Negozi raddoppiati in sei mesi grazie al crowdfunding di clienti e fornitori, così la start up ha superato il Covid

Giuliano Balestreri

In poco più di sei mesi, nel pieno della pandemia globale, Barberino’s ha raddoppiato da 6 a 12 i suoi punti vendita, ha aperto il primo negozio all’estero – puntando su Seul – e ha assunto 10 persone: «Siamo ancora a ranghi ridotti, ma i dipendenti cresceranno ancora» dice Michele Callegari confondatore della start up italiana nata nel 2015.

Quella della catena di barberie tricolore è una delle storie di resilienza di chi di fronte a una crisi che ha spazzato via il 90% del giro d’affari ha avuto il coraggio – e la forza – di rilanciare anziché alzare bandiera banca. Una scommessa vinta grazie alla community di fornitori, dipendenti e clienti che hanno permesso a Barberino’s di concludere con successo una campagna di equity crowdfunding da 1,25 milioni di euro. Un’operazione replicata anche per l’apertura del barber shop di Torino a cui hanno contribuito simbolicamente i clienti stessi continuando comprare dei voucher senza sapere quando avrebbero potuto riscattare i loro trattamenti.

«Sono traguardi che abbiamo raggiunto grazie alla comunità che si riconosce nella nostra impresa agli investitori che hanno puntato su di noi, non certo per merito dello Stato» prosegue Callegari che poi spiega: «Abbiamo ricevuto il 60% di credito d’imposta per l’affitto dei locali per i mesi di marzo, aprile e maggio; un ristoro pari al 10% del fatturato perso per il solo mese di aprile 2020 e nulla per gli altri. Senza dimenticare che lo Stato non ha considerato tutti gli altri costi ancillari di un’attività retail dalle assicurazioni ai costi fissi come le utenze». Un duro colpo per una società che ha portato il proprio fatturato dai 50mila euro del 2015 a quota 1,4 milioni nel 2019. Senza dimenticare che per i dipendenti continua a esserci la cassa integrazione, ma l’assegno – già fortemente ridotto – arriva in ritardo. «La verità è che non saremmo stati in grado di anticipare a tutti la cassa integrazione – prosegue l’imprenditore -, per questo abbiamo deciso di essere molto trasparenti con tutti i dipendenti privilegiando che davvero aveva bisogno di aiuto».

Nonostante la crisi, però, i fondatori non hanno mai smesso di credere nel progetto convinti che, anzi, i mesi di lockdown spingeranno la clientela ad apprezzare maggiormente i servizi alla persona. «Noi – dice Callegari – rappresentiamo qualcosa di diverso rispetto al classico barbiere, abbiamo trasformato barba e capelli in un’esperienza per se stessi. In un’ora da regalarsi per il proprio benessere. Un momento in cui staccare la spina dal mondo e sentirsi più belli. Una vera pausa di relax».  

Adesso Barberino’s sbarca anche in Corea del Sud, in quello che è il primo mercato al mondo per il beautycare: una sorta di binocolo sul futuro per interpretare quali siano i possibili prossimi trend della tecnologia nel settore. E anche per allargare il commercio online dei prodotti di bellezza.

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