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Mondiali di pallavolo 2022, impresa Italia: siamo campioni del mondo dopo 24 anni

lunedì, Settembre 12th, 2022
epa10178949 Italy's players celebrate winning the FIVB Volleyball Men's World Championship final match between Poland and Italy at the Spodek Arena in Katowice, southern Poland, 11 September 2022.  EPA/Lukasz Gagulski POLAND OUT

Volley, azzurri campioni del mondo: esplode la gioia

Katowice (Polonia), 11 settembre 2022 – Dopo 24 anni l’ Italia torna sul tetto del mondo e lo fa battendo la Polonia campione in carica per 3-1 ( 22-25; 25-21; 25-18; 25-20): il tutto dopo una partita fantastica nella quale l’unica sbavatura, nel primo set, è stata ricca di rimpianti per un break di+4 sciupato. Rimpianti destinati a spegnersi nella festa azzurra che chiude i Mondiali di pallavolo 2022: un anno dopo il trionfo negli Europei firmato da una Nazionale giovane e con ancora ampi margini di crescita.

Primo set

Il primo break è dell’ Italia grazie a una pipe di Michieletto: Romanò parte forte con la parallela, ma lo stesso fa la Polonia con il mani fuori. Arriva così il pareggio dei padroni di casa, che però sbagliano parecchio in battuta: Anzani alza il muro e Lavia mette giù una diagonale che vale l’ 11-11. La Polonia fa male con i primi tempi ma l’ Italia trova 3 punti di fila che tuttavia non servono a spezzare l’equilibrio: Lavia firna il+2 con un ace e Romanò protegge il break dopo una gran diagonale di Kurek. Gli azzurri salgono a+4 grazie a un ace di Michieletto ma i padroni di casa tornano incredibilmente sotto e poi passano addirittura in vantaggio guadagnando 2 set point: il primo, con un muro, scrive un 22-25 carico di rimpianti per l’ Italia.

Secondo tempo

La Polonia cavalca l’entusiasmo e apre con un 3-0: Lavia in diagonale e con un ace resta un fattore per gli azzurri, che pareggiano 7-7 con un muro di Michieletto. Giannelli con un ace scrive il 10-10 ma i padroni di casa restano implacabili con i primi tempi: Anzani alza 2 muri su Kurek, ma la Polonia trova 3 punti di fila prontamente rimontati dagli azzurri. Il set torna a giocarsi punto a punto anche grazie a un altro ace di Giannelli: Lavia riporta avanti l’ Italia, che guadagna 3 set point, con il primo che va giù con un muro di Anzani per il 25-21.

Terzo tempo

La Polonia trova il break del 4-2 con un ace e un muro, ma Romanò e Giannelli rispondono presente. Non basta, perché i padroni di casa volano a+3 almeno fino ai turni in battuta di Michieletto e Anzani: il set attraversa una lunga fase di equilibrio fino al break trovato proprio da Michieletto. Lavia lo protegge con una grande pipe e Russo firma il+3 con un primo tempo: un muro di Anzani significa+4 per l’ Italia, che trova anche il+5 con Lavia. Giannelli butta giù il+6 e Russo il+7: Michieletto guadagna 7 set point e il secondo grazie ad Anzani vale il 25-18.

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Riparte il campionato: chi vincerà tra Juve, Milan, Inter e Roma? E il Toro sogna l’Europa

sabato, Agosto 13th, 2022

Finalmente si riparte! Torna il campionato. Torna la Serie A. Ai blocchi di partenza ci sono almeno 4 squadre pronte a giocarsi il titolo: il Milan campione in carica e pronto a difendere il tricolore, l’Inter con un Lukaku di ritorno, la Juve che sta mettendo a segno un mercato di alto livello e la nuova Roma targata Mourinho e Paulo Dybala. Tante le incognite e le ambizioni, come quella del Torino che, nonostante le travagliate vicissitudini estive, ha voglia di giocarsi un posto in Europa: ce la farà anche senza il suo capitano Lukic in aria di partenza?
Paolo Brusorio, capo della redazione Sport de La Stampa, fa il punto sul campionato che sta per cominciare.
Bentornata Serie A!

