Archive for the ‘Scuola’ Category

Sempre più larga l’alleanza per la Dad

domenica, Gennaio 9th, 2022

Medici, presidi, sindaci, governatori, sindacati. Quando manca poco più di un giorno alla riapertura delle scuole dopo la pausa natalizia, il fronte pro didattica a distanza si allarga. Nonostante ciò il governo, in solitudine, va avanti per la sua strada. La linea di Palazzo Chigi resta la stessa: si torna a scuola, in presenza, il 10 gennaio. Con le norme entrate stanotte in Gazzetta, discusse questa mattina in una riunione tra ministero e i sindacati, e illustrate in una circolare arrivata nel pomeriggio ai presidi. Troppo tardi, dicono alcuni, per chi deve riorganizzare gli istituti in vista di lunedì.

Allo strappo di Vincenzo De Luca – che ieri con un’ordinanza ha disposto la didattica a distanza fino al 29 gennaio per gli alunni della scuola dell’infanzia, della primaria e delle ex scuole medie – se ne aggiungono altri. In tutta Italia sono tanti i sindaci che hanno rinviato il rientro in classe nel loro comune.

Il fronte dei governatori: “Avevamo chiesto un rinvio, Palazzo Chigi irremovibile”

In Sicilia Nello Musumeci ha alla fine ceduto al pressing dei primi cittadini che minacciavano di adottare, all’unisono, ordinanze per evitare la scuola in presenza, dato l’incremento dei contagi e la difficoltà delle Asl di fare tracciamento. Quello di Musumeci è un gesto diverso rispetto a quello di De Luca, che invece il governo è pronto a impugnare. Perché in Sicilia non viene disposta la didattica a distanza, come deciso in Campania. Nell’Isola vengono solo prorogate le vacanze di tre giorni, per “consentire una verifica di tutti gli aspetti organizzativi”. Ma questo ulteriore atto è sintomatico di quanto sui territori sia alta la preoccupazione in vista della riapertura delle scuole. Musumeci non vuole lo scontro col governo centrale. Ma non può fare finta che vada tutto bene: “Non possiamo alimentare un inutile conflitto con Roma”, dice, avendo probabilmente a mente il fatto che il decreto del 6 agosto stabilisce che le regioni possono introdurre la dad solo in zona rossa o arancione. Ma poi aggiunge: “Registro la unanime posizione di rettori, dirigenti scolastici, rappresentanti sindacali e delle associazioni familiari, che ci chiedono di farci interpreti con il governo nazionale della necessità di rivedere l’attuale posizione sulla possibile scelta della didattica a distanza come strumento di accompagnamento temporaneo verso la piena didattica in presenza”. 

Sul fronte dei governatori uno dei più attivi è Zaia. Il Veneto non ha rinviato l’apertura delle scuole, né imposto la dad, ma il suo presidente ha più volte fatto notare il rischio di caos da lunedì. Ed oggi è tornato a chiedere al Cts di esprimersi sul rientro in classe. “Abbiamo davanti uno scenario che sarà un ‘calvario’ per la scuola, tra insegnanti colpiti dal Covid, altri assenti per malattia, altri ancora no vax e nuove regole della Dad. Insomma quella della scuola rischia d’essere una falsa apertura”, ha dichiarato. Quanti saranno i dipendenti della scuola effettivamente assenti, e quanti gli studenti positivi, è impossibile da dire. Il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, ha stimato che già lunedì potrebbe mancare il 10% del personale. Nei giorni successivi la situazione potrebbe peggiorare.

A ribadire la linea delle Regioni arriva anche un post di Michele Emiliano, presidente della Puglia nonché numero due della conferenza delle Regioni. “Le vostre preoccupazioni sulla riapertura della scuola – scrive – sono anche le mie e quelle dei presidenti delle regioni italiane. Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il Governo sul punto è stato irremovibile”.  Che con Roma non ci fosse margine di trattativa era chiaro sin da ieri, quando il ministro Bianchi aveva affermato: “Nessun ripensamento”. Ma nella giornata di oggi la linea dell’esecutivo è stata ancora più chiara. E l’incontro con i sindacati non è servito a placare le preoccupazioni. Il confronto per alcuni addetti ai lavori è stato tardivo, così come la circolare che ne è seguita, e non particolarmente produttivo. La nota inviata ai presidi con le ‘istruzioni per le nuove norme’, afferma la Flc Cgil, “non scioglie le criticità e i numerosi dubbi segnalati dalle scuole e che nella sua insufficienza e farraginosità”. Nelle otto pagine partite da viale Trastevere nel pomeriggio ai presidi viene spiegato come gestire le complesse regole da attuare in caso di positivi in classe. Da notare che per le scuole primarie si chiede ai bambini, laddove sia stato scoperto un positivo, di “consumare il pasto ad una distanza interpersonale di almeno 2 metri”. Una distanza estremamente difficile da raggiungere nelle scuole, tanto nelle aule, spesso troppo piene, quanto nelle mense. La stessa prescrizione viene fatta anche per le scuole medie e superiori. In quest’ultimo caso, però, è più difficile che si consumino pasti a scuola.

