Archive for Agosto, 2020

Fico: «Basta scontri sulla scuola. Il Recovery fund? Daremo noi l’indirizzo»

lunedì, Agosto 31st, 2020

di Emanuele Buzzi

Presidente Fico, quanto rischia il Paese sulla scuola?
«La scuola è troppo importante per diventare un terreno di scontro. Avviare l’anno scolastico in sicurezza deve essere obiettivo comune: mi riferisco a governo, forze politiche, regioni ed enti locali, ma anche presidi e docenti. Dobbiamo remare tutti dalla stessa parte: stiamo parlando della formazione, della crescita e del futuro dei ragazzi e quindi del Paese. Non è un tema di propaganda».

La ministra Azzolina è sotto attacco.
«Ci tengo a esprimere la mia solidarietà alla ministra per gli insopportabili e squallidi insulti sessisti ricevuti, che niente hanno a che vedere con la contrapposizione politica».

Riapre anche la Camera: cosa si aspetta da questa seconda parte della legislatura?
«Un lavoro intenso e articolato, a partire da Recovery fund e legge di Bilancio. Abbiamo la responsabilità di gestire le risorse per costruire un futuro solido e dare slancio al Paese. Sarà importante avere più spazio per le leggi di iniziativa parlamentare».

Ci sono stati troppi decreti in questi mesi?
«Ho spesso criticato l’eccessivo ricorso ai decreti, ma la situazione straordinaria di emergenza vissuta ne ha senza altro giustificato l’adozione rispondendo al dettato costituzionale. Mi auguro comunque che superata questa fase ci sia un giusto equilibrio. Voglio sottolineare che il Parlamento non si è affatto limitato a ratificare: è intervenuto in modo incisivo sui principali decreti economici durante la crisi, apportando modifiche profonde, spesso condivise dall’intero arco parlamentare».

Rating 3.00 out of 5

Andrea Crisanti: «La verità sui dati e il mio piano per i tamponi»

lunedì, Agosto 31st, 2020

di Andrea Crisanti*

Andrea Crisanti: «La verità sui dati e il mio piano per i tamponi»

Andrea Crisanti

In Italia durante le ultime due settimane il numero di persone positive al test per il coronavirus è aumentato di giorno in giorno fino a sfiorare questa settimana la soglia di 1.500 casi (clicca qui per tutti i dati e le mappe). Questa ripresa della trasmissione virale che interessa tutto il territorio nazionale sembra sia alimentata da comportamenti di socializzazione diffusi prevalentemente tra i giovani (ma non solo) e da casi di importazione. Il virus si diffonde sfruttando il comportamento sociale dei singoli: più persone si incontrano e più aumenta la probabilità di infettarsi. È successo a chi ha frequentato assiduamente luoghi affollati e discoteche senza adottare precauzioni. Ora abbiamo raggiunto lo stesso numero di casi che leggevamo con apprensione nel bollettino della Protezione civile quando sotto l’onda d’urto di centinaia di morti al giorno è stato decretato il lockdown su scala nazionale. Questa ripresa della trasmissione presenta tuttavia delle differenze rispetto a quanto abbiamo osservato durante i terribili mesi di febbraio, marzo e aprile (è sotto gli occhi di tutti): la maggior parte delle persone infette sono giovani in grande maggioranza asintomatici o con sintomatologia molto lieve. E, cosa confortante, il numero delle persone ricoverate nei reparti Covid e rianimazione aumenta di poche unità al giorno senza mettere sotto pressione il sistema sanitario. La comunità scientifica, i media e tutti gli italiani si chiedono cosa stia succedendo. Autorevoli scienziati argomentano che il virus sia mutato, si sia indebolito e che dunque l’emergenza sia finita. Altri raccomandano prudenza e incoraggiano a non abbassare la guardia e giustificano invece lo stato di emergenza. I numeri dei pazienti ricoverati in rianimazione e le persone che purtroppo ancora muoiono di Covid-19 sono diventati vessilli di opposte fazioni scientifiche e politiche.