LA STAMPA

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Gioia Roma: i giallorossi vincono la prima edizione della Conference League

giovedì, Maggio 26th, 2022

Marco Gentile

Gioia Roma: i giallorossi vincono la prima edizione della Conference League

La Roma vince la prima edizione della Conference League e lo fa battendo per 1-0 gli olandesi del Feyenoord grazie al gol siglato da Nicolò Zaniolo nel primo tempo. José Mourinho l’ha fatto di nuovo: ha vinto il suo quinto titolo europeo dopo le due Champions League con Porto e Inter e le due Europa League sempre con i lusitani e con il Manchester United. I giallorossi chiudono in maniera positiva una stagione mettendo in bacheca un titolo cosa che il club giallorosso non faceva dal lontano 2008 con la conquista della Coppa Italia.

La partita disputata in una splendida cornice nell’Air Albania Stadium di Tirana è stata equilibrata dal primo all’ultimo minuto con la Roma che ha saputo soffrire, piazzare la zampata decisiva e difendersi con le unghie e con i denti dagli attacchi degli olandesi con una strepitosa linea difensiva e con un Rui Patricio decisamente insuperabile e autore di almeno 3 grandi parate. José Mourinho l’aveva definita la partita più importante della sua carriera e forse esagerava anche se i suoi ragazzi hanno fatto quello che si doveva fare: vincere e portare il trofeo a Trigoria.

La Roma ha trovato il vantaggio nella prima frazione ma nella ripresa, soprattutto nei primi 15′, ha subito il ritorno veemente degli avversari che hanno sfiorato più volte il gol del pareggio che in realtà non è mai arrivato per fortuna dei giallorossi che dopo l’Eintracht Francoforte sono la seconda squadra a vincere un titolo europeo in questa stagione in attesa della finale di Champions che si disputerà sabato 28 maggio tra il Liverpool di Jurgen Klopp e il Real Madrid di Carlo Ancelotti.

I giallorossi, dunque, vincono la primissia edizione della neonata competizione Uefa, con Mourinho che si conferma un vero e proprio cecchino in Europa con cinque vittorie in altrettanti finali raggiunte. I giallorossi con questa vittoria si qualificano anche di diritto alla prossima edizione dell’Europa League anche se l’avevano già fatto conquistando il sesto posto in campionato dietro i cugini della Lazio di Maurizio Sarri. Il tecnico portoghese al suo primo anno a Roma può sicuramente dirsi abbastanza soddisfatto con un “titulo” messo in bacheca in maniera quasi inaspettata ma meritata per come i giallorossi hanno approcciato alla competizione.

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Il Milan nel nome di Ibra. La città del tricolore rossonera come il Duomo

lunedì, Maggio 23rd, 2022

Elia Pagnoni

Il Milan nel nome di Ibra. La città del tricolore rossonera come il Duomo

Reggio, la città del tricolore. La scritta campeggia sotto il marchio del Mapei Stadium. Alla gente rossonera sembra il segno del destino in uno stadio tutto rossonero, mentre i 2.100 abbonati del Sassuolo sono relegati in un angolino a casa loro, come se fossero a San Siro dove li confinano al terzo anello. Diciottomila milanisti (compreso l’immancabile Matteo Salvini) dentro il Mapei, ma tanti anche fuori, senza biglietto, controllati a fatica dalla polizia. In tribuna è schierata la solita nomenklatura milanista: Massara, Maldini, Gazidis, Gordon Singer, per la prima volta persino papà Paul, il vero padrone del club, un signore che dalle nostre parti non si era mai visto e che evidentemente non deve fare i conti con la scaramanzia.

