Archive for Luglio, 2020

Il «presentimento» del Vaticano: trasferito a Roma tutto l’archivio segreto che era ad Hong Kong

giovedì, Luglio 30th, 2020

di Massimo Franco

Forse il Vaticano aveva avuto un presentimento. Nell’estate del 2019, all’inizio dei moti di protesta, la Legatura apostolica di Hong Kong ha deciso di trasferire di nascosto nelle Filippine tutti i suoi documenti più riservati. E da lì sono stati portati in Vaticano, nell’ex Archivio segreto, oggi rinominato «apostolico», per paura che fossero sequestrati o distrutti dai militari e dall’intelligence cinesi. Può darsi che i vertici ecclesiastici percepissero non solo l’occasione storica ma le insidie di un rapporto ravvicinato con la Cina, formalizzato il 22 settembre 2018 con un patto di due anni mai reso pubblico per volontà di Pechino. Adesso, quella diffidenza sembra giustificata dalle notizie suun’infiltrazione nei server del Papa da parte di hacker cinesi, che sarebbe avvenuta a maggio: anche se Pechino parla di «congetture» senza prove.

Già nel 1997, all’inizio della lunga transizione di Hong Kong da colonia britannica a isola cinese a tutti gli effetti, seppure con un’autonomia speciale, la Santa Sede aveva riempito decine di valigie diplomatiche per mettere al sicuro i dossier più scottanti: destinazione Manila, perché ufficialmente l’ufficio della Santa Sede a Hong Kong risulta come «missione di studio», una sorta di nunziatura informale, legata alle Filippine. Un anno fa, l’operazione è stata completata con il trasferimento dei dossier a Roma. Insomma, proprio mentre continuavano le aperture al regime di Xi Jinping, gli analisti vaticani erano arrivati alla conclusione che presto l’Esercito di Liberazione sarebbe intervenuto per normalizzare la situazione. La distensione è andata avanti in questi quasi due anni a dispetto del giro di vite cinese sia a Hong Kong, sia contro la minoranza musulmana degli Uiguri, nell’estremo ovest dell’Impero di Mezzo; e nonostante le pressioni degli Stati Uniti, convitato di pietra tra il pontefice argentino e il «nuovo Mao», per isolare Pechino. La Casa Bianca ha mosso le sue pedine geopolitiche in questi mesi, creando una sorta di «corona ostile» di nazioni asiatiche preoccupate dall’espansionismo cinese. E la guerra fredda in incubazione tra i due Paesi sta prefigurando scelte destinate a mettere in mora l’equidistanza vaticana dagli schieramenti strategici internazionali.Il fatto che i vertici della Santa Sede non abbiano mai preso una posizione ufficiale contro la repressione in atto nella ex città-stato è stato visto a Washington come la controprova della volontà di continuare la marcia di avvicinamento a Pechino. Il Vaticano ha optato fin da febbraio su una «diplomazia del coronavirus» che ha portato a colloqui con gli interlocutori cinesi e a scambi di cortesie, osservati con irritazione dagli Usa. E ha preso corpo l’ipotesi di un prolungamento tacito di altri due anni dell’accordo provvisorio e segreto in scadenza a settembre. La scoperta dell’infiltrazione cinese da parte della società americana di monitoraggio Recorded Future si inserisce su questo sfondo politico-diplomatico.

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Coronavirus, la corsa mondiale al vaccino: a che punto sono i 4 finalisti

giovedì, Luglio 30th, 2020

di Laura Cuppini

Lo sforzo senza precedenti della comunità scientifica mondiale per arrivare a un vaccino contro Sars-CoV-2 procede a grandi passi. Sono almeno 4, su oltre 160, le aziende con candidati nella fase clinica di efficacia: AstraZeneca (azienda svedese a cui l’Italia ha prenotato 400 milioni di dosi di vaccino insieme ad altri Paesi europei), Moderna (che collabora con i National Institutes of Health), BioNTech/Pfizer (accordo industriale Usa-Germania) e CanSino (società cinese). A questi si aggiungerà un vaccino sviluppato in Russia dall’Istituto di ricerca Gamaleya, new entry nella lista dei candidati di cui si sta valutando l’efficacia clinica.

A che punto sono arrivati gli studi e i test?
Globalmente 25 gruppi di ricerca si trovano nella fase di sviluppo clinico, quella in cui il vaccino viene somministrato a esseri umani. Gli studi più avanzati, descritti sopra, sono appena entrati o stanno entrando nella fase 3, che serve a dimostrare l’efficacia e richiede diversi mesi, se non anni, di lavoro. Perché vi sia l’approvazione dell’Agenzia regolatoria di riferimento, si deve dimostrare, con uno studio su decine di migliaia di persone sane, che il farmaco è in grado di prevenire l’infezione o almeno le forme gravi di malattia, senza causare effetti collaterali di rilievo.

