possibilità di farcela”

sabato, Ottobre 31st, 2020

L’Italia come la Svizzera? Anche nel nostro Paese, in una situazione di grande emergenza come quella che stiamo attraversando, si scontrano necessità e scarsità di risorse. Così medici e anestesisti italiani – come quelli elvetici – prendono atto, in un documento congiunto, che di fronte a una situazione epidemiologica in rapido peggioramento potrebbe essere necessaria una scelta dolorosa: dare la precedenza in terapia intensiva “a chi potrà ottenere grazie ad essa un concreto, accettabile e duraturo beneficio”. “Rischia di succedere di nuovo” quanto visto a marzo, si legge nel documento e scatta l’allarme. 

I criteri di scelta – Detto in altri termini, se le persone bisognose di supporto respiratorio supereranno i posti disponibili, gli ospedali saranno costretti a privilegiare chi avrà più possibilità di farcela, non solo in base all’età del paziente. Ci sono anche altri fattori da considerare: “la gravità del quadro clinico, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti”, si legge nel documento sottoscritto dalla Federazione nazionale dei medici (Fnomceo) e dalla Società italiana di anestesia (Siaarti). 

Assistenza per tutti – Chi non è in condizioni di essere sottoposto al trattamento intensivo oppure ha poche possibilità di miglioraramenti clinici rispetto ad altri pazienti non verrà comunque abbandonato a se stesso, “dovendo il medico sempre provvedere a porre in atto le valutazioni e l’assistenza necessaria affinché l’eventuale progressione della patologia risulti il meno dolorosa possibile e soprattutto sia salvaguardata la dignità della persona”, si precisa comunque nel protocollo. 

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È morto Sean Connery Addio al leggendario 007

sabato, Ottobre 31st, 2020

Francesco Curridori

Il mondo del cinema perde il suo James Bond più famoso e amato dal pubblico. Sean Connery è morto oggi all’età di 90 anni ma aveva concluso la sua carriera già nel 2003. Da allora si è dato alla politica impegnandosi per l’indipendenza della sua Scozia dal resto del Regno Unito.

I difficili anni dell’infanzia

Connery nasce nel 1930 ad Edimburgo da padre irlandese e madre scozzese, gente povera ma onesta. Così Sean antepone il lavoro allo studio che, comunque, non è mai stata la sua passione. “A 13 anni ho lasciato definitivamente la scuola e ho fatto mille lavori con in testa una sola idea, forse comune ai bambini di allora: andare in guerra”, spiegherà in un’intervista l’attore scozzese che ha avuto una carriera militare molto breve. Entra in Marina a 16 anni ma, dopo solo tre anni, viene congedato a causa di un’ulcera. In questo periodo si fa tatuare sulle spalle le scritte: ‘Mum and Dad’ e ‘Scotland forever’ e, poi, accetta i lavori più svariati, tra cui il lucidatore di bare. Nel 1953 partecipa al concorso di Mister Universo classificandosi terzo ma aveva già iniziato a recitare due anni prima in un musical, South Pacific, in scena a Londra. Nel 1958 è protagonista, insieme a Lana Turner, nel film Estasi d’amore – Operazione Love.

Il successo con i film di James Bond

Il successo internazionale inizia nel 1962 quando Connery viene scritturato per la parte di James Bond, l’agente segreto inglese nato dalla penna dello scrittore Ian Fleming. Un successo che l’attore mal digerisce. “È inutile che mi paragonino a James Bond. Bond è inglese e io sono scozzese. E gli inglesi non mi piacciono affatto perché sono scozzese”, dice con una punta d’orgoglio, nel 1965, in un’intervista rilasciata a Oriana Fallaci mentre sta girando Agente 007 – Thunderball. E ancora: “Mi arrabbio quando mi chiedono se vorrei essere James Bond, se assomiglio a James Bond, se devono chiamarmi Connery o Bond”.

