Archive for the ‘Salute’ Category

Omicron 5, così la variante colpisce di notte: ecco l’ultima scoperta

giovedì, Agosto 4th, 2022

Il Covid e le sue numerose varianti portano con sé una quantità spropositata di sintomi, spesso diversi fra loro. E infatti, mentre con Delta era la perdita di gusto e olfatto il campanello d’allarme più frequente nei contagiati; con Omicron invece sono stati predominanti raffreddore, mal di gola e congestione nasale. Anche se poi ovviamente la situazione può cambiare da persona a persona. 
Adesso con il boom di Omicron 5, alla lunga lista di sintomi visti finora si aggiungono anche nuovi elementi. Uno di questi – come spiega Adnkronos – pare che colpisca di notte: “Semmai dovesse capitare di svegliarsi in un anomalo bagno di sudore, il consiglio è di sospettare il contagio. A suggerire questo nuovo elemento è l’immunologo Luke O’Neill, docente di biochimica al Trinity College di Dublino, in Irlanda”.
“Un sintomo extra di BA.5 che ho visto stamattina è la sudorazione notturna. Non è strano?”, ha detto il professore a una radio irlandese nei giorni scorsi. Le sue dichiarazioni sono subito state riprese dai media britannici. “La malattia è leggermente diversa perché il virus è cambiato. C’è una certa immunità – ovviamente con i linfociti T e così via – e quel mix tra sistema immunitario più attrezzato e virus diverso potrebbe dare origine a una malattia leggermente differente“, ha spiegato l’esperto. Che infine ha aggiunto: “Stranamente i sudori notturni sono una caratteristica”.

LIBERO.IT

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Vaccini, l’epidemiologo La Vecchia: “Campagna tardiva ma utile, in Italia tre milioni di positivi”

giovedì, Luglio 14th, 2022

Simona Buscaglia

Anche se la campagna per la quarta dose agli over 60 «è stata tardiva», il vaccino attuale rimane «una valida protezione contro la malattia grave». Sarebbe poi opportuno intervenire sulle regole della quarantena, togliendo ad esempio il «tampone in uscita», semplificando così le procedure e liberando dall’isolamento dopo 7 giorni. A parlare è l’epidemiologo della Statale di Milano, Carlo La Vecchia.

Professor La Vecchia, siamo vicini al picco di questa ondata?
«Sì, entro fine mese comincerà il livellamento e poi la discesa. I contagi registrati in questa fase di Omicron 4 e 5 sono comunque meno della metà di quelli reali: i positivi potrebbero essere 3 milioni».

Gli ospedali sembrano reggere: le assenze del personale per l’estate potrebbero cambiare la situazione?
«Gli ospedali sono sotto stress non tanto per i ricoveri o per le ferie, che sono state programmate tempo fa, quanto per il personale in quarantena».

Bisognerebbe intervenire sulle regole della quarantena?
«Quelle italiane sono abbastanza rigide rispetto ad altri Paesi. Il picco di contagiosità riguarda i 2-3 giorni che precedono la comparsa dei sintomi e quelli subito successivi. Una semplificazione nelle procedure potrebbe riguardare l’eliminazione del tampone di uscita, come in Svizzera. Lì, dopo 7 giorni dalla positività, si esce dall’isolamento. Si eviterebbe la persistenza in quarantena di soggetti senza più sintomi che hanno un rischio minimo di contagiare gli altri».

Quale sarà l’andamento del virus in estate?
«L’ondata di Omicron 5 in agosto andrà ad esaurirsi. Cosa succederà dopo è difficile dirlo. Un paio di settimane fa è stata identificata la sottovariante Omicron 2.75 in India e in Europa, che ha la capacità di diffondersi nel mondo. Sul piano clinico sembra però analoga alle altre Omicron».