Rating 3.00 out of 5

Rientro a scuola, in classe senza mascherina. E per i prof quella trasparente

lunedì, Agosto 31st, 2020

di Gianna Fregonara

Rientro a scuola, in classe senza mascherina. E per i prof quella trasparente

Giù le mascherine in classe, quando gli studenti sono seduti al proprio banco monoposto e distanziati di un metro. La regola varrà per tutti, dai 6 anni fino alla maturità. Oggi, nella riunione prevista nel pomeriggio, il comitato tecnico scientifico confermerà l’orientamento di queste ultime settimane sull’uso della mascherina a scuola. Gli alunni devono indossarne una – anche di stoffa – quando entrano ed escono, quando vanno in bagno, per arrivare in mensa e anche nell’intervallo. Ma durante le lezioni possono toglierla. Per gli insegnanti invece il Cts prescrive mascherine chirurgiche (che saranno a disposizione di ogni scuola, come il disinfettante) o anche mascherine trasparenti, come quelle per i non udenti, che permettono agli altri di vedere la bocca e l’espressione del volto, purché abbiano tutte le certificazioni di legge E’ possibile dunque che questi dispositivi non siano disponibili per il 14 settembre. E se la situazione dovesse peggiorare, alla vigilia della ripresa il Cts potrebbe proporre regole anti contagio più stringenti per alcune zone del Paese.

L’emergenza

Cosa succederà in classe realmente? Gli insegnanti potranno togliere la mascherina mentre spiegano: per questo è stata prevista una distanza di due metri tra la cattedra e il primo banco, per permettere di stare senza coperture sul volto che impedirebbero di lavorare come si deve. E se un piccolo alunno dovesse aver bisogno per un’emergenza: un pianto, un problema con un compito? L’insegnante si può avvicinare anche se il bambino non ha la mascherina, l’importante che ce l’abbia il docente e che si lavi le mani dopo aver aiutato l’alunno.

Rating 3.00 out of 5

Exploit di Draghi tra i leader, piace al 53% degli italiani

domenica, Agosto 30th, 2020
Exploit di Draghi tra i leader, piace al 53% degli

Mario Draghi esordisce al terzo posto nella classifica dei leader più apprezzati dagli italiani. Secondo un sondaggio di Demos & Pi per il quotidiano Repubblica, l’ex presidente della Bce – al centro dell’attenzione dopo l’intervento al Meeting di Rimini – è promosso dal 53% degli intervistati.

Davanti a Draghi c’è il governatore del Veneto Luca Zaia con il 54% di valutazioni positive (erano il 56% a giugno) e, al primo posto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, promosso dal 60% degli italiani a fronte del 65% di giugno. Appena fuori dal podio la leader di FdI, Giorgia Meloni, che guadagna terreno passando dal 41 al 44%. Seguono il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, stabile al 43%, e il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, in calo dal 43 al 41%. Al settimo posto si piazza il ministro della Salute Roberto Speranza, in crescita dal 38 al 40%; ottava è la leader radicale Emma Bonino, che passa dal 39 al 40% di apprezzamento, e nono è il segretario della Lega Matteo Salvini, stabile al 39%. Chiude la top ten il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che scende dal 37 al 35%.

Appaiati al 33% ci sono il governatore del Lazio e segretario del Pd Nicola Zingaretti, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Rating 3.00 out of 5

“Se passasse il No, nulla verrebbe più cambiato”

domenica, Agosto 30th, 2020

“Se passasse il No, nulla verrebbe più cambiato. In particolare non verrebbe più cambiata neppure la legge elettorale. Con il Sì ci resta almeno la speranza”. La costituzionalista Lorenza Carlassare spiega così, in un’intervista a “La Repubblica”, perché voterà Sì al referendum sul taglio dei parlamentari.

“Una rappresentanza distorta, come quella che ci veniva fornita da leggi elettorali che la Corte Costituzionale ha bocciato, altera l’esito della consultazione popolare e altera di conseguenza la democrazia. La volontà degli elettori non risulta in nessun modo rispettata e soprattutto risulta irrilevante”, rileva Carlassare.

Rating 3.00 out of 5

Il canto del cigno degli anticasta

domenica, Agosto 30th, 2020

Cattive notizie per i professionisti dell’anti-Casta: se si dà retta ai sondaggi (che più di una volta sbagliano), dalle urne referendarie uscirà vittorioso il “Si”. A quel punto loro, i campioni della cosiddetta anti-politica, che si sono ritagliati un ruolo fustigando il Palazzo e denunciandone gli abitanti, rischieranno di trovarsi disoccupati, oppure dovranno cambiare rapidamente registro. Già, perché il taglio dei parlamentari svuoterà quel poco rimasto in fondo al giacimento dei privilegi, al barile dei bonus, al forziere dei benefit e al pozzo delle prebende che un tempo alimentavano l’invidia sociale nei confronti degli “onorevoli”. Ma oggi di “onorevole”, nel rappresentare il popolo, è rimasto ben poco. Nell’ultimo ventennio siamo passati dal tracotante “lei non sa chi sono io” a un prudentissimo “che non si sappia in giro”, perché far parte degli eletti può rappresentare un boomerang. Confida Lucio Malan, senatore perbene, che quando fa i versamenti in banca gli impiegati lo guardano con sospetto, nemmeno fosse un rapinatore; un deputato piemontese racconta di quel negozio dove, invece di fargli lo sconto, hanno aumentato il prezzo seduta stante. Il prestigio dei politici è finito sotto i tacchi.