Il governo si prepara ad agire contro l’ordinanza di De Luca. Ricorrono anche i genitori: il Tar chiede documenti alla Regione

Il governo prepara le carte contro De Luca. Potrebbe esserci, spiegano da Palazzo Chigi, prima un’informativa in cdm. Contro l’ordinanza del presidente della Campania hanno fatto ricorso anche alcuni genitori campani, rappresentati dagli avvocati Giacomo Profeta e Luca Rubinacci. Per valutare un’eventuale sospensione dell’ordinanza il Tar ha chiesto alla Regione di presentare dei documenti che ne spieghino i motivi. “L’ordinanza – si legge nel decreto emesso dalla presidente di sezione Maria Abbruzzese – motiva l’esigenza della disposta sospensione facendo diffuso riferimento a dati, report e acquisizioni istruttorie non disponibili agli atti del giudizio che è opportuno, in ragione della rilevanza della questione, che vengano portati all’attenzione del giudicante fin dalla fase cautelare”. 

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Rientro a scuola, i presidi si preparano alla Dad: migliaia di studenti contagiati

domenica, Gennaio 9th, 2022

di Gianna Fregonara

Nelle scuole dubbi sulle regole per le quarantene e la gestione dei contagi. «Sarà un gennaio in trincea». Troppi docenti assenti, toccherà fare la Dad e i sindaci si preparano a chiudere

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Sul registro elettronico delle scuole elementari e medie cominciano a comparire le informazioni per la Dad (che si chiama didattica digitale integrata). Non è detto che si cominci da subito, ma i presidi si stanno organizzando e lo comunicano alle famiglie. «Sarà un gennaio in trincea, la Dad sarà comunque necessaria», racconta Giusy Ubriaco, preside dell’Istituto comprensivo Villaggio Prenestino di Roma mentre legge le indicazioni appena arrivate dal ministero: come lei molti storcono il naso perché ci sono parti che sono difficilmente applicabili, dal distanziamento in mensa alla divisione tra vaccinati e no per le medie e le superiori. Persino il preside dell’Istituto Massimo di Roma, la scuola di Draghi non userà questa parte. La scuola riapre in presenza come ha stabilito il governo e la Dad deve essere riservata ai casi eccezionali. I presidi se lo ricordano bene che se si chiudono tutte le scuole per un paio di settimane, come chiede anche l’ordine dei medici, poi riuscire a riaprire diventa impossibile. Lo hanno visto negli ultimi due anni.

Metà classi in Dad

Tuttavia il rischio è che nelle prossime settimane l’eccezione diventi la normalità. Anche a considerare arrotondate in eccesso le simulazioni di queste ore – l’ultima è di Tuttoscuola e prevede che «delle 369mila classi circa 200mila nella settimana dal 17 gennaio in poi potrebbero essere chiuse, con gli alunni in Dad» – già da domani ci saranno classi in cui sono più i banchi vuoti di quelli occupati dagli studenti. E successo venerdì scorso nelle città dove la scuola è ripresa, in Emilia Romagna e in Lombardia. A Prato mancava il 20 per cento del personale, a Ravenna c’erano classi con meno della metà degli studenti in presenza e gli altri collegati da casa.

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Rientro a scuola, Bianchi: «Gli studenti torneranno a fare lezione in classe. Ora serve responsabilità da parte di tutti»

sabato, Gennaio 8th, 2022

di Gianna Fregonara

Il ministro dell’Istruzione: un anno fa non avevamo i vaccini. La vita e l’apprendimento dei nostri ragazzi sono già stati penalizzati

Linea dura contro i «ribelli». A partire dal governatore della Campania Vincenzo De Luca e un appello alla responsabilità degli adulti per tutelare gli studenti. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi risponde così a chi vuole rinviare la riapertura delle scuole e ricominciare con la Dad.