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Cassese: dal governo basta forzature si torni alla normalità

giovedì, Luglio 30th, 2020

di Sabino Cassese

Cassese: dal governo basta forzature si torni alla normalità

Torniamo alla normalità, ma non abbassiamo le difese. Fermiamoci e adoperiamo gli strumenti ordinari, senza dimenticare i pericoli, questo l’invito dei giuristi all’incontro tenuto il 27 luglio scorso al Senato, per iniziativa dell’onorevole Sgarbi e del senatore Siri. Ero uno dei relatori da remoto all’incontro che ha suscitato interesse più per le mascherine del senatore Salvini che per gli argomenti. Accade di frequente nel nostro Paese. Così come è frequente l’attaccamento agli strumenti eccezionali.

Protrarre lo stato di emergenza costituisce una forzatura, sia illegittima, sia inopportuna. Illegittima perché dichiarare lo stato di emergenza quando un’emergenza non c’è, vuol dire adottare un atto amministrativo carente del suo presupposto. Inopportuna perché produce tensioni invece di invitare alla normalità, con gravi conseguenze per l’economia. Inoltre, è anche sproporzionata, perché per acquistare i banchi monoposto e le mascherine per le scuole — queste le motivazioni addotte per spiegare la proroga dell’emergenza — vi sono procedure urgenti, previste dalle norme esistenti. Infine, qualora veramente si presentasse una situazione di emergenza, che richiede interventi rapidi, in non più di un’ora si potrebbe riunire il Consiglio dei ministri, a cui spetta la dichiarazione dello stato di emergenza.
L’ultimo, ma non meno importante, motivo per ritornare alla normalità è quello dettato dall’esperienza dei sei mesi di vita in emergenza.

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Caso Fontana, i pm e i camici: ecco la chat tra Dini e la centrale regionale, non fu donazione

giovedì, Luglio 30th, 2020

di Luigi Ferrarella

Caso Fontana, i pm e i camici: ecco la chat tra Dini e la centrale regionale, non fu donazione

Sono un messaggio whatsapp delle 9 del mattino del 20 maggio, e un anticipo di 2 ore, a fondare la convinzione dei pm di «un preordinato inadempimento» contrattuale «per effetto di un accordo retrostante» tra la Regione Lombardia e l’imprenditore varesino Andrea Dini (fratello della moglie del presidente della giunta regionale Attilio Fontana), che il 16 aprile era stato affidatario diretto con la propria «Dama spa» di una commessa da 513.000 euro per la fornitura di 75.000 camici e 7.000 set sanitari alla centrale acquisti regionale «Aria spa» diretta da Filippo Bongiovanni.

La «fornitura» cambia il 20 maggio

La convinzione è che il suo improvviso tramutare il 20 maggio la «fornitura» in «donazione» — limitata però ai 49.000 camici e 7.000 set sanitari sino allora già forniti, e senza più ulteriore consegna alla Regione dei restanti 25.000 camici pur pattuiti all’inizio dal contratto — sia stata non una sua scelta generosa (per quanto magari affannata dopo la richiesta di Fontana il 17 maggio di soprassedere ai pagamenti per non alimentare polemiche su conflitto di interessi), ma un trucco pianificato sulla scorta di «una rassicurazione ottenuta per il tramite di un accordo stabilito altrove». Sinora, infatti, si credeva che l’ipotesi di reato di «frode in pubbliche forniture» (contestata ai tre) valorizzasse il fatto che, dopo la donazione, Dini avesse cercato di rivendere i 25.000 camici per rientrare in parte del mancato profitto al quale aveva rinunciato con la mail delle ore 11.07 del 20 maggio ad «Aria spa»: «Come anticipato per le vie brevi, la presente per comunicare che abbiamo deciso di trasformare il contratto di fornitura in donazione. Certi che apprezzerete la nostra decisione, vi informiamo che consideriamo conclusa la nostra fornitura»

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Coronavirus, in Spagna oltre 1.153 contagi: record dal 2 maggio

giovedì, Luglio 30th, 2020

I nuovi contagi da coronavirus in Spagna sono stati 1.153 nelle ultime 24 ore. Cinque i morti, secondo i dati del ministero della Salute iberico. E’ il numero più alto dal 2 maggio, quando furono registrati 1.178 nuovi positivi. La maggior parte dei nuovi contagi è stata confermata nelle comunità di Aragona, Catalogna e Madrid.