La festa inseguita da undici anni comincia così (proseguirà oggi con l’appuntamento a Casa Milan e poi con il giro d’onore per le vie della città fino a piazza Duomo), l’attesa cresce ma tutta la sfida è un crescendo. Primo gol di Giroud, primo boato, qualche signora piange di gioia. Raddoppio di Giroud, standing ovation, piangono anche gli uomini. La pressione cresce, l’Inter è inchiodata sullo 0-0, la gente freme. Segna Kessie, fa il saluto militare, un omaggio alla curva perché sa che è la sua ultima volta. E la curva lo perdona perché lo scudetto cancella tutto, non si spreca nemmeno un coro contro il solito Calhanoglu.

Nell’intervallo è già 3-0 e tanto potrebbe bastare per far partire le feste. Piazza Duomo a Milano è già imbandierata di rossonero, ma i più scaramantici ricordano un altro 3-0 a metà partita finito in catastrofe. Se non fosse che dall’altra parte quella volta c’era il Liverpool, non il Sassuolo, e che questa volta persino l’improbabile 3-3 sarebbe un trionfo.

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Milan, le pagelle della stagione 2021/22: Pioli stratega (10), Tonali il simbolo, Maignan la sorpresa (9)

lunedì, Maggio 23rd, 2022

di Carlos Passerini

Tutti i voti alla squadra campione d’Italia. Il migliore? Senza dubbio il tecnico Stefano Pioli. Poi due campioni in erba, Leao e Tonali. Senza dimenticare la sorpresa Maignan che non ha fatto rimpiangere Donnarumma

Vittoria del gruppo

Il Milan batte 3-0 il Sassuolo e torna a sorpresa a vincere lo scudetto 11 anni di distanza. Pioli ha computo un’autentica impresa, andando oltre gli infortuni, gli errori arbitrali, gli avversari più forti. Ma è stata soprattutto una vittoria del gruppo. Spiccano Tonali, Leao, Tomori e Maignan.

(Getty)
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Maignan: 9

Gigio chi? Parate e personalità hanno subito scacciato il fantasma di Donnarumma. Portiere istintivo ma modernissimo, con piedi da centrocampista: il suo lancio lungo si è rivelato una formidabile arma tattica. Da solo ha preso non meno 7-8 punti.

(LaPresse)
(LaPresse)

Calabria: 7,5

Maturazione sbalorditiva: da scrupoloso terzino a esterno a tutta fascia. Meriterebbe più considerazione in Nazionale.

(Getty)
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Tomori: 8,5

Leader assoluto della difesa, alla prima stagione in Italia ha subito preso confidenza con ambiente, campionato, avversari. Sullo scatto breve è l’incubo di ogni punta

(Afp)
(Afp)

Kjaer: 7,5

Fondamentale fino alla rottura del crociato a Genova, un’uscita di scena che poteva cambiare il senso della stagione del Milan. Così non è stato. Tornerà dopo l’estate.

(Getty Images)
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Kalulu: 7,5

Quando a gennaio non è arrivato Botman dal Lille per sostituire Kjaer, tutti erano convinti che in difesa si sarebbe creata una voragine. Tutti tranne uno: Maldini sapeva che Pierino era all’altezza.

(Getty)
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Romagnoli: 6,5

Stagione difficile per il capitano. Ha pagato gli infortuni, il contratto in scadenza, spesso la scarsa condizione.

(Getty)
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Hernandez: 8

Per quanto ormai lo conoscano tutti, in pochi riescono a stargli dietro. Ha segnato meno di una stagione fa, 4 gol fin qui contro gli 8 del 202/21, ma è migliorato moltissimo nella fase difensiva.

(Getty)
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Tonali: 9

Sandrino è il simbolo più autentico di questo Diavolo che ha saputo miscelare talento, freschezza corsa, sacrificio. Ha preso in mano la squadra, non solo il centrocampo, trasmettendo a tutti la sua voglia di vincere. La frase «Io credo allo scudetto» l’ha ripetuta anche nei momenti più bui della stagione. Il gol all’Atalanta all’andata, quello al 92’ alla Lazio all’Olimpico e la doppietta a Verona sono tutte scene cult della stagione.

