La zona gialla torna a maggio: il calendario delle riaperture di Draghi nel nuovo decreto

di Monica Guerzoni

«Gradualità» è la parola chiave, il concetto con cui Mario Draghi punta a tenere assieme la volontà di dare un segnale di ritorno alla vita e la necessità di riaprire in sicurezza. Oggi, prima della conferenza stampa su Def, scostamento di bilancio, crescita economica e riaperture, il capo del governo presiederà la riunione della cabina di regia con i rappresentanti dei partiti. Al tavolo si analizzeranno i dati e si comincerà a mettere nero su bianco la «road map» destinata a finire nel prossimo decreto, che entrerà in vigore il primo maggio.

Primo maggio in rosso

Subito dopo la Festa dei lavoratori, che quasi di certo passeremo in zona rossa, potrebbe scattare la novità più attesa: il ritorno delle zone gialle, che il precedente decreto aveva congelato. L’inizio del mese di maggio segnerà un cambio di fase dopo mesi di restrizioni severe. Nelle zone con meno contagi e più anziani vaccinati i ristoranti riapriranno almeno a pranzo e si potrà circolare all’interno della propria regione.

Le posizioni di Pd e Lega

Il presidente Draghi intende muoversi «con grande prudenza», non rinuncia a dare priorità al ritorno in classe delle superiori e dovrà trovare una mediazione tra le diverse spinte che agitano il governo. Questa volta lo scontro non è tra aperturisti e rigoristi, ma è sui tempi e sul grado di cautela. Forza Italia e Lega vogliono riaprire già il 26 aprile con un Consiglio dei ministri ad hoc. E se Matteo Salvini preme per riaprire tutto e subito, Enrico Letta stoppa il toto-date e fissa le condizioni del Pd: calo degli indici di contagio e over 60 vaccinati. Vito Crimi schiera i 5 Stelle sulla linea delle riaperture (prudenti) e persino Roberto Speranza, il più rigorista di tutti, in Parlamento apre a un «allentamento graduale delle restrizioni», che consentano al Paese «una stagione nuova, ma in sicurezza».

Regioni «aperturiste»

Alla cabina di regia toccherà anche decidere fino a che punto sia possibile recepire le pressioni delle Regioni, che spingono per riaprire il più in fretta possibile. La Conferenza guidata dal leghista Massimiliano Fedriga ha presentato un documento fortemente aperturista, che punta a far ripartire i ristoranti a pranzo e a cena, le palestre, le piscine e gli spettacoli anche nelle zone ad alto rischio. Come? Grazie a «un rigido sistema di distanze interpersonali e incentivando le attività all’aperto», spiega Fedriga. Toccherà oggi al Cts valutare se le proposte sono compatibili con la velocità e la forza delle varianti.

Draghi pensa al cronoprogramma

Per quanto la linea europea della prudenza sia stata la sua bussola in queste settimane, Draghi è preoccupato per la stanchezza degli italiani e per la tensione che ha cominciato a sfogarsi nelle piazze. Il premier ha fretta di rendere pubblico il «cronoprogramma» che rimetterà in moto le attività economiche. «Il progredire della campagna vaccinale e la discesa, per quanto lenta, della curva del Covid, ci consentono di impostare un calendario», è il ragionamento che il premier ha condiviso con i ministri. Il presidente del Consiglio insomma non vuole correre, perché richiudere sarebbe devastante e dunque «le riaperture devono essere sicure e irreversibili». Alcuni governatori spingono per far ripartire al più presto la mobilità tra le regioni, ma su questo a Palazzo Chigi e al ministero della Salute prendono tempo: se ne riparla fra qualche settimana.

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