Altri 763 casi e 83 morti in Gb Altre 83 persone sono morte in Gran Bretagna, per un totale di 45.961 decessi dall’inizio della pandemia. Stando ai dati diffusi dalle autorità, nelle ultime 24 ore sono stati registrati altri 763 casi che portano a 301.455 il numero complessivo dei contagi. 

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Voto su presidenza delle commissioni, maggioranza ko due volte al Senato | Grasso non eletto, Speranza lascia Cdm

giovedì, Luglio 30th, 2020

La maggioranza è stata battuta due volte in Senato sulla presidenza della commissione Agricoltura e su quella della Giustizia. Durante la prima votazione è stato confermato il leghista Gianpaolo Vallardi, che ha sconfitto il candidato di maggioranza Pietro Lorefice (M5s); nella seconda il Carroccio, con Andrea Ostellari, ha battuto il senatore di Leu, Pietro Grasso. Speranza ha lasciato il Cdm per chiedere chiarimenti. Salvini: “Maggioranza in frantumi”.

Accordo scricchiolante L’accordo scricchiolante raggiunto mercoledì all’ora di pranzo sulle presidenze delle commissioni parlamentari si è trasformato in serata in un macigno che è piombato anche sul tavolo del Consiglio dei ministri, con Speranza che ha lasciato la riunione dopo aver posto la “gravità politica” di quanto accaduto. 

In Senato maggioranza ko due volte La maggioranza è andata sotto in Senato per ben due volte, lasciando alla Lega la presidenza della commissione Agricoltura (che doveva andare al M5s) e quella della commissione Giustizia. Secondo l’accordo quest’ultima sarebbe dovuta andare a Pietro Grasso, di LeU. Di qui la decisione di Speranza di chiedere chiarimenti ai colleghi di governo. 

E’ caccia ai “traditori” Tra gli alleati è partita la caccia ai “traditori”. Non sono passati inosservati i malumori interni al M5s. Diversi parlamentari pentastellati hanno lamentato per tutto il giorno il “netto” ridimensionamento numerico, ma anche qualitativo, delle presidenze affidate al Movimento.

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Piacenza, l’inchiesta si allarga «Altri carabinieri sapevano»

mercoledì, Luglio 29th, 2020

di Giuseppe Guastella

Piacenza, l'inchiesta si allarga «Altri carabinieri sapevano»

Carabinieri che a vari livelli sapevano, ma non hanno denunciato nulla né ai loro superiori né tantomeno alla magistratura, come sarebbe stato loro dovere fare. Gli interrogatori dei principali indagati nell’inchiesta sulla caserma Levante allargano lo scenario delle indagini fino ad ora delineato dalla Procura di Piacenza che presto potrebbe estendersi ad altri militari che hanno assistito o sono venuti a conoscenza dei traffici e delle illegalità diffuse che ruotavano intorno all’appuntato Giuseppe Montella.

L’interrogatorio

«Nessuno mi ha fatto mai una segnalazione, ma non posso pensare che nessuno si sia reso conto di quello che succedeva nella caserma», dichiara il maggiore Stefano Bezzeccheri, che ha comandato la compagnia di Piacenza fino a mercoledì scorso, al gip Luca Milani che gli ha notificato il provvedimento di obbligo di dimora, mentre altri sette carabinieri venivano arrestati con ipotesi di reato gravissime che vanno dalla tortura al sequestro di persona, dall’arresto illegale allo spaccio di droga. Per quattro ore l’ufficiale risponde alle domande anche del pm Matteo Centini, titolare dell’inchiesta con il collega Antonio Colonna, ma esclude di aver avallato la mancata segnalazione al Prefetto di uno spacciatore, vicenda che gli è costata l’accusa di abuso d’ufficio.

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Caldo africano sull’Italia, punte di 40 gradi | L’allarme della Coldiretti: “Livello del Po e colture a rischio”

mercoledì, Luglio 29th, 2020

Settimana rovente per l’Italia. A causa dell’alta pressione dell’Anticiclone Nord-Africano l’intera Penisola sarà investita da un caldo rovente, con temperature comprese tra i 31 e i 36 gradi e picchi che, al Centro Sud, potrebbero sfiorare i 40. Nessuna tregua neanche di notte: le minime non scenderanno infatti sotto i 20-22 gradi. La Coldiretti lancia l’allarme: “Con il caldo il livello del Po e le colture sono a rischio”.