(Getty)
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Bennacer: 8

Equilibratore eccezionale, finalmente quest’anno ha iniziato a calciare in porta: vedi il clamoroso gol vittoria a Cagliari.

(Getty)
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Kessie: 7,5

La telenovela del rinnovo, una promessa non mantenuta che San Siro non gli ha perdonato, lo ha scaricato mentalmente e agonisticamente. Buona fortuna.

(Getty)
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Saelemaekers: 7

Corsa e anima. Non è un fenomeno, ma in questo Milan ha fatto il suo.

(Getty)
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Messias: 7

Forse non sarà abbastanza per guadagnarsi il riscatto dal Crotone, che costa 6 milioni, non pochi, ma i suoi gol sono stati utili alla causa. Quello all’Atletico vale una carriera. La sua resta comunque una favola bella.

(Getty)
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Diaz: 6,5

Ci sono stati due Brahim: illuminante fino a ottobre, poi la luce s’è spenta. In mezzo, un Covid pesante. Ma merita fiducia

(Getty)
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Leao: 9

Non sempre «meravigliao», ma quanto è bastato per trascinare il Milan allo scudetto più imprevedibile della sua storia. In un anno, Rafa è finalmente sbocciato. Non che sia già al top, può crescere ancora, ma quest’anno è diventato tutto un altro giocatore. Anche davanti alla porta, finalmente.

(Getty)
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Sassuolo-Milan, 0-3: gol di Giroud e Kessie, Diavolo campione d’Italia

lunedì, Maggio 23rd, 2022

di Alessandro Bocci, inviato a Reggio Emilia, e Maria Strada

Tre assist di Leao nel primo tempo, sbrigata la pratica Sassuolo. L’Inter vince con la Sampdoria, ma non impensierisce mai gli uomini di Pioli

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Ore 20:00 – Milan campione dopo una lunga attesa

(Alessandro Bocci) Lo scudetto numero 19, il primo dopo undici anni, si materializza alle 19.56 di un pomeriggio caldissimo e interminabile nella città del Tricolore: la curva esplode, Pioli saltella euforico con i tifosi e fa il segno del cuore con le mani alla sua famiglia. Si chiude con l’inevitabile invasione di campo nonostante le raccomandazioni che arrivano dall’altoparlante.

In tribuna ci sono i Singer, padre e figlio, i proprietari del fondo Elliott, che stanno per cedere il Mila n ma in questa domenica elettrizzante pensano solo a festeggiare. Fa festa anche Matteo Salvini, leader della Lega, arrivato sino a qui con il figlio. Il lungo derby per lo scudetto finisce qui. Ed è una pacchia per i diciotto mila milanisti che hanno trasformato il Mapei Stadium, lo stadio del Sassuolo, in una specie di succursale di San Siro.

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Il Diavolo gioca di fatto in casa e cancella in fretta l’ansia dello sprint, spazzando via il malcapitato Sassuolo che aveva cominciato con buona volontà ma alle prime difficoltà lascia campo libero agli scatenati rossoneri. Olivier Giroud con una doppietta all’Inter ha cambiato la stagione e le prospettive del Diavolo e con un’altra doppietta tra il 17’ e il 32′ del primo tempo sistema definitivamente la pratica. Leao, ispiratissimo, confeziona entrambi gli assist da sinistra.

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Kessie, lungamente fischiato in questa stagione e pronto a trasferirsi al Barcellona, segna il 3-0 e viene salutato dall’applauso dei suoi ormai ex tifosi. Una passeggiata trionfale. Il Milan è forte dentro, come a Verona e con l’Atalanta , partite scivolose, non sbaglia l’approccio e chiude la corsa. Il primo tempo è un dominio rossonero: cinque occasioni nei primi nove minuti, quattro grandi parate di Consigli, un salvataggio disperato di Ferrari su Leao e uno sulla linea di Maxime Lopez sulla linea dopo un tiro sbilenco, forse di spalla, di Tomori. Milan e solo Milan. Il Sassuolo prova a limitare i danni ma Maignan, prima dell’intervallo, nega il gol a Frattesi.