Duemila presidi av evano chiesto di rinviare a fine gennaio il ritorno in classe. Ieri lo hanno fatto anche i medici.

«Ho incontrato i rappresentanti sindacali dei presidi parlato con molti dirigenti scolastici, ascoltandone le preoccupazioni. Nessuno vuole lasciarli soli o scaricare responsabilità su di loro. Il governo ha approvato, con forza di legge, misure a tutela della scuola in presenza e in sicurezza, come era stato richiesto anche dai dirigenti. Si tratta di applicarle, tutti insieme. E di affrontare, insieme, anche le eventuali difficoltà».

Che ci saranno, visti i numeri dei contagi.

«La nostra è una scelta chiara: tutelare il più possibile la presenza e, con essa, i nostri ragazzi e i bambini che vengono da due anni difficili, caratterizzati da discontinuità che hanno segnato il loro apprendimento: i dati Invalsi lo hanno detto con chiarezza. Nella legge di bilancio abbiamo stanziato 400 milioni per la proroga dell’organico Covid, che consentirà di affrontare anche questa fase».

Se la sente di dire che il rischio Dad è scongiurato?

«Nessuno nega che ci sia stata in queste settimane una ripresa dei contagi, legati anche alle festività. Rispetto all’anno scorso c’è, però, una grande differenza: il vaccino. Il personale scolastico, anche prima dell’obbligo, era vaccinato già al 95%, studentesse e studenti hanno risposto con entusiasmo e responsabilità alla campagna e nella fascia di età tra i 12 e i 19 anni la copertura è oltre il 75%. Il vaccino è lo strumento per tutelare la scuola, per un ritorno alla normalità. Chiedo a tutti un atto di responsabilità: a chi tra gli adulti ancora non si è vaccinato, alle famiglie, alle Asl perché tutti insieme acceleriamo la vaccinazione, in particolare dei più piccoli. E’ necessario anche dare priorità ai test. Il governo ha stanziato 92 milioni per i test gratis ai ragazzi della secondaria».

Intanto però anche i medici suggeriscono di tenere chiuse le scuole di recuperare a fine giugno. Si potrebbe fare?

«La nostra intenzione è procedere con i calendari già definiti».

Senza allungare in estate dunque. C’è un limite di contagi oltre il quale le scuole potrebbero chiudere?

«Sottolineo che finora nessun Paese europeo ha deciso di chiudere le scuole. Se fosse necessario, devono essere le ultime a chiudere. Abbiamo definito i limiti oltre i quali possono scattare delle chiusure mirate con il decreto legge di agosto. Si possono far scattare le lezioni a distanza solo in casi eccezionali. Ma il ricorso massiccio alla Dad, oggi, come se i vaccini non ci fossero, sarebbe un errore».

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca intende tenere chiuse le medie ed elementari fino a fine mese. Impugnerete la decisione?

«La legge è molto chiara: permette ai presidenti di Regione di intervenire solo in zona rossa e in circostanze straordinarie. Queste condizioni oggi non ci sono oggi. Ritengo vi siano gli estremi per impugnare quell’atto».

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Covid, lunedì si torna in classe, ma la scuola è davvero sicura? Quello che è stato fatto è quello che non è stato fatto