E le loro famose prerogative? Sradicate l’una dopo l’altra. Colpo di scure sullo stipendio che, rapportato alla media, rimane pur sempre di un altro pianeta: sono circa 6mila euro netti mensili, più altrettanti a titolo rimborso spese (che  vanno giustificate con tanto di ricevute). Ai bei tempi andati, però, un parlamentare intascava sostanzialmente il doppio senza rendicontare nulla; la sua indennità era agganciata a quella dei magistrati e cresceva di pari passo con l’inflazione. Adesso non più. Dal primo gennaio 2012, sono spariti i generosi vitalizi che permettevano di maturare 2mila euro al mese con 5 soli anni di mandato; al posto di questo orrore, che faceva il pari con i baby-pensionati del pubblico impiego, è stato introdotto un normalissimo sistema contributivo. E poi ricalcolo retroattivo delle pensioni agli ex deputati e senatori, anche a costo di sfidare il sacro dogma dei “diritti acquisiti” tramite una forzatura che sta provocando prevedibili ricorsi e incertissime battaglie legali.

Rating 3.00 out of 5

Tamponi alla frontiera: l’intesa Italia-Francia per blindarsi dal virus

domenica, Agosto 30th, 2020

di MICHELE BOCCI

La circolazione del virus cresce nel resto d’Europa e l’Italia valuta di proteggersi, secondo lo schema già adottato per Spagna, Croazia, Grecia e Malta. Visto che la situazione più pesante in questo momento è in Francia, l’idea è quella di imporre il tampone anche a tutti coloro che rientrano da quel Paese. Questa volta però, diversamente da quanto fatto per gli altri quattro Stati, scatterà la reciprocità. Significa che anche coloro che andranno Oltralpe dall’Italia dovranno fare il test. Tra l’altro la stessa cosa dovrebbe succedere anche a chi si reca in Spagna.

Ad annunciare la novità è stata ieri la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. «C’è già un’interlocuzione avviata da ministro della Salute, Roberto Speranza, con il governo francese — ha detto — Si sta valutando il tema della reciprocità. Non solo con la Francia, lo si sta immaginando anche con la Spagna, cioè tamponi di controllo in andata e uscita. Io credo che questa possa essere una scelta che tutela».

Ma ci si muove anche per fare controlli su spostamenti interni. Da domani nei porti toscani di Piombino e Livorno saranno attivi punti per fare i tamponi a chi rientra dalla Sardegna e parte per l’isola. La Toscana si muove dopo il Lazio ma ha deciso di andare oltre, perché il test sarà proposto, indipendentemente da mete e zone di provenienza, anche nelle stazioni più importanti.

Risale al 12 di agosto l’atto con il quale Speranza ha imposto il tampone a italiani o stranieri che rientrano da Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Per il resto degli Stati che fanno parte di Schengen, più il Regno Unito ed escluse Bulgaria e Romania, non è prevista al momento alcuna precauzione. Per chi arriva invece fuori da quell’area è richiesto l’isolamento fiduciario di 14 giorni in Italia.

Rating 3.00 out of 5

Quelli bravi non hanno età

domenica, Agosto 30th, 2020
desc img

di   Beppe Severgnini

Qualcuno ricorda la copertina di The Economist su Brexit, quella con un grande rotolo di carta igienica e il titolo «Why softer is better» (Perché più morbida è meglio)? O quell’altra con Donald Trump che cavalca un asinello a stelle e strisce, rivolto verso la coda («Where next?» «E adesso dove si va?»). Queste copertine, insieme ad altre ventisette, le ha create un italiano: Luca D’Urbino, 31 anni.

 Ci siamo incrociati in Ogliastra, Sardegna orientale, poi l’ho cercato. Mi ha raccontato di una mail da Londra, nel 2016: il settimanale più prestigioso del mondo, da allora, lo coinvolge regolarmente, anche nelle pagine interne, insieme a firme (matite?) storiche come Kal (Kevin Kallaugher) e Chris Riddell. Prima di salutarci, Luca D’Urbino ha detto: «Sai cosa mi colpisce? Che all’Economist non mi hanno mai trattato come un ragazzo. Sempre come un professionista».

  Un’affermazione simile, tempo fa, avrebbe potuto pronunciarla Emiliano Ponzi. Illustrava la mia rubrica suIo Donna negli anni Novanta; oggi il suo nome è un marchio internazionale (New York Times, New Yorker, Penguin Books, Apple, Moma NY). Ricordo d’aver pensato subito: «Questo è bravissimo». Non occorreva essere profetici, bastava non distrarsi.