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Il secondo tempo è solo una lunga attesa. I tifosi cantano, anche se qualche coro sguaiato contro i napoletani se lo possono risparmiare, mentre i giocatori cercano di far passare il tempo senza più preoccuparsi di niente, di sicuro non dei gol dell’Inter. La corsa è finita. È anche il momento di Ibra che, invocato dalla sua gente, entra al posto di Giroud. Zlatan segna anche un gol bellissimo, di testa, dopo un cross di Bennacer. Ma gli viene cancellato perché è in fuorigioco. Traoré, sull’altro fronte, prende un palo. Conta poco. Ora è il momento della festa rossonera.

Ore 20:00 – La difesa

Il Milan ha mantenuto inviolata la porta 18 volte, come nel 2011/12 .

Ore 19:58 – 86 punti, record

Il Milan ha conquistato 86 punti, il suo miglior risultato nell’era dei tre a vittoria (viene esclusa dal conteggio la stagione 2005/06): i rossoneri hanno vinto 26 partite, come era successo solo altre tre volte in un singolo campionato:(2005/06, 1950/51 e 1949/50.

Ore 19:58 – 1976 giorni senza trofei

Inoltre, il Milan è tornato a vincere un trofeo per la prima volta dopo 1976 giorni, ovvero dalla Supercoppa Italiana del 23 dicembre 2016, a Doha, contro la Juventus. Campione.

Ore 19:56 – Milan campione d’Italia

11 anni, 37.620 (recuperi esclusi) minuti di gioco da uno scudetto all’altro. Il Milan è campione d’Italia per la 19ª volta.

Ore 19:54 – Due minuti di recupero

Finisce a San Siro.

Ore 19:54 – 90′

Calabria sfiora il poker, Satalino respinge.

Ore 19:54 – 89′

90 secondi più recupero per il Diavolo

Ore 19:51 – 86′

Palo del Sassuolo con Traoré che calcia da fuori area.

Ore 19:50 – 85′

Muldur prova il tiro forte dalla distanza: Maignan si stende e devia il pallone.

Ore 19:49 – 85′

Scorrono i minuti, i tifosi del Milan cantano, anche Pioli in panchina scalpita.

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(Canoniero)

Ore 19:48 – 84′

Ibrahimovic cerca l’assist per Diaz, fermato dalla difesa.

Ore 19:46 – Piazza Duomo a Milano si riempie

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(Ansa)

Ore 19:45 – 82′

Nel Sassuolo Peluso per Ferrari e il portiere Satalino per Consigli.

Ore 19:44 – 81′

Entrano Florenzi per Saelemaekers e Romagnoli per Tomori

Ore 19:41 – 78′

Ibrahimovic gol in fuorigioco, ancora su assist di Leao, ma c’è l’offside proprio del portoghese.

Ore 19:38 – 75′

Ci prova timidamente il Sassuolo, il Milan controlla e conta i minuti che mancano al fischio finale.

Ore 19:35 – 72′ boato del Mapei: Ibra per Giroud

Come detto, entra anche Diaz al posto di Krunic.

Ore 19:33 – 70′

Cooling break per i calciatori, ci sono 28° a Sassuolo. Si preparano a entrare Diaz e Ibrahimovic.

Ore 19:30 – 67′ esce Berardi

Defrel rileva proprio Berardi, acciaccato dopo l’ultima azione.

Ore 19:29 – 66′

Berardi strozza troppo il sinistro, palla di nuovo fuori misura.

Ore 19:28 – 63′

Giroud prova a restituire almeno uno degli assist a Leao, Ferrari manda in angolo.

Ore 19:24 – 60′

Il ritmo a Reggio Emilia è calato, ma lo stadio canta per la squadra ospite, che sia avvia alla conquista del suo 19° scudetto.