venerdì, Gennaio 7th, 2022

GIACOMO GALEAZZI

ROMA. La scuola come anello debole della strategia anti-Covid. Cinque provvedimenti in un mese e mezzo non sono bastati, secondo presidi, sindacati e famiglie, a mettere realmente in sicurezza il ritorno in classe dopo le vacanze natalizie. Non è stata realizzata l’areazione meccanica nelle aule, non sono state ridotte le classi pollaio e gli infermieri che erano stati dati alle scuole sono stati ripresi dalle Asl. I tamponi mai arrivati e le “mascherine-lenzuolo” inadeguate. Alla centralità dell’istruzione nella vita di studenti e genitori non corrisponde un effettivo adeguamento di strutture e procedure a causa di una serie di interventi mai attuati. Ciò che è stato fatto non sembra compensare ciò che ancora manca, tra alcune, ritardi e misure inapplicate. Le segnalazioni dei vari protagonisti del mondo della scuola convergono nell’indicare una pericolosa distanza tra regole “sulla carta” e precauzioni anti-contagio concretamente rispettate. Da lunedì nella scuola dell’infanzia i docenti devono indossare le mascherine Ffp2, così come nelle classi delle primarie e secondarie dove ci sono alunni che non hanno la mascherina perché esentati per specifici motivi. Le nuove regole per la gestione delle quarantene stabiliscono, poi, che alla materna, in presenza di un positivo in classe, scatta la sospensione delle attività per 10 giorni. Mentre alle elementari con un solo caso si applica la sorveglianza, che prevede un tampone al primo e al quinto giorno dalla scoperta del caso, e con due si va in dad (didattica a distanza) per 10 giorni. Alle medie e superiori la norma prevede invece tre diversi step: con un caso di positività si continua ad andare a scuola in presenza e si applica l’autosorveglianza e l’obbligo di mascherine Ffp2; con due casi chi è vaccinato con il booster o guarito da meno di 4 mesi resta in classe, i non vaccinati e i vaccinati e guariti da più di 120 giorni vanno invece in dad; con 3 positivi, tutta la classe resta a casa e segue le lezioni da remoto per un tempo massimo di 10 giorni. Fino alla fine di febbraio nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, gli studenti che dovranno fare autosorveglianza potranno essere sottoposti a test gratuitamente.

(ansa)

Lacune e ritardi
Non è stata realizzata l’areazione meccanica delle classi, non sono state ridotte le classi pollaio e in molte regioni gli infermieri che erano stati dati alle scuole sono stati ripresi dalle aziende sanitarie locali. Gravi difficoltà anche per i tamponi T0 e T5. Alcune classi hanno atteso anche tre settimane il tampone T0 che non è mai stato fatto. Da qui la protesta dei presidi. «Si parla di rientro in sicurezza a scuola, ma il problema serio non sono tanto i protocolli quanto il modo in cui vengono applicati- racconta Antonio Cavallaro, rappresentante dei genitori in una scuola elementare calabrese e padre di padre di Giuseppe-. Lo dimostrano le “mascherine-lenzuolo” che vengono fornite e che non sono adeguate al viso dei bambini. Non ho la possibilità (perché mi viene proibito) di dare mascherine alternative a mio figlio e devo usare queste cineserie enormi che non servono a nulla. Così è stata salvata la forma: la scuola si assicura che ogni bambino usi una mascherina pulita, anzi due, visto che vengono cambiate a ora di pranzo. Ma non la sostanza perché le mascherine che indossano non sono adeguate». Aggiunge Antonio Cavallaro: «In più c’è questo mantra della sicurezza che non si capisce su cosa si basi. In questi due anni non è stato fatto nulla per mettere in sicurezza le classi (ad eccezione degli inutili banchi a rotelle)».

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Quarantena a scuola, Draghi interviene: no alla Dad con un solo caso

mercoledì, Dicembre 1st, 2021

di Gianna Fregonara

La circolare del ministero della Salute e dell’Istruzione sul Covid a scuola è stata cancellata in meno di 24 ore: resta la quarantena light. Così si evita la Dad per migliaia di classi

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Non è arrivata neppure sulle scrivanie dei presidi la circolare che reintroduceva la Dad per tutta la classe al primo studente contagiato. Pubblicata lunedì notte in fretta e furia, dopo che il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza l’aveva firmata insieme al direttore del Miur Jacopo Greco, è stata cestinata ieri pomeriggio con un’altra circolare che dichiara «superate» le misure adottate poche ore prima. Dunque non cambia niente. Ma non è stato semplice per il ministro della Salute Roberto Speranza e per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi affrontare il presidente del consiglio Mario Draghi, che aveva appreso solo ieri mattina che le norme erano state cambiate nottetempo rischiando di far finire in Dad migliaia di classi. Il premier ha chiesto il dietrofront dei due direttori dei ministeri che avevano firmato la circolare e con un parere affidato al coordinatore del Cts Franco Locatelli li ha costretti a rimediare accettando di sottoscrivere la nuova circolare. «La scuola in presenza resta una priorità», ha ripetuto a tutti, mentre si cercava una via d’uscita.

Il caso

L’allarme per l’aumento dei casi era scattato lunedì, dopo una riunione della struttura del ministero della Salute con le Regioni che da qualche giorno si lamentavano di non riuscire più a star dietro ai tracciamenti e ai tamponi. Una situazione per la quale avevano protestato anche i presidi. In serata i capi dipartimento del ministero della Salute e dell’Istruzione firmano una circolare che sospende le misure light per le quarantene, previste al secondo o terzo contagio in classe. Con una pagina di indicazioni si cancellano le norme in vigore da tre settimane per tornare al principio: un contagio, tutti i contatti stretti a casa, cioè tutti i compagni e i prof in Dad.