 Altri nomi? Sarah Mazzetti, che ha disegnato per la sezione op-ed delNew York Times. La funambolica Olimpia Zagnoli. I talenti portati in America da Matteo Bologna di Mucca Design (al quale suggerisco la torinese Ilaria Urbinati: a New York, sfonda). Del gruppo faceva parte Elena Giavaldi, che da bambina voleva fare l’edicolante, e oggi è art director a Crown Penguin Random House. L’apripista negli USA è stato Lorenzo Giuffredi, art director di Macy’s e Bloomingdale, poi di riviste come Vogue, GQ, Vanity Fair (e, per tre volte, del nostro 7-Sette).

Rating 3.00 out of 5

Coronavirus in Europa, il contagio sale ovunque. Italia ancora «meglio» della media continentale

domenica, Agosto 30th, 2020

di Francesco Giambertone

Coronavirus in Europa, il contagio sale ovunque. Italia ancora «meglio» della media continentale

Da oltre un mese in Europa il virus circola di nuovo liberamente. Ma va a diverse velocità. L‘Italia, il Regno Unito e la Germania, che ad agosto hanno ricominciato a superare i mille casi al giorno, viaggiano alla stessa, non sicurissima ma ancora sotto controllo: hanno poco più di 20 contagi ogni 100 mila abitanti nelle ultime due settimane, ben sotto la media europea del periodo che è di 46 («in costante aumento da 38 giorni», secondo lo European Centre for Disease Prevention and Control).

Nel Continente però c’è chi ha accelerato in modo molto più preoccupante. La Francia da Ferragosto ha registrato oltre 54mila casi, cioè 82 nuovi positivi ogni 100 mila persone, quintuplicati rispetto a un mese fa. In questa scala la Croazia ha superato gli 80, sfiorando gli 84 della Romania, unico Paese dove il tasso dei decessi è ancora alto (3 ogni 100mila). E poi c’è la Spagna — dove ora si guarda con preoccupazione anche a Madrid — che si è guadagnata suo malgrado la «maglia nera d’Europa» con 96 mila casi in due settimane, cioè 205 ogni 100 mila persone. Così mentre si allungano le reciproche liste di Paesi da evitare, o per cui è obbligatorio un tampone o una quarantena al momento del rientro, qualcuno ha già richiuso le proprie frontiere: questa settimana Ungheria e Ucraina hanno annunciato — prime e al momento uniche — il divieto di ingresso agli stranieri da inizio settembre.

Rating 3.00 out of 5

Coronavirus, Conte: «Non ci sarà un nuovo lockdown. Il Paese deve correre in sicurezza»

domenica, Agosto 30th, 2020

di Alessandro Trocino

Coronavirus, Conte: «Non ci sarà  un nuovo lockdown. Il Paese deve correre in sicurezza»

Se la Francia si avvia mestamente a una rentrée che deve fare i conti con oltre 7 mila contagi, l’Italia accusa un aumento del numero dei positivi, che viene tenuto costantemente sotto osservazione da Palazzo Chigi ma che al momento non prefigura scenari simili a quelli di Parigi. Il presidente Emmanuel Macron ha parlato di un possibile secondo lockdown nazionale, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ribadisce che non vede alcuna prospettiva di nuova chiusura completa delle attività.

Il monitoraggio della curva

Quello del premier è un giudizio che si basa sul fatto che all’aumento dei contagiati non corrisponde, per ora, un incremento dei ricoveri. il sistema sanitario è in una situazione molto diversa rispetto a qualche mese fa, quando le terapie intensive erano al collasso. Ma Palazzo Chigi rivendica anche il metodo seguito. «Abbiamo sin qui lavorato in modo metodico, nel segno della precauzione – spiegano dagli uffici – Siamo gli unici ad aver elaborato un meccanismo di monitoraggio della curva del contagio sofisticato, basato su 21 parametri che restituiscono un’analisi del rischio dettagliata, che scende in valutazioni territoriali anche molto circoscritte».

Chiusure limitate, se necessario

Un sistema che dovrebbe consentire di intervenire, se necessario, con misure limitative ben delimitate anche sul piano geografico. Quindi, almeno per ora, nessuna previsione di tornare al lockdown. Come spiega il premier Conte: «Con il nostro sistema siamo fiduciosi di poter affrontare l’autunno con prudenza ma senza limitare le attività economiche. Dobbiamo rispettare le minime regole precauzionali vigenti che ci consentiranno di assecondare la ripresa che si è già manifestata nei mesi scorsi, come certificato dall’Istat. Il Paese deve correre in sicurezza».

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.