Paolo Russo
Filippo Anelli, Presidente della Federazione nazionale degli ordini
dei medici, ha appena finito di guardare lo spot del Governo che invita
gli anziani a fare la quarta dose. «Il nipote accompagna la nonna in
ambulatorio a fare il vaccino e sono tutti senza mascherina, anche la
dottoressa, nonostante nelle strutture sanitarie sia ancora
obbligatoria. È emblematico del clima distratto con il quale si sta
affrontando quella che è una vera emergenza, perché aumenteranno ancora
di più morti e ricoveri. È il prezzo salato che stiamo pagando alla
nostra libertà».
Stiamo rischiando grosso?
«Avremo per forza di cose molti più ricoveri e morti, che non sono
pochi nemmeno ora, visto che di vittime ne contiamo già duemila al mese.
Ma sono destinate a diventare di più a fine mese e a crescere ancora in
agosto, perché la curva dei decessi è sempre l’ultima a muoversi dopo
quella dei contagi e dei ricoveri».
Ma come, non era tutto sotto controllo perché con Omicron quasi nessuno si ammala seriamente?
«Che sia meno patogena è vero ma la percentuale più bassa di
letalità si applica a un numero sempre più alto di contagi, per cui in
numeri assoluti poi ci ritroviamo comunque con più morti e ricoveri.
Ufficialmente abbiamo oltre un milione di contagiati, ma con il sommerso
dei test fai da te arriviamo tranquillamente a due se non a tre
milioni. La situazione sta andando fuori controllo».
Ci hanno fatto abbassare troppo presto le mascherine?
«Direi di sì. Capisco che ci diano fastidio, ma se sei vicino a
un’altra persona con l’altissimo livello di contagiosità della Omicron 5
senza barriere, soprattutto al chiuso, il virus prima o poi te lo
prendi. Mentre con le Ffp2 il rischio si riduce di oltre il 90%. Uno può
dire di essere giovane e in salute e che non importa se ci si prende un
raffreddore. Ma chiunque prima o poi entra in contatto con una persona
fragile, magari i genitori o i nonni e a loro si può far male
seriamente. Siamo stati un popolo solidale. Dobbiamo rifarci a quello
spirito delle prime ondate per proteggere i fragili. Ma anche chi non lo
è».
Perché rischiano anche i sani?
«Molto meno, ma non si può mai dire. Chiunque può essere soggetto a
un abbassamento improvviso delle proprie difese immunitarie. Basta
vedere come avvengono i contagi di herpes zoster, che colpisce anche le
persone solo momentaneamente immunodepresse e che non sanno di esserlo».
Però si dice che quasi tutti i ricoverati sono «con» Covid e non «per» Covid. È vero?
«Sarà anche vero, ma se un cardiopatico o una persona che soffre di
insufficienza respiratoria si contagia rischia di peggiorare il proprio
quadro clinico e di finire in rianimazione. Comunque l’aumento delle
persone positive ricoverate manda in affanno gli ospedali a discapito
anche dei pazienti no-Covid, perché c’è bisogno di percorsi
differenziati e di isolare i contagiati dagli altri. E questi richiede
letti e personale che non ci sono. Soprattutto in estate quando anche i
sanitari vanno in ferie, sostituiti magari da medici delle cooperative
senza specializzazione. Negli ospedali serve una riorganizzazione che
doveva in realtà già essere stata realizzata, perché uno non può essere
ricoverato per una patologia e poi contagiarsi in reparto. Negli
ospedali è necessario istituire la figura del medico competente che deve
dire come organizzare i percorsi».
Cosa farebbe per rimettere sotto controllo la situazione?
«Nei luoghi di lavoro, al chiuso quando c’è la presenza di più
persone e sugli aerei rimetterei l’obbligo di mascherina. Sicuramente
estenderei la quarta dose a tutti gli over 60 da subito, spiegando che
questo non comporta alcun rischio nel rifare poi un richiamo in autunno
con i vaccini aggiornati. E poiché il problema vero sono i fragili
estenderei per loro lo smart working in scadenza a fine agosto».