Non si torna in Dad

Ma il capo del governo non ci sta. Per superare le criticità nel tracciamento mette a disposizione della Asl la struttura commissariale del generale Figliuolo che aiuterà dove è necessario nel gestire i tamponi con tempestività. Ma indietro sulla Dad non si torna. In serata arriva una circolare che annuncia che le misure prese la sera prima e neppure ancora inviate alle scuole, «sono superate». Non è cambiato nulla per le quarantene se non che si cerca di mantenere e rafforzare il monitoraggio nelle scuole.

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Scuola, è dietrofront: “Se c’è un positivo quarantena per tutti”

martedì, Novembre 30th, 2021

di Michele Bocci

Stop al protocollo sulla scuola che prevede di non mettere in quarantena l’intera classe quando c’è un solo caso e quindi ritorno alla Dad. L’aumento dei contagi, cresciuti del 25% nell’ultima settimana, e i timori legati alla variante Omicron suggeriscono cautela nelle classi e così ministero alla Salute e Regioni decidono di bloccare una novità introdotta appena poche settimane fa. Ieri sera una circolare ha bloccato le indicazioni sulla gestione dei casi a scuola. Ieri si è svolto un incontro tra ministero alla Salute e Regioni per discutere delle strategie di testing e di tracciamento da adottare per intercettare subito i casi provocati dalla variante Omicron. Si vuole così almeno rallentare il suo arrivo, che comunque prima o poi, ritengono gli esperti, ci sarà. La chiave sta nella capacità di fare i sequenziamenti dei tamponi positivi per veridicare se è presente la variante nata in Sud Africa.

l’incontro tra Regioni e ministero

Ma nel corso dell’incontro si è anche parlato della scuola. Le amministrazioni locali hanno segnalato il problema dello screening con i test salivari, che vengono fatti in un campione di scuole ormai da settembre. Si tratta di una attività che serve ad intercettare casi asintomatici ma impegna personale che in questo momento potrebbero essere utile nel lavoro su tamponi e quarantene, che sta crescendo insieme alla curva dei contagi. Alcune Regioni hanno anche fatto notare come adesso, con tanti positivi tra i giovani, possa essere pericoloso non mettere in quarantena le classi quando capita un caso, come prevede il protocollo di Istituto superiore di sanità, ministero e delle stesse amministrazioni locali diffuso poche settimane fa. Tanto più che si teme l’arrivo e la diffusione della Omicron, la cui pericolosità non è ancora chiara. E visto che i più giovani rappresentano la parte prevalente dei contagiati, si ritiene che sia meglio tornare alla Dad già dal primo caso, mandando quindi subito a casa anche gli alunni vaccinati. Dal ministero, dove non a tutti piaceva, hanno detto di essere d’accordo a sospendere il protocollo sulla scuola.

La circolare che ferma gli screening e segna il ritorno alla Dad

Così in serata il direttore della Prevenzione del ministero, Gianni Rezza, ha diffuso una circolare con alcuni aggiornamenti. Si parte dal presupposto appunto che “ultimamente si sta assistendo a un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione, anche in età scolare, con incidenza settimanale ancora in crescita e parti a 125 per 100mila abitanti, valore ben lontano da quello ottimale di 50 per 100mila, utile per il tracciamento dei casi”. Rezza ricorda che le indicazioni sulla quarantena facevano riferimento alla situazione epidemiologica esistente a suo tempo, da rivalutare in caso di peggioramento.

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Scuola e quarantena: ecco quando scatta. Le nuove regole

martedì, Novembre 2nd, 2021

di ELENA G. POLIDORI

Dalla Dad alla presenza. Ma – forse – di nuovo ancora in Dad, dipenderà dai contagi. La scuola non ha pace. Ancora una volta cambia tutto. Entro la settimana arriverà il via libera alle indicazioni per la gestione del Covid nelle scuole anche in vista di un possibile proseguimento dello stato di emergenza (probabilmente prorogato fino al 31 marzo) senza il quale la Dad verrebbe meno. Intanto, ecco le nuove indicazioni: niente Dad se c’è un solo positivo; se sono due, quarantena “selettiva” a seconda si sia vaccinati o meno; tutti a casa se i casi sono almeno tre.

