Archive for Marzo, 2020

Coronavirus, perché ricominci la vita

martedì, Marzo 31st, 2020

di Walter Veltroni

Non c’è solo un picco, in questa incredibile storia. Ce ne sono almeno due. Il primo è quello che si attende di valicare presto. Quello dell’evoluzione dell’epidemia. Abbiamo avuto un numero di morti intollerabile e siamo stati impiastrati da una bava di dolore che ha riguardato centinaia di migliaia di persone. Persone che hanno sofferto direttamente o visto soffrire chi amavano, che poi è lo stesso. Quei morti — ma quanti sono davvero? — se ne sono andati in solitudine, senza il conforto di una mano che non fosse quella del medico o dell’infermiere che, col cuore schiantato, in quel momento erano figli, mogli, mariti, amici di persone sconosciute.

Erano anziani, ci si è detto, quasi per tranquillizzarci. Come se gli anziani fossero dei telefonini desueti. Oggetti da rottamare.

Questa società presentista, priva di memoria e di umiltà, incapace di riannodare i fili con la sua storia, ha mostrato in questa crisi un grado elevato di spietatezza: basti pensare alle parole di Boris Johnson sui «cari» che si sarebbero persi. Noi contiamo diecimila morti, un terzo delle vittime nel mondo. Diecimila persone. Non importa di quale età. Non importa se fossero in una casa di riposo o nel pieno delle attività. Abbiamo perso diecimila italiani, in questa battaglia. Sono tre volte i morti delle torri gemelle, cinquanta volte quelli degli anni di fiele del terrorismo. E nessuno ha il diritto di dimenticarlo, mai.

Consultiamo ogni sera alle 18 il bollettino dei nostri comandanti in campo.Ponderiamo le curve dei numeri e sorridiamo, è giusto farlo, se registriamo «una riduzione dell’incremento». Ci accontentiamo di poco e pendiamo dalle labbra di professori e di scienziati che, dopo un tempo zuzzerellone di contestazione beffarda del sapere e delle competenze, sono il nostro riconosciuto nocchiero in questo mare nero. Nero, come quello finto del Casanova di Fellini. Lo passeremo, prima o poi, quel colle. Quella curva si farà piatta e poi comincerà a scendere. Perché non esserne certi? Ha cominciato a farlo. E per questo dobbiamo restare in casa, ancora.

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Coronavirus: «Quando finirà davvero? Quota zero a metà maggio» Alcune regioni arriveranno prima

martedì, Marzo 31st, 2020

di Federico Fubini

La luce in fondo al tunnel adesso inizia a brillare, non ancora vicina ma visibile (Qui la situazione in tempo reale). E a meno di errori nei calcoli degli analisti e nei comportamenti degli italiani, possiamo arrivarci fra il 5 e il 16 maggio. È quella la finestra che si apre per centrare l’obiettivo degli sforzi di un intero Paese di sessanta milioni di abitanti: il giorno dell’azzeramento, quando non si registrerà più nessun nuovo contagio (o pochissimi e isolati). La metà della prima o la fine della seconda settimana di maggio, alle tendenze attuali, in quasi tutte le regioni d’Italia e in tutti i grandi campi di battaglia contro questa epidemia può arrivare il giorno zero: quello senza nuove diagnosi di tamponi postivi.

Alcune regioni arriveranno prima

Alcune regioni sembrano decisamente più avanti di altre nel contenere l’epidemia e raggiungere il giorno in cui nessun nuovo contagio verrà constatato dai test. In Trentino-Alto Adige quella soglia potrebbe essere varcata il 6 aprile, in Basilicata il giorno seguente, in Valle d’Aosta il giorno dopo ancora, mentre in Puglia ci si dovrebbe arrivare il 9 aprile.

