Dante per Dante

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di   Massimo Gramellini

A Caprona, cinquecento anime nei pressi di Pisa, spunta un murales dove il nasone del Sommo Poeta è in primo piano per onorare le vittime della mafia con uno dei suoi versi più famosi: «E quindi uscimmo a riveder le stelle». Qualcuno del posto esce a rivedere il dipinto e ne rimane sconvolto. Quel Dante glorificato nel murales non è forse lo stesso Dante che il 16 agosto 1289, praticamente l’altro ieri, partecipò con i guelfi di Firenze all’assedio del castello di Caprona, abitato dai ghibellini di Pisa, e che ebbe pure l’ardire di citare l’episodio nella Divina Commedia, paragonando i pisani ai diavoli di Malebolge? L’affronto reclama una rappresaglia letteraria immediata. Non avendo a disposizione Petrarca e nemmeno un rapper, gli offesi la affidano a un ultrà di calcio. Lo striscione appeso nei pressi del murales recita: «Calci e Caprona, Dante non rappresenta la zona». I critici diranno se si tratta di un verso immortale. Di sicuro l’episodio rivela come gli italiani – e in primis i toscani, che sono i più italiani di tutti – coltivino una riserva insospettabile di memoria storica, destinata a venire allo scoperto ogni volta che intercetta un loro rancore.

Per completezza vi segnalo che l’amministrazione comunale, con una mossa da trapezista, ha deciso di difendere il murales pro-Dante e al tempo stesso di non rimuovere lo striscione anti-Dante. A riprova che l’Italia è fatta di guelfi e di ghibellini, ma soprattutto di democristiani.

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