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Covid, gli scienziati Usa: «La casa è il luogo dove il virus corre più velocemente, ecco come proteggersi»

sabato, Ottobre 31st, 2020

di Michele Galvani

La diffusione del Covid-19 «tra i membri di una famiglia è comune e si verifica molto rapidamente dopo l’insorgenza della malattia»: lo sostiene un nuovo studio dei “Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie”. Dunque, attenti alle palestre, ai mezzi di trasporti, ai locali certo. Ma secondo la ricerca, è la «casa il posto dove il virus corre più velocemente», quindi la persona esposta o sospettata di avere Covid-19 «dovrebbe essere isolata prima di essere sottoposta al test e prima che i risultati dei test siano pronti, in modo da proteggere gli altri in casa», si legge nello studio appena pubblicato vnel “Rapporto settimanale sulla mortalità del CDC”, americano.

Covid, il virologo Silvestri: «Niente panico e niente lockdown, sta arrivando la cavalleria degli anticorpi»

Covid, un ceppo mutato in estate starebbe causando la seconda, disastrosa, ondata

«Poiché il pronto isolamento delle persone con il virus può ridurre subito la trasmissione domestica, le persone che sospettano di avere il Covid dovrebbero isolarsi, rimanere a casa e, se possibile, utilizzare una camera da letto e un bagno separati», scrive un team di ricercatori Usa. Inoltre, tutti i membri della famiglia «dovrebbero indossare sempre mascherine negli spazi comuni», spiegano ancora nello studio, che ha seguito passo passo 101 persone inizialmente infettate da Covid-19 a Nashville, Tennessee, e Marshfield, Wisconsin, tra aprile e settembre. Circa 6 mesi di test per capire come il virus si fosse diffuso.

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Covid, mezza Italia fuori controllo ma la chiusura slitta. Conte: «Eventuale lockdown solo il 9 novembre»

sabato, Ottobre 31st, 2020

di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili

Gli ospedali si stanno riempendo di pazienti Covid, il sistema è a rischio. Il dato dei nuovi casi positivi sfonda un altro traguardo psicologico, 30.000, la percentuale sui tamponi eseguiti è ben al di sopra del 10 per cento ed è un campanello d’allarme. L’Rt (l’indice di trasmissione che misura la velocità dell’epidemia e che dovrebbe restare sotto a 1) è peggio del previsto, oscilla tra un minimo di 1,49 e un dato medio di 1,7. Tutte le Regioni sono sopra a 1, addirittura Lombardia e Piemonte sono rispettivamente a 2,16 e 2,09, Bolzano a 1,96, il Molise a 1,86, la Valle d’Aosta a 1,89. Più distante il Lazio a 1,51. Secondo la cabina di regia del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, che ha presentato il nuovo report settimanale, sono 11 le Regioni ad alto rischio di trasmissione non controllata.

Scenario 4, ecco tutte le misure (lockdown compreso) che possono scattare subito

E tornando alla situazione di ieri, in un giorno ci sono stati altri 95 posti occupati in terapia intensiva (totale 1.746). Sempre secondo il report, «questa settimana per la prima volta è stato segnalato il superamento in alcuni territori della soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica (40 per cento)». Eppure, in questo scenario molto preoccupante, vi sono alcuni timidissimi segnali che spingono a frenare la decisione che porta a un lockdown immediato. In primis, i dati del report settimanale ancora non registrano l’effetto dell’ultima stretta del Dpcm di sabato scorso. Inoltre, i dati sulle 24 ore di ieri sono molto brutti, ma non quanto ci si potesse aspettare: una settimana fa il numero dei casi positivi raddoppiava costantemente, da due o tre giorni l’incremento è attorno al 60-70 per cento. Per capirci, prendendo come riferimento sempre i venerdì: 9 ottobre 5.372 nuovi casi positivi, 16 ottobre 10.010 (quasi il doppio dunque), 23 ottobre 19.143 (poco meno del doppio di sette giorni prima). Oggi ci si poteva aspettare almeno 36-37mila casi, sono stati invece 31.084: tantissimi, ma meno dello scenario peggiore.