Coronavirus: «Quando finirà davvero? Quota zero a metà maggio» Alcune regioni arriveranno prima
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Coronavirus, distanza e mascherine anche a emergenza finita. Ristoranti, pub, negozi e palestre: il calendario delle chiusure

martedì, Marzo 31st, 2020

di Fiorenza Sarzanini

Coronavirus, distanza e mascherine anche a emergenza finita. Ristoranti, pub, negozi e palestre: il calendario delle chiusure

L’indicazione degli esperti è chiara: anche quando si potrà uscire bisognerà mantenere la distanza di almeno un metro e indossare la mascherina nei luoghi pubblici. Per arrivarci e poter dichiarare di aver vinto il coronavirus, serviranno però settimane. Gli ultimi dati fanno ben sperare, ma l’indice di contagio “R0” non è ancora sotto l’1 e dunque la strada è lunga. Per questo il consiglio dei ministri che si riunirà tra mercoledì e giovedì decreterà una serrata totale fino a Pasqua indicando poi il percorso che — se davvero il numero dei malati continuerà a calare — comincerà ad esaminare possibili spiragli. Con la consapevolezza che prima di maggio non si potrà andare a passeggiare, nè saranno aperti bar e ristoranti. E anche negozi di abbigliamento e centri estetici dovranno mantenere le serrande abbassate.

Il 18 aprile

Il nuovo provvedimento entrerà in vigore sabato prossimo e durerà fino al 18 aprile. Gli esperti del comitato tecnico scientifico sono al lavoro per consegnare il parere, ma le indicazioni fondamentali sono già state date e dicono che fino al 12 aprile nulla sarà diverso da ora, come ha confermato il titolare della Salute Roberto Speranza: «Nella riunione del Comitato tecnico scientifico è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento almeno fino a Pasqua. Il governo si muoverà in questa direzione».

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COMUNICATO STAMPA:OIL & GAS, INDOTTO TIENE NONOSTANTE PETROLIO IN CADUTA E CALO VENDITA CARBURANTI

lunedì, Marzo 30th, 2020

In questo momento l’indotto fortunatamente mantiene una forte resistenza ancora per qualche mese contro un player inaspettato chiamato Covid19. Un prezzo del greggio in forte caduta non era previsto nei piani annuali di investimento sul presente e sul futuro, almeno nell’arco temporale di 3 anni, mentre, ci siamo trovati, come tutti, a fare i conti con questa anomala situazione sociale e di mercato” la dichiarazione del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia sul delicato momento che investe la scena internazionale dovuta alla pandemia del Corona Virus.

Ad oggi, grazie alle politiche di smart-working si lavora con un regime che visto i tempi possiamo ritenere ottimale. Riunioni e Conference-call del Management vengono regolarmente svolte attraverso i devices e altri tools di interconnessione. La parte operativa/gestionale, non trovandosi in luoghi di Ufficio riscontra qualche difficoltà in più per i documenti ma comunque regge l’operatività”.

Sull’asset della Rete Carburanti continua Marsiglia “La Rete Carburanti in questo momento è dove riscontriamo la perdita maggiore se si parla di consumo. La fotografia è internazionale ma se parliamo di Impianti di Carburante e Stazioni di Servizio in Italia l’erogato è sceso di oltre l’80% dai flussi giornalieri pre-epidemia. Un Gestore (Benzinaio) guadagna circa 3/5 centesimi di Eur per litro venduto su Self-service e Servito, negli ultimi giorni i guadagni giornalieri a lordo di tasse si aggirano in media sui 35 Euro, la situazione e disastrosa. Le Compagnie Petrolifere, in primis ENI hanno dato segnali di aiuto consentendo dilazioni di pagamento sugli acquisti delle autocisterne e sostenendo il Gestore con l’acquisto di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) per adeguarsi nell’immediato alle Direttive del Governo. Questo è stato un grande aiuto ma se la situazione non cambia, molti gestori saranno al collasso con la cessione dell’attività“.

