Giugno senza divieti, Italia pronta a riaprire

ilario lombardo, paolo russo

ROMA. Per rivedere l’Italia tutta aperta bisognerà aspettare giugno, come gli scienziati consigliano ormai di dire pubblicamente. Giugno, dunque: quando il numero di vaccinati sarà tale da piegare la curva dei contagi, che ancora ieri ha lambito i 17 mila casi, con 380 morti. Ma al pressing della Lega per riaprire tutto già da questo mese si è aggiunto ora anche quello delle Regioni guidate dal neo-presidente leghista Massimiliano Fedriga, che senza fissare date hanno presentato il loro piano per far ripartire piscine e palestre, spettacoli, bar e ristoranti. Questi ultimi anche la sera. Magari a partire dal 15 maggio, mentre il 3 maggio ci si potrebbe tornare a sedere in bar e ristoranti almeno a pranzo. Forse anche nell’ultimo weekend di aprile nelle regioni più virtuose, quelle che a un basso numero di contagi affiancano anche un’alta percentuale di vaccinati tra gli anziani. Come ad esempio Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Marche e Basilicata, tanto per citare quelle che hanno immunizzato più dell’80% degli ultraottantenni con la prima dose.

Il quadro sarà più chiaro oggi, quando con i numeri dell’ultimo monitoraggio Draghi convocherà la cabina di regia per decidere come, cosa e quando riaprire. In conferenza Stato-Regioni ieri si è parlato di Recovery plan, ma i contatti tra le Regioni e l’esecutivo sono costanti e un primo calendario di massima della ripartenza è già stato fissato. A maggio l’Italia comincerà a riaprire, un po’ come avvenne lo scorso anno, quando il Paese si buttò alle spalle gradualmente il primo, storico lockdown. Si sta discutendo di una possibile rimodulazione dei colori delle zone, con restrizioni diverse e qualche apertura in più. Di sicuro torneranno le zone gialle. I dati del monitoraggio di oggi in nostro possesso dicono che se già fosse stata ripristinata la fascia gialla di quel colore si tingerebbero ben 13 regioni e province autonome: Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, le provincie autonome di Bolzano e Trento, Umbria e Veneto. Anche se dal gruppo potrebbero uscire – per restare in arancione dove bar e ristoranti sono sempre chiusi – regioni come Calabria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia che hanno una percentuale ancora modesta di anziani vaccinati. Un indicatore che, come annunciato da Draghi, andrà a determinare i colori delle regioni insieme con quelli che tastano il polso all’epidemia.

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