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Quarta dose vaccino Covid Lombardia, l’«assalto» degli over 60: in un giorno + 163% (senza prenotazione)

mercoledì, Luglio 13th, 2022

di Stefania Chiale

Consentita ieri solo nella modalità di auto-presentazione agli hub : da oggi è possibile prenotarsi sul portale. La Regione: prolungare i contratti del personale impiegato nei centri fino a dicembre

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(LaPresse)

Prove generali riuscite. L’allargamento agli over 60 e ai fragili di ogni età, pur consentita ieri solo nella modalità di auto-presentazione agli hub (da oggi è possibile prenotarsi sul portale), ha fatto balzare in un giorno le somministrazioni di quarta dose in Lombardia da una media di 1.848 inoculazioni quotidiane nei primi 11 giorni di luglio alle 4.866 di ieri. Una crescita del 163%. Con le autopresentazioni a costituire il 44% del totale delle vaccinazioni Covid di ieri, che hanno raggiunto quota 6.805. Occorre tornare al 13 maggio per trovarne tante.

Per sfruttare gli slot ancora liberi, ieri gli over 60 e i fragili potevano già autopresentarsi negli hub. Solo i sessantenni e settantenni senza prenotazione e vaccinati con quarta dose ieri sono stati 2.088. Certo, pochissimi considerando la platea interessata (1,8 milioni), ma occorrerà vedere l’andamento delle prenotazioni sulla piattaforma Poste aperte da oggi. La decisione di questa accelerazione è stata presa in una riunione ieri mattina tra la vicepresidente e assessora al Welfare Letizia Moratti e il direttore generale Welfare Giovanni Pavesi, dopo la circolare di lunedì sera con cui il ministero della Salute ha aperto la possibilità di accedere alla quarta dose anche per i soggetti sopra i 60 anni e per persone con elevata fragilità di ogni età (finora erano stati coinvolti solo over 80, immunodepressi, ospiti di Rsa e fragili sopra i 60 anni). «Ci siamo attivati per rispondere al meglio a questa indicazione», ha detto il presidente Attilio Fontana.

Sul totale di 6.805 vaccinati, le quarte dosi sono state le più numerose (4.866, appunto), seguite a grande distanza dalle terze (1.745), dalle seconde e prime (98 e 96). I prenotati erano soltanto 3.805: significa che 3.000 persone si sono autopresentate agli hub, tra cui 2.038 over 60 e 70. Gli altri appartenenti a tutte le altre categorie, over 80 compresi.

La seconda dose di richiamo è somministrata ai soggetti interessati purché siano trascorsi almeno 120 giorni dalla prima dose di richiamo o dall’ultima infezione successiva al richiamo. Elemento che la Direzione generale Generale Welfare evidenzia: «La circolare del Ministero della Salute modifica l’indicazione precedente e raccomanda di procedere alla second booster a distanza di 120 giorni, anche nel caso di infezione accertata dopo la prima dose booster».

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Covid, quarta dose: dove vaccinarsi e chi può farlo adesso

martedì, Luglio 12th, 2022

di Margherita De Bac

La circolare del ministero ha allargato la platea dai pazienti fragili agli over 60, anche se sani, e ai vulnerabili con più di 12 anni. Si può accedere al booster anche se si sono fatte le tre dose e poi si è contratto il Covid

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Un centro vaccinazioni anti-Covid

1 – Chi deve fare la quarta dose?
Nella circolare del ministero della Salute uscita l’8 aprile veniva raccomandata a ultra 80enni, immunodepressi, ospiti delle Rsa (residenze sanitarie assistite) e alle persone di elevata fragilità motivata da patologie concomitanti (malattie cardiocircolatorie, neurologiche, epatiche, cerebrovascolari, diabete, disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e psichica, sindrome di Down, fibrosi cistica, grave obesità). Infine ai soggetti sopra i 60 anni con patologie concomitanti. La circolare di ieri ha allargato la platea agli over 60, anche se sani, e ai vulnerabili con più di 12 anni.

2 – Se ho ricevuto tre dosi e poi ho contratto il virus devo ricevere il secondo richiamo?
È questa la novità principale. La risposta è sì, si può accedere al secondo booster anche se, dopo il primo richiamo, c’è stata l’infezione naturale. La precedente circolare prevedeva invece che la protezione «costruita» da tre dosi più contagio era sufficiente.