“Sono crollati del 24% i livelli del Po a fine luglio rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre i maggiori laghi del Nord, che servono a dissetare i campi della pianura padana, dove si produce un terzo del Made in Italy agroalimentare nazionale, sono in affanno su valori ben al di sotto della media, mentre sono in forte deficit da mesi i bacini del centro-sud – si legge in una nota -. Il Po al Ponte della Becca (Pavia), alla confluenza con il Ticino, è crollato a 2,84 metri sotto lo zero idrometrico e l’Autorità di bacino ha evidenziato il rischio di un apporto idrico non sufficiente per le colture. Intanto la riduzione delle portate del fiume ha provocato un aumento della risalita dell’acqua salata del mare verso l’interno del delta aggravando il rischio di inaridimento dei terreni“.

Situazione grave anche nel Centro Italia. “Nelle Marche – evidenzia ancora l’associazione – i bacini hanno perso un milione di metri cubi d’acqua in una settimana, scendendo a circa 43 milioni, mentre resistono Lazio, Abruzzo, Sardegna. Al Sud resta critica la situazione in Sicilia e continuano a diminuire le riserve idriche negli invasi di Puglia dove le riserve di acqua sono scese sotto i 118 milioni di metri cubi (-91 milioni rispetto al 2019) e in Basilicata dove sono rimasti circa 291 milioni (-64,26 milioni rispetto al 2019)”.

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Dai conti alle Bahamas all’eredità in Svizzera. Affari della (buona) famiglia di Fontana

mercoledì, Luglio 29th, 2020

di ENRICO CAMANZI

Buttandola sul ridere si potrebbe dire che la riservatezza è una caratteristica di Attilio Fontana, il governatore lombardo finito nell’occhio del ciclone prima per la gestione della pandemia, poi per questo impiccio ingarbugliato che mischia conflitto d’interessi, (possibili) risvolti penali, soldi trasferiti dalla Svizzera all’Italia e affari di famiglia. Già, la famiglia. Rarissime le uscite pubbliche di Fontana con la seconda moglie Roberta Dini, figlia del fondatore dell’apprezzato marchio di moda Paul & Shark e sorella di Andrea Dini, il proprietario di quella Dama spa (perquisita proprio ieri dalla Guardia di Finanza) cui fu assegnata la commessa in affidamento diretto di 75mila camici medicali e 7mila set sanitari poi silenziosamente trasformata in donazione. Più facile vederlo – anche alle prime del teatro alla Scala di Milano – con la primogenita, di tre figli, Maria Cristina, che ha raccolto il suo testimone nello studio legale, uno dei più noti a Varese.

Se lui è sempre stato un principe del foro varesino, i genitori hanno svolto per tutta la vita professioni sanitarie. Il padre farmacista di Induno Olona, il paese in cui il presidente della Regione iniziò la carriera politica come sindaco nel 1995. E dove oggi tutti giurano sull’integrità della famiglia e sulla specchiata onestà dell’Attilio. Dentista la madre Maria Giovanna Brunella, morta nel giugno 2015, a 92 anni. Sarebbero sua eredità i 5 milioni e 300mila euro detenuti in Svizzera nei due trust creati alle Bahamas (e gestiti, secondo il blog di Domani, il nuovo giornale di De Benedetti, da una fondazione con sede nel Liechtenstein: altro paradiso fiscale) in cui l’allora sindaco di Varese risultava “soggetto delegato” e “beneficiario economico”, successivamente scudati nel 2015. Manovra del tutto lecita, vero, ma anche effettuata senza alcuna pubblicità. A tal punto che nel 2017 l’Anac, l’autorità anticorruzione, lo multò proprio per aver omesso la dichiarazione patrimoniale dell’anno precedente.

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Bocelli, il “negazionista”. Non c’è scampo per chi canta fuori dal coro

mercoledì, Luglio 29th, 2020

di MASSIMO DONELLI

Le parole sono pietre. Esser lapidato è un attimo. Da ieri lo sa bene Andrea Bocelli, voce italiana numero uno al mondo, accusato di essere il negazionista del Covid 19. Perché? Perché ha detto ciò che molti, pur rispettando la quarantena, hanno pensato nei giorni terribili dall’8 marzo al 3 giugno: “Mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso crimine alcuno”. E perché ha aggiunto ciò che, ora, a torto o a ragione, molti pensano: la situazione in Italia è meno drammatica. Bocelli ha parlato in Senato. Assieme a Matteo Bassetti, Massimo Clementi e Alberto Zangrillo, tre professori che, in prima persona, hanno combattuto contro la pandemia. 

Negazionisti anche loro? Sì, perché hanno opinioni diverse rispetto alla maggioranza dei colleghi: “La macchina del fango ha raggiunto livelli inaccettabili. Ci deve essere un pensiero unico nella scienza? Non mi piace un Paese così”, ha contrattaccato Bassetti. Centrando, al di là del merito, il punto: ovvero, la dittatura del pensiero unico.

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