Le nuove indicazioni per la gestione dei contagi in classe, redatte dall’Istituto superiore di sanità dall’Istruzione con il contributo delle Regioni, mirano a salvaguardare il più possibile l’anno scolastico in presenza, ma in caso di contagi, il ricorso alla didattica a distanza verrà calibrato, e si darà peso a test e tracciamento: valgono il molecolare, quello rapido, o con prelievo salivare e analisi molecolare, da effettuarsi il prima possibile e dopo cinque giorni, oltre che al termine dell’eventuale quarantena.

Nel dettaglio. Nel momento in cui si verifica un contagio e la Asl non possa intervenire, sarà sempre compito del dirigente scolastico, “in via eccezionale ed urgente”, sospendere in modo temporaneo le attività didattiche e avviare le misure del protocollo. Il provvedimento riguarda gli insegnanti e le famiglie degli alunni che sono stati a contatto con il caso confermato 48 ore prima della comparsa dei sintomi o dell’esecuzione del test, qualora si tratti di un soggetto asintomatico. Solo in un secondo momento interverrà la Asl, alla quale toccherà l’ultima parola in fatto di individuazione dei contatti stretti e non. Le indicazioni prevedono due tamponi, oltre a quelli già utilizzati in caso di quarantena. Uno è il ’T0’, che va eseguito appena si verifica un caso positivo, l’altro è il ’T5’, da effettuare dopo cinque giorni. Le regole valgono per tutte le scuole, dalle elementari in su, ma non si sa ancora da quando scatterà effettivamente questo nuovo “vademecum” perchè la circolare non c’è ancora.

Per il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, il nuovo protocollo rappresenta un passo avanti, ma – avverte – le scuole non dovranno fare tutto da sole. Infatti, c’è anche il nodo privacy da sciogliere; i dirigenti scolastici non possono sapere se i dipendenti o gli alunni siano o meno vaccinati e da quanto. Già, perché c’è anche la questione della terza dose per gli insegnanti, tra le prime categorie ad essere state vaccinate l’anno scorso e che dunque ora più di altri avranno bisogno di un richiamo prima possibile. Monte Regioni – come il Lazio e Toscana – si dicono pronte alla creazione di una corsia preferenziale per gli insegnanti invocata anche dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: c’è bisogno di una “priorità alta” visto l’avvicinarsi dell’inverno e la didattica in presenza e anche il sottosegretario, Pierpaolo Sileri, è d’accordo: “È stato fatto per i sanitari e come loro docenti e operatori delle scuole lavorano in ambienti a rischio, a contatto con i giovani che sotto i 12 anni non sono immunizzati in quanto non è ancora disponibile il vaccino per la loro età”.

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Scuola, il ministro Patrizio Bianchi: “Mai così tanti i soldi per l’istruzione. Subito più posti nei nidi”

mercoledì, Ottobre 27th, 2021

di Riccardo Luna

“È stato un anno in cui come italiani abbiamo ripristinato un’idea di Paese. Hanno contribuito tanti fattori, anche certi successi sportivi che nessuno si aspettava. E anche la scuola ha vinto la sua medaglia d’oro che in pochi credevano: la medaglia d’oro della fiducia. Abbiamo avuto fiducia nel riaprire le scuole, abbiamo avuto fiducia che la scuola avrebbe superato la pandemia, inventando in alcuni casi una didattica nuova. E la scuola ha vinto”. Patrizio Bianchi è nel suo ufficio di ministro dell’Istruzione di viale Trastevere. Di solito a questo punto dell’anno il malcontento iniziava a montare e il titolare del ministero è il destinatario delle proteste. Invece dalla strada si sente ogni tanto solo il suono delle ambulanze dirette ad un vicino ospedale: niente cortei, per ora.

“È giusto che da sempre gli studenti vogliano cambiare il mondo, meno male! Sono pochi gli adulti che riescono a non perdere questa attitudine. Con i ragazzi dobbiamo parlare”. Poi il riferimento a quello che Greta Thunberg ha detto qualche settimana fa a Milano: “Anche il bla-bla-bla a volte serve per conoscersi e costruire cose nuove”. ll ministro dell’Istruzione è così: rifugge dagli slogan e dalle frasi ad effetto (“certe cose mica si possono spiegare con un tweet”); preferisce ampi ragionamenti fatti con gesti eloquenti e una bonomìa d’altri tempi. Gli portiamo una ricerca che gli avevamo promesso sulla scuola del futuro, fatta intervistando un campione di diplomati, insegnanti e genitori con figli a scuola. Per andare oltre il dibattito – fuorviante – “Dad o non Dad”, come se la scuola, per superare un anno difficilissimo, dovesse tornare indietro.