3 – Se mi vaccino con la quarta dose oggi e in autunno è disponibile il nuovo vaccino aggiornato contro il ceppo oggi circolante (Omicron) devo nuovamente immunizzarmi?
Non è ancora stato deciso, dipenderà anche dall’evoluzione dell’epidemia. L’iter autorizzativo dei nuovi vaccini è in corso. Prima di dare indicazioni su come regolarsi dopo la quarta dose bisognerà conoscere i tempi della reale disponibilità delle fiale.

4 – Quando fare la quarta dose?
Ad almeno 120 giorni dal primo richiamo. È provato che dopo 4 mesi la protezione degli anticorpi comincia a scendere.

5 – Quali vaccini vengono somministrati per la quarta dose?
Sono quelli a mRna, prodotte dalle aziende Pfizer-BioNTech e Moderna, gli unici due autorizzati dalle agenzie internazionali regolatorie per la quarta dose.

6 – Gli hub vaccinali sono aperti?
Molti avevano chiuso da marzo in poi e stanno riaprendo per rispondere alle nuove richieste. Sei mesi fa erano 3 mila in tutta Italia, a maggio 2.300. Il Lazio ha già comunicato i centri ripristinati e ha annunciato che le prenotazioni per gli over 60 e i vulnerabili di ogni età scattano giovedì. In friuli Venezia Giulia si dicono pronti, in Sicilia gli hub non hanno mai chiuso. Le Marche stanno organizzando i 13 centri e hanno inviato alle Poste gli elenchi degli over 60 per adeguare le piattaforme di prenotazione.

7 – Posso andare dal medico di famiglia?
La situazione è diversa nelle Regioni. I medici di famiglia coinvolti, secondo il segretario nazionale di Fimmg, Silvestro Scotti, sono il 25 per cento. Quindi, oltre a dover sperare che il proprio medico appartenga a questa compagine, bisogna contare sulla loro capacità di superare problemi organizzativi per l’approvvigionamento dei vaccini. A volte devono andarli a ritirare alla Asl ed essere certi di avere un certo numero di appuntamenti per inocularli.

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Covid, in arrivo la circolare sulla quarta dose di vaccino: dovranno farla anche i guariti. Tutto quello che c’è da sapere

lunedì, Luglio 11th, 2022

Paolo Russo

ROMA. Se come previsto oggi arriveranno i due documenti che daranno il via libera ufficiale alla quarta dose agli over 60 da parte di Ema e dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie infettive, in serata il ministero della Salute emanerà la circolare che consentirà di somministrarla già da domani. Includendo anche i fragili senza alcun limite di età (fino a oggi era di 60 anni) mentre i guariti dal Covid e i vaccinati con la terza dose da più di 120 giorni potranno anche loro mostrare il braccio per la quarta volta.

Stesso arco di tempo servirà per ottenere poi in autunno i vaccini aggiornati. E qui le cose si complicano, perché dalle indiscrezioni che girano tanto nel palazzo delle Salute a Roma che in quello dell’Ema ad Amsterdam, di antidoti resettati su Omicron ne avremo due diversi, sia per il ceppo virale sul quale sono costruiti che per i tempi di distribuzione sul mercato. Moderna lancerebbe infatti a settembre il suo vaccino bivalente, costruito sul ceppo originario di Wuhan e quello di Omicron 1. Un prodotto che avrebbe un’efficacia di circa il 50% nel proteggere dal contagio e di poco meno dell’80% dalla malattia grave. Pfizer punterebbe invece direttamente sul vaccino aggiornato su Omicron 5, che arriverebbe però a novembre. Con l’incognita che altre e più contagiose varianti, come l’indiana Ba.2.75, prendano il posto di Ba.5, rimescolando di nuovo tutte le carte. Resta il fatto che chi farà subito la quarta dose potrà poi richiedere il vaccino aggiornato non prima di metà novembre. Avendo a quel punto a disposizione quello tarato su Omicron 5.

La giornata di ieri è servita per mettere a punto il testo della circolare, che sarà poi a quattro firme, comprendendo oltre a quella del ministero della Salute anche quelle di Iss, Aifa e Css, il Consiglio superiore di sanità.