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(Getty Images)

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Coppa Italia, l’Inter raddoppia: Juve ancora ko come nella Supercoppa

giovedì, Maggio 12th, 2022

Antonio Barillà

DALL’INVIATO A ROMA. Aspettando l’esito della volata scudetto, l’Inter solleva il secondo trofeo stagionale. La Coppa Italia dopo la Supercoppa, entrambe strappate alla Juventus: un incantesimo, per i bianconeri, che pure crollano solo ai supplementari: dopo dieci anni chiudono con zero tituli e soprattutto s’interrogano su una ricostruzione faticosa. Allegri, che ha un bilancio peggiore di Pirlo, cambia le carte in corsa ma non incide: ha ancora una volta il torto d’arricciarsi e si segnala, piuttosto, per l’eccessivo nervosismo che lo porta prima all’ammonizione e poi al rosso. Alla radice i due rigori assegnati all’Inter, particolarmente contestato il primo.

Aveva ragione Chiellini, che manca l’ultimo successo ma regala una prestazione superba: il Derby d’Italia nulla c’entra con l’ormai proverbiale Real-City. L’accostamento, irriverente per qualità, è tuttavia autorizzato dall’altalena di gol e di emozioni, inaugurata dopo appena 7’ quando riecheggia ancora la voce di Arisa. Bravo Barella a tracciare da 22 metri la parabola, ma Cuadrado s’oppone come farebbe un lampione, Danilo è risucchiato a centro area, né Zakaria né Bernardeschi avanzano a far scudo. Brutto colpo per i bianconeri, costretti a rivedere i piani: il 4-4-2, con Bernardeschi preferito a Morata, punta a murare le verticalizzazioni e aumentare la protezione delle fasce, affidando le velleità ai rilanci dalla mediana, alle sgommate di Cuadrado e all’estro di Dybala, oltreché naturalmente all’istinto di Vlahovic. Tutto inutile, c’è da risalire la china, diventa obbligatorio tessere gioco, e la Juve lo fa con costrutto e orgoglio, alzando il baricentro e il ritmo, lasciando il possesso all’Inter che palleggia già coi difensori e cerca d’infilare le linee ma affastellando azioni minacciose: la migliore capita a Vlahovic che esalta Handanovic con una botta violenta, attorno cerca fortuna Dybala, sorvegliato speciale perché sul taccuino di Marotta, e all’elenco degli assaltatori s’aggiunge De Ligt.

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F1, Gp Australia:Ferrari: Leclerc vince davanti a Perez e Russell. Ritirati Verstappen e Sainz

domenica, Aprile 10th, 2022

di Daniele Sparisci

Dominio totale della Ferrari a Melbourne, il monegasco sempre più leader del Mondiale.«Mi avete dato una macchina incredibile». Quarto Hamilton

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Dominio totale, alba rossa come ai tempi più belli nella storia della Ferrari. Charles Leclerc stravince il Gp d’Australia con 20’’ di distacco sull’unica Red Bull superstite, quella di Sergio Perez. Max Verstappen osserva dal garage, si è dovuto ritirare per un guasto al motore: il secondo k.o. tecnico dell’olandese è pesantissimo. Ma non c’era stata partita neanche prima contro questa Ferrari. Leclerc lo dice via radio: “Mi avete dato una macchina incredibile, grazie”. Sul podio insieme a lui sale il capo meccanico Fabio Bellosi, in Bahrain ci era andato Mattia Binotto. Che adesso si gode la sua rivincita personale su chi già lo dava per finito.