Partiamo da un dato: per il 72% la scuola è il primo problema da affrontare per il futuro dell’Italia. Non sono mai stati così tanti, perché?
“Perché durante la pandemia ci siamo accorti di quanto ci è mancata; siamo tornati ad apprezzare l’idea che la scuola è il pilastro delle nostre comunità, il posto dove non solo si apprendono le varie discipline, ma si impara a vivere insieme”.

Il secondo dato dice che per i genitori, e ancora di più per gli insegnanti, i ragazzi sono usciti più fragili dai mesi in Dad.
“Credo che la pandemia ci abbia messo davanti agli occhi i problemi dei nostri figli che non sono nati con la didattica a distanza. C’era bisogno di rimettere gli studenti al centro di una scuola in grado di essere anche affettuosa”.

Gli affetti sono fondamentali, ma quasi tutti sono concordi nel dire che alla scuola mancano risorse: col Pnrr non sarà più così.
“Non ci sono mai stati tanti soldi per la scuola. Con due obiettivi principali: il primo investire sugli ambienti scolastici, metterli in sicurezza ma anche modificarli per una didattica più partecipata, con più laboratori, con aule in grado di adattarsi a diverse esigenze. Il secondo, permettere ai ragazzi di tutto il Paese di avere le stesse opportunità per combattere la dispersione che colpisce soprattutto il Sud. Questo vuol dire ad esempio aumentare i nidi”.

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Scuola, Rientro in classe 2021: perché mancano ancora i prof

martedì, Settembre 21st, 2021

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Al Nord nei posti liberi supplente 1 su due. Il concorso sprint e il caso degli insegnanti di sostegno. «Troppi errori nelle graduatorie, rinviate le assegnazioni delle supplenze»

Tutti in classe sì, ma dove sono gli insegnanti? Se lo chiedono in questi giorni genitori e studenti che ancora hanno orari dimezzati e ore buche in attesa della nomina del prof. Succede soprattutto al Nord, come è regola da diversi anni. In Lombardia, al termine dell’ultima tornata di assunzioni, sono rimasti scoperti più della metà dei posti, in Veneto e Piemonte mancano 3 prof su 5. Ma anche nelle regioni tradizionalmente considerate come il «bacino» degli insegnanti non è andata bene: in Campania è rimasta vuota una cattedra su 4 e in Sicilia 2 su 5. Arriveranno i supplenti. Sì ma quando? «Siamo molto più avanti dello scorso anno quando gli ultimi contratti annuali li abbiamo chiusi a marzo», spiega Cristina Costarelli presidente dell’Associazione presidi del Lazio.

Vuote una su due

E infatti è vero che il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha mantenuto la promessa di fare le immissioni in ruolo entro fine agosto e di assegnare i supplenti prima del 13 settembre. «Uno sforzo titanico» fatto dall’amministrazione scolastica per anticipare i tempi. Ma poi qualcosa è andato storto. Le assunzioni andate a buon fine sono state quasi 60mila (il triplo dell’anno scorso, anche grazie al concorso straordinario voluto contro tutto e tutti dalla ex ministra Azzolina), ma rappresentano poco più della metà dei 112mila posti che erano stati autorizzati dal Mef a luglio. Né poteva andare altrimenti visto che il concorso ordinario che era stato bandito ormai un anno e mezzo fa è rimasto congelato causa Covid mentre grattando il fondo delle graduatorie dei precari storici e dei vincitori di vecchi concorsi sono saltati fuori poco più di ventimila «nuovi» prof.