Quindi dai 60 ai 79 anni si potrà fare subito il secondo booster per proteggersi da quest’onda anomala estiva, che ieri ha fatto contare 79.920 contagi, circa novemila in meno del giorno prima, ma con meno tamponi, tanto che il tasso di positività sale dell’1,1% portandosi al 26,3%, con 6 ricoveri in più nelle terapie intensive e 180 nei reparti di medicina. Dove il tasso di occupazione dei posti letto è al 14,1% vicino oramai alla prima soglia di sicurezza del 15, superata da 11 regioni, con una, l’Umbria già da zona arancione al 34,9% di letti occupati.

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Il dilemma del Covid: liberarlo o combatterlo? Gli immunologi divisi

domenica, Luglio 10th, 2022

Maria Sorbi

I l virus va fatto circolare. È veloce ma non è più quello del 2020. Più circola più ci autoimmunizza, soprattutto se gira tra i giovani in forme lievi. E allora ben vengano eventi come il Jova tour o il concerto dei Maneskin di ieri sera, condannati come garanzia di nuovi focolai fino a un paio di giorni fa. Suona più o meno così la posizione degli infettivologi che sostengono la tesi di Pierluigi Viale, direttore di Malattie infettive del Sant’Orsola di Bologna.

La teoria di Viale è che più ci abituiamo a reagire al Covid, più faremo diventare endemico il virus e andremo verso una convivenza «pacifica», evitando casi gravi (e quindi intasamenti di ospedali e corsie). Quindi sarebbe il caso di dire addio alle quarantene. Tuttavia un conto è far circolare il Covid tra i giovani, un altro è fermarlo perché non devasti gli anziani.

Il mondo dei virologi si spacca in due. C’è chi, come l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, si schiera apertamente con il collega di Bologna. «Ogni medico di questo mondo è d’accordo con Viale: noi dobbiamo tutelare fragili e anziani, ma il resto della popolazione che è vaccinata o è entrata in contatto con il virus perché si è contagiata può stare tranquilla. Per questo è un bene che circoli tra i giovani». Bassetti sostiene addirittura che sia il caso di smettere di fare i tamponi agli asintomatici. «Se il nostro ministro della Salute ascoltasse di più i medici sul campo e meno chi filosofeggia, forse riusciremo una volta tanto ad anticipare il virus».

La stoccata è diretta a Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, che replica così: «Ma questi dopo tre anni ancora non hanno imparato la lezione? Far circolare questo virus, più di quanto già non stia circolando da solo, porterebbe solamente a più malati e a più morti. Gli inglesi ci hanno provato lo scorso anno: sappiamo tutti come è andata a finire, con migliaia di decessi. Il rischio inoltre sarebbe quello di amplificare i contagi in ospedale, dove notoriamente vanno soggetti più fragili e dove ci sono anche medici e infermieri che rischiano di rimanere bloccati con un danno per la sanità pubblica».

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Covid, Locatelli: «Non è un’influenza, smettiamo di minimizzare i rischi: siamo tornati oltre 100 morti»

domenica, Luglio 10th, 2022

di Margherita De Bac

«Le mascherine sono una barriera efficace. Tutti dobbiamo collaborare»

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Ansa

«Nessuna intenzione di lasciare libero il virus», intima l’altolà Franco Locatelli. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità è perentorio: «In questa situazione epidemiologica non mi sembra neppure il caso di ipotizzarlo. Studi autorevoli dimostrano che anche gli asintomatici contribuiscono alla sua diffusione».

Abbiamo rinunciato troppo presto alle mascherine?
«Su questo aspetto abbiamo ascoltato affermazioni singolari e sbagliate come quella che non servivano più con un virus così contagioso».

Hanno perso in parte efficacia contro Omicron BA 5, la variante ormai dominante al 71% ?
«È possibile. Eppure il loro ruolo protettivo è fuori discussione. Indossarle, specie le FFP2, quando raccomandato e indicato negli spazi chiusi, sui mezzi di trasporto pubblici e anche all’aperto in presenza di assembramenti, è una scelta di difesa per sé stessi e per gli altri».