La Rossa è rinata con la rivoluzione a effetto suolo, una supremazia come quella vista all’Albert Park non si vedeva dai tempi del Mondiale di Raikkonen, dal 2007. Charles ha lottato da solo contro due senza la minima esitazione, con il passo e l’atteggiamento di chi non teme nulla. Lasciato solo da Carlos Sainz due volte: prima per le pessime qualifiche dello spagnolo, poi per l’escursione fuori pista che dopo 4 giri ha fatto precipitare il figlio del grande rallista nella ghiaia. Gara finita, un altro mondo rispetto a un anno fa quando era davanti al compagno. Ed è uno zero che peserà sugli equilibri interni ma per fortuna molto meno sulla classifica costruttori dove la Ferrari è saldamente al comando davanti alla Mercedes. C’è Russel sul podio insieme a Perez a guardare il nuovo padrone del Mondiale: il giovane della Mercedes conosce il valore di Leclerc, sono della stessa generazione e chissà che non entri nel duello anche lui visto che è già secondo in classifica e ha dato una bello scossone a Hamilton(4°).

La cronaca della gara

Ore 8.47 Suona l’inno di Mameli sul podio, Leclerc si prende il premio. La Ferrari è tornata grande e può lottare per vincere il Mondiale: quello piloti manca dal 2007. Per la diretta è tutto.

Ore 8.43 Il 24 aprile ci sarà il Gp di Imola, la Ferrari ci arriva da grande favorita. Classifica: LECLERC 71, Russell 37, Sainz 33, Perez 30, Hamilton 28, Verstappen 25, Ocon 20, Norris 16, Magnussen 12
Costruttori FERRARI 104, Mercedes 65, Red Bull 55, Mclaren 24, Alpine 22, Alfa Romeo 13, Haas 12, AlphaTauri 10, Williams 1

Ore 8.40 Leclerc sul podio, le prime parole: «È la prima vittoria in cui sono riuscito a controllare con calma. Avevamo una grandissima macchina, dovevo gestire le gomme e tutto è andato secondo i piani. Sorrido dopo due annate difficili, la prossima gara a Imola potremmo divertirci ancora»

Ore 8.39 Quarta vittoria in carriera per Leclerc, la più netta. La più bella, la seconda in questa stagione dopo quella del Bahrain. «È stata un’emozione intensa, grazie ragazzi».

Ore 8.37 Ordine di arrivo: Leclerc, Perez, Russell, Hamilton, Norris, Ricciardo, Ocon, Bottas, Gasly, Albon

Giro 58/58 Leclerc vince il Gp di Australia. Dominio totale della Ferrari numero 16, Charles è sempre più leader del Mondiale.

Giro 57/58 Leclerc inizia la volata finale. Russell con un podio allungherebbe ancora su Hamilton, il ragazzo sta dando parecchio fastidio a Hamilton, si sapeva che sarebbe stato un cliente scomodo.

Giro 56/58 Mai Leclerc aveva condotto con un simile vantaggio, l’ultima volta in Bahrein aveva dovuto sudare fino all’ultimo contro Max Verstappen. E a Gedda dopo essere stato in testa aveva dovuto cedere al ritorno dell’olandese nei giri finali.

Giro 55/58 Leclerc ha 20’’ di vantaggio di Perez, da seguire negli ultimi giri il duello fra Russell e Hamilton per il terzo posto.

Giro 54/58 Cinque giri alla fine, Leclerc vorrebbe spingere ancora. Dal box gli dicono: «Abbiamo già il giro veloce, Charles stai tranquillo».

Giro 53/58 Leclerc gestisce, dietro bagarre fra Zhou, Alonso e Magnussen. Con lo spagnolo dell’Alpine in netta difficoltà.

Giro 52/58 Leclerc ha allungato a oltre 18’’ su Perez che è ha sbagliato una curva. Adesso il messicano deve difendersi dal ritorno di Russell.