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Stop ai dividendi innesca la fuga dai bancari, ma l’Europa strappa una chiusura positiva

lunedì, Marzo 30th, 2020

di Flavia Carletti e Paolo Paronetto

Le ultime da radiocor

Colpo di coda finale delle Borse europee che, trainate dal buon andamento di Wall Street, nelle ultime battute della seduta hanno prima azzerato le perdite per poi portarsi in territorio positivo. Il FTSE MIB milanese è comunque rimasto in coda, appesantito dalle vendite sui titoli bancari dopo che la Bce ha raccomandato agli istituti di sospendere il pagamento dei dividendi almeno fino a ottobre per concentrarsi sul sostegno all’economia colpita dallo shock coronavirus. Un invito già seguito concretamente da Unicredit, Banca Mediolanum e Banca Generali, oltre che da gruppi europei come Commerzbank e Ing. Ma l’aspettativa del mercato è che l’adesione sia generalizzata e quindi le vendite hanno colpito l’intero comparto. L’allungo della Borsa newyorchese è stato invece trainato dal buon andamento dei titoli del settore pharma, dopo che Abbott Laboratories ha reso noto il via libera Fda a un test-lampo per identificare il coronavirus in cinque minuti e Johnson & Johnson ha comunicato che potrebbe aver pronto un vaccino nella prima parte del prossimo anno. Il mercato Usa ha inoltre accolto come un necessario atto di realismo l’annuncio, da parte del presidente Donald Trump, che le misure per il contenimento della pandemia rimarranno in vigore fino alla fine di aprile. Tornando in Europa, l’incertezza continua comunque a dominare la scena, mentre il Paesi Ue non riescono a raggiungere un’intesa sugli strumenti finanziari comuni da mettere in campo per fronteggiare le conseguenze economiche di Covid-19. «Una condivisione del debito non passerà mai ma si può trovare un accordo» ha dichiarato il proposito il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni.

Le vendite non si sono arrestate, invece, sul barile di petrolio, sprofondato a nuovi minimi dal 2002.

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«Cassa integrazione, ecco perché non arriverà prima della fine di maggio»

lunedì, Marzo 30th, 2020

di Enrico Marro

Enzo De Fusco, 50 anni, guida un grande studio di consulenti del lavoro e di avvocati giuslavoristi, inondato, come tutti gli altri operatori del settore, dalle richieste delle aziende costrette a ricorrere alla cassa integrazione. Che, «se non si semplificano le procedure – dice De Fusco – potrà arrivare nelle tasche dei lavoratori non prima della fine di maggio».

Scusi, ma le domande non le state presentando da oggi?
«Allora, cominciamo col dire che noi stiamo affrontando un’emergenza senza precedenti con gli strumenti e le procedure di sempre. Ci vorrebbe una drastica semplificazione».

Perché?
«Prendiamo la cassa integrazione in deroga. Quella cui hanno diritto anche i datori di lavoro con un solo dipendente. Gli interlocutori della procedura sono due: la Regione o le Regioni, nel caso l’azienda sia più grande e abbia lavoratori sparsi sul territorio, e l’Inps». Le misure

Coronavirus, come ottenere in fretta i fondi e gli aiuti anti-crisi. Ad aprile il decreto salirà a 30 miliardi

di Enrico Marro, Andrea Ducci e Fabrizio Caccia

Come si svolge l’iter?
«Il datore di lavoro chiama il consulente, il commercialista o la sua associazione di riferimento. Sono questi i tre collettori delle richieste».

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Proroga quarantena, possibile il prolungamento fino a maggio

lunedì, Marzo 30th, 2020

di Fiorenza Sarzanini

È stata una giornata «nera». Perché il 28 marzo, primo sabato dopo l’entrata in vigore del decreto legge che prevede sanzioni da 400 a 3.000 euro per chi viola i divieti di spostamento decisi per contenere il contagio da Coronavirus, ben 4.942 persone sono risultate non in regola. Quasi il doppio del giorno precedente, nonostante siano stati fatti meno controlli. E tanto basta per confermare quella linea del governo che ha già stabilito una conferma delle chiusure fino al 18 aprile e una possibile nuova proroga fino a maggio. Troppo alto il rischio che – qualora si decidesse di allentare sia pur di poco le misure – ci sarebbero violazioni gravi rispetto alla necessità di mantenere la distanza e di stare protetti con le mascherine e gli altri dispositivi. Ecco perché la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha deciso di potenziare ulteriormente i posti di blocco in tutta Italia coinvolgendo anche gli agenti della polizia municipale con funzioni di pubblica sicurezza. E perché il decreto che sarà firmato il 3 aprile prossimo non dovrebbe contemplare alcuna concessione rispetto al lockdown attualmente in vigore.