I grandi eventi andrebbero sospesi?
«Che gli eventi di massa possano amplificare i contagi è nozione largamente consolidata da decenni. Non significa però, almeno finché la situazione resta sotto controllo, sospenderli
. Credo possano svolgersi, accostandosi ad essi con senso di responsabilità. Come? Non partecipare se si sa di essere positivi o se accusiamo sintomi sospetti. Indossare mascherine, non scambiare bicchieri. I giovani ci hanno dato tante buone lezioni. Ce ne diano altre».

E poi vaccinare con la quarta dose anche i 60enni?
«La circolazione virale è aumentata, l’occupazione dei letti nelle aree mediche e, in minor misura, nelle rianimazioni è cresciuta. Le agenzie europee EMA e ECDC, inserendosi nel solco tracciato dall’Italia (che già offriva il secondo richiamo a ultra 80enni e a 60-79enni con patologie concomitanti) si sono orientate a indicarla ai 60enni, anche sani, e a tutti i fragili in ogni età».

L’Italia seguirà questo solco?
«È già stata avviata una riflessione. Il ministro Speranza è stato fra i più convinti sostenitori dell’opportunità di avere una posizione condivisa nell’Ue e in linea con quella delle istituzioni internazionali. È una scelta di tutela verso coloro che rischiano di sviluppare forme gravi di Covid ed è coerente, lo ribadisco, con quanto avevamo deciso settimane or sono».

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I fallimenti della zero-Covid policy

venerdì, Luglio 8th, 2022

Simona Iacobellis

La tanto lodata riuscita della zero-Covid policy aveva già rivelato i primi segni di cedimento dopo gli eventi di Shanghai e Pechino: nonostante l’iniziale lode alla Repubblica Popolare per aver sconfitto l’epidemia grazie all’efficienza e alle ristrettive opere di vigilanza utilizzate, basate su lockdown e privazione della libertà personale, i fallimenti stanno venendo a galla uno per uno. 

Secondo il Governo, il World Health Organization (Who), quando ha criticato la zero-covid policy ritenendola insostenibile, sbagliava, affermando che il Who non comprendeva la scienza e che fosse addirittura ignorante riguardo i virus. Ma i fatti stanno rivelando proprio il contrario e la Cina non riesce proprio ad ammetterlo.

Tra le assurde misure adottate dal Governo, accanto al prelievo forzato dei cittadini dalle loro abitazioni, alla reclusione di gente in tendoni lugubri e dalla scarsa igiene, c’è anche l’utilizzo, per non dire lo sperpero, di tamponi sugli animali. Non si parla solo di animali domestici – cani e gatti positivi venivano abbattuti senza alcun fondamento scientifico, infatti non è ancora stato provato che gli animali possano trasmettere il virus all’uomo – ma anche di pesci, crostacei e qualsiasi tipo di animale la cui destinazione sarebbe dovuta essere lo stomaco dei cinesi. Azioni che, oltre ad essere infondate, miravano solo a rassicurare i cittadini sulla provenienza del loro cibo. 

Oltre a creare malcontento e a suscitare le reazioni da parte del popolo, tutte le assurde misure attuate e ancora in corso hanno dei costi che sono ricaduti, tra le altre cose, anche sul sistema sanitario privato. 

I danni per il sistema sanitario 

Il caso preso in analisi da Reuters e esempio delle difficoltà che sta creando la politica cinese perseguita finora è Minsheng, ospedale della città Fuyang. L’ospedale è stato costruito solo quattro anni fa ma è fallito nel mese di marzo perché non più in grado di sostenere le spese. 

Negli ultimi anni l’ospedale è stato impegnato nella vaccinazione e nei test di massa in città. I suoi dipendenti sono stati impegnati in “prima linea” a condurre tutte le misure imposte dal governo e  nelle strutture mobili piazzate in città per eseguire i tamponi faringei per entrare in scuole e luoghi di lavoro. La conseguenza è stata la sospensione dei servizi su cui si reggeva l’ospedale da un punto di vista economico. 