Video

Anche i morti sono molti – 199 – ma comunque non c’è un incremento che viaggia in proporzione al numero di casi, anche se va sempre ricordato che prima aumentano i positivi, poi i ricoveri, infine i decessi.

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La seconda ondata “investe” il Governo

sabato, Ottobre 31st, 2020

Il 21 luglio scorso, al termine di un negoziato estenuante proseguito per quattro giorni e quattro notti, Giuseppe Conte vince la partita della vita. L’Italia si aggiudica la fetta più grande delle risorse europee: ben il 28 percento dei 750 miliardi previsti dal Recovery Fund. 

“Il Governo è forte: la verità è che l’approvazione di questo piano rafforza l’azione dell’esecutivo” annuncia trionfalmente il premier. E perfino Giorgia Meloni (che di certo non è una che le manda a dire) è costretta a riconoscere il successo del primo ministro: “Si è battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici”.

È la consacrazione di una leadership sbocciata all’insegna del camaleontismo: prima professore perfetto “sconosciuto” sprovvisto persino di un account social, poi avvocato del popolo per conto dell’alleanza sovran-populista e infine alfiere dell’Europa capace di rassicurare paternalisticamente gli italiani e di frenare l’avanzata della destra. 

Una popolarità suffragata dalle elezioni Regionali di settembre. Nelle urne non soltanto non si concretizza la disfatta che in molti preannunciavano ma la maggioranza giallorossa si scopre perfino più forte.  

Così il “contismo”, nuovo fenomeno politico-culturale, raggiunge il suo apogeo. Tuttavia, come ci mostra l’ultima rilevazione SWG, l’acme del consenso potrebbe coincidere con l’inizio della discesa. 

Sondaggio Swg. Che voto darebbe
Sondaggio Swg. Che voto darebbe a…

Lo scrisse Machiavelli 500 anni fa, ma la lezione è più che mai attuale: la fortuna è uno di quei fiumi rovinosi che “quando s’adirano allagano e’ piani, ruinano gli alberi e gli edifizii”. E l’unico modo che gli uomini hanno a diposizione per proteggersi dalle piroette della sorte è costruire argini e ripari “in modo che, crescendo poi, o egli andrebbano per uno canale, o l’impeto loro non sarebbe né si licenzioso né si dannoso”. 

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Covid, come evitare i contagi: dalla spesa ai mezzi pubblici, ecco cosa fare

sabato, Ottobre 31st, 2020

di Silvia Turin

Covid, come evitare i contagi: dalla spesa ai mezzi pubblici, ecco cosa fare

Il rischio zero non esiste, specie in un contesto epidemiologico in cui i contagi continuano ad aumentare, ma al netto del rispetto delle norme contenute nei decreti e nelle ordinanze in vigore, come possiamo vivere con meno rischi possibili una quotidianità che è ancora fatta di lavoro, spostamenti, scuola, incontri e necessità pratiche come quelle di prendere i mezzi o fare la spesa?

I fattori di rischi da non sottovalutare

Sappiamo che i luoghi «privilegiati» per il contagio sono la casa, i posti di lavoro, i trasporti pubblici, i ristoranti, i centri commerciali, ma le variabili specifiche che distinguono le situazioni sono numerosissime. I parametri generali, però, ormai sono noti e indicano come fattori che aumentano il rischio i posti chiusi, affollati e scarsamente ventilati. Contano anche elementi come il tempo di permanenza e le attività che svolgono i soggetti presenti. Ecco che allora le nostre azioni devono essere improntate a ridurre la compresenza di pericoli in una dato momento: possiamo aumentare le distanze, arieggiare i locali, diminuire il tempo di permanenza se non ci sentiamo sicuri o passare del tempo in compagnia all’aria aperta. Tutto senza mai scordare le tre regole fondamentali che dipendono da ognuno di noi: mantenere la distanza, lavare (o disinfettare) frequentemente le mani, indossare sempre la mascherina ben calzata su naso e bocca. Per salvaguardare noi stessi (quando siamo in contesti meno protetti) o gli anziani e le persone deboli, possiamo scegliere di indossare una mascherina di tipo Ffp2 al posto della classica mascherina chirurgica.