Quei 5.000 a spasso

Il 26 marzo scorso, primo giorno dopo il nuovo decreto che ha sostituito la denuncia penale con la sanzione amministrativa, in tutta Italia sono state controllate 183.578 cittadini e soltanto 1.515 non sono stati in grado di giustificare l’uscita da casa. Il giorno successivo, venerdì, i controlli sono stati 210.365 e le multe 2.783 con una percentuale che si è mantenuta costante. L’impennata è arrivata sabato quando i fermati sono scesi a 203.011 ma gli “irregolari” sono stati 4.942. Cittadini che, nonostante i divieti e forse attratti dalla bella giornata, hanno ignorato tutte le misure di contenimento e sono andati in giro in auto oppure a piedi. Hanno passeggiato con la scusa della spesa o di andare a trovare un parente anziano o malato. E c’è addirittura chi – ne sono stati denunciati 50 – è uscito di casa nonostante fosse in quarantena perché trovato positivo al Covid-19 e adesso rischia di essere processato per epidemia colposa. Giovedì erano stati addirittura 129 i malati che senza preoccuparsi minimamente del pericolo causato, erano in strada nonostante le norme prevedano il completo isolamento.

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Coronavirus, pronto l’ospedale «modello Wuhan» alla Fiera di Milano

lunedì, Marzo 30th, 2020

Due settimane di cantieri, la caccia (che ha avuto buon esito) ai ventilatori e alle altre attrezzature, domani l’inaugurazione. Definito l’«ospedale tipo Wuhan» della Lombardia, la Terapia intensiva costruita nei padiglioni della Fiera (l’1 e il 2), al centro di Milano, è pronta. Sarà un avvio a tappe, che parte dalla consegna dei primi 50 letti di Rianimazione (inizialmente ne erano stati previsti 600). Li avrà in gestione l’ospedale Policlinico che dovrà occuparsi anche dell’arruolamento dei medici e che a capo del progetto ha messo un proprio uomo, Nino Stocchetti. È il braccio destro di Antonio Pesenti, il primario del Policlinico che sta coordinando tutte le Terapie intensive della Lombardia dalla cabina di regia dell’Unità di crisi della Regione. Il passo successivo sarà proprio definire la squadra di medici che lavorerà con Stocchetti: e, vista la carenza di rianimatori che c’è, il lavoro è tutt’altro che banale. È il compito su cui si sta concentrando in queste ore il Policlinico insieme con l’assessorato alla Sanità. In contemporanea dovrà esserci la sanificazione dei padiglioni trasformati in Terapia intensiva. Infine, al più tardi entro lunedì, l’ingresso del primo paziente.

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Coronavirus, in Ungheria pieni poteri a Orban | Nel mondo 34mila morti, in Europa 24mila | Berlino: per emergenze c’è il Mes

lunedì, Marzo 30th, 2020

Sono oltre 34mila i decessi nel mondo, di cui 25mila in Europa a causa dell’epidemia di coronavirus​. Per fronteggiare l’emergenza, in Ungheria il Parlamento ha approvato i pieni poteri per il premier Orban. A Gerusalemme non avranno luogo né Via Crucis né processione delle Palme. Per quanto riguarda gli aiuti economici dell’Ue, la Germania ribadisce: “Abbiamo già preso misure notevoli. Ora la questione è come sostenere il credito e per questo c’è il Mes”. 