La guerra cinese al coronavirus è ormai sfuggita di mano. Il direttore dell’ospedale Li Wenfang sul sito dell’ospedale scrive “Andremo dove sarà necessario. L’epidemia non si ritira e noi non ci ritireremo”. Segno distintivo della cultura cinese è senza dubbio la tenacia con cui combattono le loro battaglie. 

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Filippo Anelli: “Rimettiamo la mascherina e quarta dose agli over 60”

giovedì, Luglio 7th, 2022

Paolo Russo

Filippo Anelli, Presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, ha appena finito di guardare lo spot del Governo che invita gli anziani a fare la quarta dose. «Il nipote accompagna la nonna in ambulatorio a fare il vaccino e sono tutti senza mascherina, anche la dottoressa, nonostante nelle strutture sanitarie sia ancora obbligatoria. È emblematico del clima distratto con il quale si sta affrontando quella che è una vera emergenza, perché aumenteranno ancora di più morti e ricoveri. È il prezzo salato che stiamo pagando alla nostra libertà».

Stiamo rischiando grosso?

«Avremo per forza di cose molti più ricoveri e morti, che non sono pochi nemmeno ora, visto che di vittime ne contiamo già duemila al mese. Ma sono destinate a diventare di più a fine mese e a crescere ancora in agosto, perché la curva dei decessi è sempre l’ultima a muoversi dopo quella dei contagi e dei ricoveri».

Ma come, non era tutto sotto controllo perché con Omicron quasi nessuno si ammala seriamente?

«Che sia meno patogena è vero ma la percentuale più bassa di letalità si applica a un numero sempre più alto di contagi, per cui in numeri assoluti poi ci ritroviamo comunque con più morti e ricoveri. Ufficialmente abbiamo oltre un milione di contagiati, ma con il sommerso dei test fai da te arriviamo tranquillamente a due se non a tre milioni. La situazione sta andando fuori controllo».

Ci hanno fatto abbassare troppo presto le mascherine?

«Direi di sì. Capisco che ci diano fastidio, ma se sei vicino a un’altra persona con l’altissimo livello di contagiosità della Omicron 5 senza barriere, soprattutto al chiuso, il virus prima o poi te lo prendi. Mentre con le Ffp2 il rischio si riduce di oltre il 90%. Uno può dire di essere giovane e in salute e che non importa se ci si prende un raffreddore. Ma chiunque prima o poi entra in contatto con una persona fragile, magari i genitori o i nonni e a loro si può far male seriamente. Siamo stati un popolo solidale. Dobbiamo rifarci a quello spirito delle prime ondate per proteggere i fragili. Ma anche chi non lo è».

Perché rischiano anche i sani?

«Molto meno, ma non si può mai dire. Chiunque può essere soggetto a un abbassamento improvviso delle proprie difese immunitarie. Basta vedere come avvengono i contagi di herpes zoster, che colpisce anche le persone solo momentaneamente immunodepresse e che non sanno di esserlo».

Però si dice che quasi tutti i ricoverati sono «con» Covid e non «per» Covid. È vero?

«Sarà anche vero, ma se un cardiopatico o una persona che soffre di insufficienza respiratoria si contagia rischia di peggiorare il proprio quadro clinico e di finire in rianimazione. Comunque l’aumento delle persone positive ricoverate manda in affanno gli ospedali a discapito anche dei pazienti no-Covid, perché c’è bisogno di percorsi differenziati e di isolare i contagiati dagli altri. E questi richiede letti e personale che non ci sono. Soprattutto in estate quando anche i sanitari vanno in ferie, sostituiti magari da medici delle cooperative senza specializzazione. Negli ospedali serve una riorganizzazione che doveva in realtà già essere stata realizzata, perché uno non può essere ricoverato per una patologia e poi contagiarsi in reparto. Negli ospedali è necessario istituire la figura del medico competente che deve dire come organizzare i percorsi».

Cosa farebbe per rimettere sotto controllo la situazione?