Inizio della scuola: dai test salivari ai bus, i problemi ancora da risolvere

Concorso sprint

Troppo pochi e così, di gran carriera, una settimana prima della prima campanella sono stati assegnati più di 110 mila contratti fino a fine giugno. Perfino il concorso Stem per professori di matematica fisica e informatica bandito in extremis quest’estate è andato avanti senza intoppi: dei seimila posti in palio, però, fra defezioni e bocciature finora ne sono stati assegnati duemila, anche se c’è tempo fino a fine ottobre. A Milano, su quasi 600 posti scoperti per matematica alle medie, ne sono arrivati dal concorso solo 234, più appena tre (un flop) con la procedura straordinaria varata dal governo per i precari di prima fascia. Le graduatorie provinciali da cui si attingono i supplenti- rifatte lo scorso anno – sono ancora piene di errori che ritardano ulteriormente le assunzioni. Non solo, Uffici scolastici e sindacati lamentano un altro fenomeno: una marea di rinunce. Da parte di professori di tutte le materie, da matematica a italiano, per non parlare dell’emergenza sostegno. «Io devo ancora assegnare 480 cattedre: 180 su posto comune più 300 per il sostegno – dice il provveditore di Brescia Giuseppe Bonelli -. Ma rispetto al 2020, non c’è paragone. L’anno scorso di questi tempi erano vuoti ancora 4.000 mila posti, per riempirli tutti c’è voluto fino a Natale». Certo pesano le rinunce, circa 400 in tutta la provincia, ma Bonelli è ottimista, spera di chiudere la pratica in un mese.

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A scuola torna l’incubo Dad, Sos dei presidi: “Con queste regole peggio dell’anno scorso”

lunedì, Settembre 20th, 2021

NICCOLò CARRATELLI

C’è chi è tornato in classe solo il primo giorno. Poche ore di lezione in presenza e poi di nuovo a distanza, causa Covid. Oltre 200 classi in varie regioni italiane, più di 5 mila studenti, dalla scuola materna alle superiori. Senza contare due regioni, Puglia e Calabria, che aprono le scuole solo oggi. La prima settimana del nuovo anno scolastico ha già smentito il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che non più tardi di dieci giorni fa aveva assicurato: «La Dad è finita». E invece, pronti via, il numero delle classi finite in quarantena è lievitato. «Inevitabile – sospira il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli – ed è ovvio che aumenteranno, visto che in Italia ci sono 400 mila classi con una media di 20 alunni ciascuna». Di queste, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, circa 12 mila sono sovraffollate. Quelle in cui quest’anno non sarà rispettato il metro di distanza tra gli studenti, in virtù della deroga prevista dal Comitato tecnico-scientifico, sono molte di più, soprattutto alle superiori. Ed è lì che il virus può colpire più facilmente, come pure nelle scuole dell’infanzia ed elementari, dove i bambini non sono (perché non possono) essere vaccinati.

In Alto Adige, dove le lezioni sono iniziate il 6 settembre, le classi in quarantena sono 35, con una settantina di casi positivi. Solo tra le province di Milano e Lodi la didattica a distanza è già scattata per 37 classi e un migliaio di studenti. A Torino hanno dovuto abbandonare i banchi 380 bambini e ragazzi, suddivisi in 17 classi in isolamento. In Veneto sono decine le classi in isolamento, una trentina solo in provincia di Padova, 11 in quella di Treviso e altre sparse tra Vicenza, Verona e Venezia. In Emilia-Romagna centinaia gli studenti in Dad, da una prima media di Vignola, in provincia di Modena, a una classe elementare in provincia di Ferrara. Lezioni in presenza sospese anche in 5 sezioni della provincia di Piacenza, in 13 della zona di Rimini e in sei scuole di Bologna: tre primarie, una media, una materna e un nido. Tra chi è tornato subito davanti al computer anche una quarantina di alunni a Salerno e nove classi in Abruzzo, per un totale di quasi 150 studenti. Un caso si è registrato anche in Sardegna, in una scuola primaria di Ussana, vicino a Cagliari. A Roma e provincia siamo già a quota 50 classi in Dad e più di mille studenti a casa, con licei importanti coinvolti, dal classico Kant allo scientifico Newton, dove la preside è Cristina Costarelli: «L’anno scorso avevamo cominciato con le quarantene a metà ottobre, ora nemmeno siamo partiti ed ecco qua», dice, raccontando di aver «segnalato noi alla Asl i casi di positività, dopo che ci hanno avvisato i genitori, ma in teoria dovrebbe avvenire il contrario». In qualità di presidente dell’Associazione presidi del Lazio, Costarelli sottolinea le criticità nella gestione delle quarantene, che «prima era in carico alle Asl e ora è passata ai medici di base, senza che noi dirigenti venissimo informati», con il rischio di «difformità e rientri a scuola alla spicciolata». Gli studenti, infatti, potranno rientrare in presenza dopo aver presentato un certificato medico di avvenuta negatività al Covid, «ma così ci si basa sulle difese immunitarie del singolo e non su protocolli standard uguali per tutti».

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