30 mar 17:24 In Grecia 1.212 casi e 43 morti Sono saliti a 1.212 i casi confermati di coronavirus in Grecia (56 più di ieri), mentre le vittime salgono a 43 (+5). Lo ha comunicato l’infettivologo Sotiris Tsiodras nel briefing quotidiano al ministero della Sanità di Atene, trasmesso dalla tv pubblica Ert. In terapia intensiva ci sono 72 persone. In Grecia, ha aggiunto Tsiodras, sono stati effettuati finora 15mila tamponi. 30 mar 15:58 Berlino ribadisce: “Per la crisi c’è il Mes” “Abbiamo già preso misure notevoli. Ora la questione è come sostenere il credito e per questo c’è il Mes”: lo ha ribadito il portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Dennis Kolberg, in conferenza stampa a Berlino, rispondendo a chi domandava se il governo tedesco non intenda fare delle aperture e prendere in esame altri strumenti oltre il Mes nel prossimo futuro per far fronte all’emergenza determinata dal coronavirus.  30 mar 15:32 Ungheria, dal Parlamento pieni poteri al premier Orban Il Parlamento ungherese ha votato i pieni poteri per il premier Viktor Orban per combattere il coronavirus. Nei termini della legge, Orban, senza limitazione di tempo, può governare sulla base di decreti, chiudere il Parlamento, cambiare o sospendere leggi esistenti e ha la facoltà di bloccare le elezioni. Spetta a lui determinare quando finirà lo stato di emergenza. Inoltre, chi diramerà “false notizie” rischierà da 1 a 5 anni di carcere. Hanno votato a favore i deputati di Fidesz ed alcuni dell’estrema destra.

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Bei, Fei e Feis. Una “troika” salva-Europa

lunedì, Marzo 30th, 2020

Alberto Quadrio Curzio Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei

Nel mio precedente intervento ho avuto modo di dire che non serve un Piano Marshall, ma un Piano Delors/Draghi e che per contrastare la pandemia di Coronavirus, con Bei e Fei, l’Europa potrebbe mobilitare 1000 miliardi. Ho accentuato il ruolo delle complementarietà tra pubblico e privato da un lato e tra economia monetaria e economia reale dall’altro, per superare la terribile crisi in cui siamo. Jacques Delors, che fu presidente della Commissione europea per tre mandati dal 1985 al 1995, contribuì con Helmut Kohl e Francois Mitterrand (un terzetto eccezionale!) a una svolta storica nella costruzione europea. Non tutto quanto fatto dal presidente Delors è condivisibile, ma la sua impostazione per un’Europa comunitaria orientata al XXI secolo è cruciale. Per questo ne tratto qui.

Jacques Delors: crescita, competitività e occupazione

Una sintesi dei programmi di Delors, non pochi realizzati ed altri prefigurati, si trova nel Libro Bianco del 1993: “Crescita, competitività e occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo”. Da questo Libro Bianco si dovrebbe ripartire sia per l’impostazione pragmatica istituzionalmente mista Federalista-Confederalista-Funzionalista della costruzione europea, sia per tenere salde le potenzialità e le finalità dell’economia reale e strutturale europea.

Delors volle il Libro Bianco per “prendere le decisioni – decentrate, nazionali o comunitarie – che ci permettano di creare la basi di uno sviluppo sostenibile, di lunga durata, delle economie europee, mettendole in grado di far fronte alla concorrenza internazionale e creando al tempo stesso milioni di posti di lavoro necessari”. In altri termini per “una nuova sintesi tra gli obiettivi che la società persegue (il lavoro come fattore d’integrazione sociale, la pari opportunità) e le esigenze dell’economia (la competitività e la creazione di posti di lavoro)”.

Il Libro Bianco declina così le politiche sia per la competitività globale sia per lo sviluppo intraeuropeo equilibrato fatto dal mercato interno, ma anche dagli investimenti nelle reti infrastrutturali transeuropee, nella ricerca scientifica e nella tecnologia, nell’istruzione, nella digitalizzazione e nelle biotecnologie, nella transizione alle tecnologie pulite e al risparmio delle risorse. Sono programmi di 30 anni fa che anticipano il XXI secolo.

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