«Nei luoghi di lavoro, al chiuso quando c’è la presenza di più persone e sugli aerei rimetterei l’obbligo di mascherina. Sicuramente estenderei la quarta dose a tutti gli over 60 da subito, spiegando che questo non comporta alcun rischio nel rifare poi un richiamo in autunno con i vaccini aggiornati. E poiché il problema vero sono i fragili estenderei per loro lo smart working in scadenza a fine agosto».

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Omicron 5, il virus corre sempre di più. Sileri: “Presto saremo al picco dei contagi”

mercoledì, Luglio 6th, 2022

Paolo Russo

Le polmoniti saranno pure diventate rare e molti dei ricoverati si scopriranno positivi per caso al momento di fare il tampone d’ingresso in ospedale, ma intanto l’onda anomala alimentata da Omicron 5 si gonfia sempre più, toccando quota 132.274, picco più alto di contagi raggiunto dal 1° febbraio scorso. Anche la crescita dei ricoveri si fa più impetuosa. Con i 355 letti dei reparti ordinari occupati in più nella giornata di ieri in sole 24 ore il tasso di occupazione è salito di un punto percentuale, portandosi al 12,5%, ancora più vicino alla prima soglia d’allerta che è del 15%, superata più o meno abbondantemente da 5 regioni: Basilicata, Calabria, Liguria, Sicilia e Umbria, che con il 32,2% di letti riservati ai pazienti Covid con le vecchie regole sarebbe in arancione.

Ma ora anche i morti sembrano risalire. Ieri 94 contro 59 del giorno prima. E in questo caso la distinzione tra con o per il Covid non esiste, perché i certificati di morte riportano sempre e solo quella che è la prima, vera causa del decesso.

Quando arriverà il picco nessuno sa dirlo, perché l’Rt aumentato, quello che indica il trend dei contagi dei prossimi sette giorni, è salito ancora e nei prossimi giorni saremo al punto che ogni due infettati se ne contageranno tre. Quindi la curva epidemica è ancora in salita.

Del resto a forte rischio di contagio sono metà degli italiani. Esattamente 30 milioni, secondo i calcoli di Fiaso, la Federazione di asl e ospedali. I non vaccinati sono infatti 3,4 milioni, quelli che hanno fatto la seconda dose da più di sei mesi sono altri 5,3, i più piccoli con meno di 5 anni non vaccinabili 2,2 ai quali si sommano 19,7 milioni con la terza dose ma iniettata da oltre sei mesi e per questo protetti poco o nulla dal rischio di contagio. È proprio con questi numeri alla mano che il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, ha chiesto di vaccinare gli over 60 con i vaccini che abbiamo, senza aspettare quelli aggiornati in autunno.

«Ci prepariamo a una campagna vaccinale in autunno in cui allargheremo l’età per il richiamo» si è limitato a replicare il ministro Speranza. «Quando salgono i contagi – ha ricordato – è normale che una parte si possa ospedalizzare, ma ora siamo molto più forti. Abbiamo monoclonali, antivirali e il 90% della popolazione vaccinata con due dosi». Ma in realtà di monoclonali e antivirali se ne stanno usando ancora pochi rispetto alla vasta platea dei fragili e le due dosi fanno un baffo al virus, almeno dal punto di vista della protezione dal contagio. Che alla fine un po’ di ricoveri, come ammesso dallo stesso ministro, se li porta dietro. E se gli ottomila ricoverati nei reparti di medicina dovessero aumentare seguendo il trend degli ultimi giorni, tempo due settimane e gli ospedali si troverebbero di nuovo a boccheggiare. Anche perché, come ha ricordato la stessa Fiaso in uno studio presentato ieri, dal 2010 ad oggi abbiamo perso per strada 40mila operatori sanitari e tra entrate e uscite altri 8mila medici e 10mila infermieri mancheranno all’appello da qui al 2024. Una carenza cronica di personale e letti che si somma al periodo di ferie estive, durate il quale un letto su tre è inutilizzabile per mancanza di sanitari. Mentre ciascun positivo al Covid dovrebbe essere isolato dagli altri pazienti, riducendo così ancor di più la disponibilità di posti.

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