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Italia alla frutta: prestazione disastrosa della Nazionale castigata dalla Macedonia nel recupero

venerdì, Marzo 25th, 2022

Paolo Brusorio

DALL’INVIATO A PALERMO. Finisce peggio e prima del previsto: l’Italia è fuori dal Mondiale per la seconda volta di fila. Il nostro calcio sprofonda e questa volta proprio non ce l’aspettavamo. Comunque non qui a Palermo e contro la Macedonia. Puf. Evaporati come una bolla di sapone i campioni d’Europa, trafitti da un destro di Trajkovski (che già ci mandò allo spareggio con la Svezia) al 92’. La Macedonia a un passo dal paradiso, noi all’inferno. Come nel 2017. Ce la siamo andata a cercare, siamo finiti nell’angolo da soli, ma questa sconfitta è il punto più basso del nostro calcio. L’Italia vista qui a Palermo non è neanche una brutta copia di quella che ci ha esaltato, non la ricorda proprio per nulla. Non battere la squadra numero 67 del ranking è un’aggravante di una colpa già grande. Il nostro calcio scomparso in Champions butta giù un boccone ancora più amaro, ci sarà una generazione cresciuta senza mai aver visto un mondiale colorato di azzurro, il 2026 è un puntino lontano. Invisibile. Intangibile. Un’onta che non cancella la cavalcata di Wembley, ma azzera il futuro. Una secchiata di acqua ghiacciata sulle parole e sui proclami, sulla boria del nostro calcio. Il Mondiale in Qatar doveva essere il punto di arrivo della gestione Mancini, il trionfo Europeo ci aveva illuso di essere avanti con i piani. Invece siamo di nuovo precipitati. Alla Francia è capitato di saltare due Mondiali di fila (1990/1994), alla Spagna anche e per due volte (1954/1958 e 1970/1974), noi pensavano di aver dato. Ora ci aspetta un futuro da decifrare. Mancini, incerto il suo futuro, aveva promesso il Mondiale e per giocarselo non ha deragliato dalla riconoscenza per i suoi campioni quando invece il campionato stava dando altre risposte. Ha peccato il ct, un errore in cui sono caduti tanti dei suoi predecessori. Bearzot nell’86, Lippi nel 2010, Prandelli nella finale europea del 2012. La gratitudine è un sentimento nobile, ma spesso anche troppo pesante da onorare.

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Sofia Goggia d’argento alle Olimpiadi di Pechino, bronzo Delago e oro Suter

martedì, Febbraio 15th, 2022

di Daniele Sparisci, inviato a Yanqing

Due italiane sul podio nella discesa libera femminile, l’impresa incredibile di oggi della campionessa di Bergamo a 23 giorni dall’infortunio di Cortina. Terzo posto a sorpresa della gardenese

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Sofia Goggia, Corinne Suter, Nadia Delago (Ap)

Italia da sogno nella discesa libera olimpica di Pechino, arrivano due medaglie in un colpo solo. Le montagne di Yanqing esplodono di gioia, parte il po-po-po-po nel parterre, la squadra azzurra urla e si unisce in un abbraccio infinito. Argento di Sofia Goggia ed è un’impresa clamorosa a 23 giorni dall’infortunio di Cortina. E bronzo di Nadia Delago, l’outisider che dopo tante mancate promesse piazza il colpo della vita.

L’oro è andato alla campionessa Mondiale, la svizzera Corinne Suter . L’unica in grado di dar fastidio alle Frecce Tricolori con una sciata perfetta nella parte più tecnica e anche in quella più veloce. Dal 2002 due sciatrici azzurre non salivano insieme su un podio olimpico (da Salt Lake City, Daniela Ceccarelli e Karen Putzer), in discesa non era mai successo.

Quando vede il tempo di Corinne sul monitor Sofia sbuffa: voleva l’oro, voleva difendere il titolo olimpico conquistato a Pyeongchang quattro anni fa. Se la gamba sinistra fosse stata al 100% lo avrebbe tenuto a mani basse, ma questo podio è comunque un miracolo costruito sulla volontà, sul coraggio, su un fisico d’acciaio capace di rialzarsi dopo tante cadute e tante operazioni.

Goggia si conferma una fuoriclasse assoluta sugli sci e di testa, aveva buone sensazioni alla vigilia, ha scosso «The Rock» con un ritmo esagerato. Soltanto una come lei poteva riuscirci, le medaglie dello sci arrivano tutte dalla ragazze, tre con l’argento di Federica Brignone.

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