Prima e dopo la scuola

Nelle scuole e nelle università sono in vigore i protocolli di sicurezza. In aggiunta a queste norme, in un periodo come questo, dove l’epidemia dilaga, sarebbe buona abitudine indossare la mascherina anche in classe quando si è seduti al proprio posto, ricordandosi che parlare ad alta voce, urlare o cantare sono attività ritenute a forte rischio contagio. Sotto la lente, più che la trasmissione in aula, c’è il tempo prima e dopo le lezioni. Che cosa si può permettere? I bambini possono giocare tra loro all’aria aperta in un contesto distanziato, senza accalcarsi e tenendo le mascherine. «All’aperto il rischio è bassissimo, a meno che i bambini non si tocchino — spiega Antonella Viola, ordinaria di Patologia generale all’Università di Padova —. Nel pomeriggio, invece, si dovrebbero limitare i contatti con persone che non sono dello stesso nucleo familiare». «Unica eccezione potrebbe essere quella di piccoli ritrovi di uno o due amichetti, compagni di classe — aggiunge Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene e medicina preventiva all’Università Statale di Milano —, in modo da mantenere una “bolla” che non si allarghi troppo in caso di contagio». Per i più piccoli è meglio limitare quindi la socialità extrascolastica, visto che sotto i sei anni le mascherine non sono obbligatorie, lo scambio di giochi è infatti all’ordine del giorno e le manine spesso finiscono in bocca.

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Lockdown, non più se ma come e quando

sabato, Ottobre 31st, 2020

Il problema non è il se, ma il come e il quando. Il governo è pienamente avviato verso un nuovo giro di restrizioni per arginare la marea dei contagi. Oggi 31.084, in cinque giorni, da lunedì, quasi 122 mila, per un trend in continua ascesa e che non vede segnali di inversione, con la prospettiva di arrivare venerdì prossimo a sfiorare una cifra doppia. E’ per questo che al governo si ragiona non più sull’opportunità o meno di procedere a un ulteriore giro di vite, ma come farlo. 

Le strade aperte davanti a Giuseppe Conte sono tre. La prima prevede il lockdown, probabilmente non tetragono come quello della scorsa primavera, ma poco ci manca. Le misure sono quelle previste dal quarto scenario dello studio dell’Istituto superiore di sanità: chiusura delle scuole, ulteriori limitazioni se non chiusura di bar e ristoranti, chiusura di altre categorie di attività commerciali, possibili limiti alla mobilità regionale, limitazione di contatti sociali. La seconda un massiccio intervento per determinare zone rosse locali, a livello comunale, provinciale e in extrema ratio regionale. Zone limitate a cui applicare un dispositivo di norme da lockdown, dalle quali non si potrebbe uscire se non per comprovate esigenze di necessità. La terza prevede un mix delle prime due: un’ulteriore stretta, ma più morbida, nell’intero Paese unita alla creazione di zone rosse territoriali.

Nel governo la situazione è accesa. Conte è stato costretto a convocare un vertice con i capidelegazione e Lucia Azzolina dedicato alle scuole. Mentre la ministra dell’Istruzione, supportata dal Movimento 5 stelle e da Italia viva, impugnerebbe senza esitare le ordinanze regionali ulteriormente restrittive sulle classi poste in didattica a distanza e non vuol sentir parlare di uno stop a livello nazionale, per il Partito democratico e per Roberto Speranza l’asticella è stata ormai superata, e andrebbero al contrario incentivati i governatori delle Regioni più a rischio a procedere in tal senso.

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