Vaccino AstraZeneca, l’ematologo Mannucci: “Questi i sintomi cui prestare attenzione”

di Elena Dusi

L’Agenzia europea per i medicinali continua a raccomandare AstraZeneca: gli eventi avversi sono rarissimi. Ma avverte di stare attenti ai sintomi di un’eventuale trombosi, per chiedere aiuto a un medico quanto prima. L’elenco è secco e comprende mancanza di respiro, dolore al petto, gonfiore delle gambe, dolore addominale persistente, sintomi neurologici e lividi che compaiono senza motivo. Il tutto per due settimane a partire dal giorno del vaccino. Soprattutto per chi è ansioso, la lista dei segnali d’allerta è da batticuore. Ad aiutarci è Pier Mannuccio Mannucci, professore all’università di Milano e uno dei principali esperti dei problemi di coagulazione in Italia. 

Per cosa si allarmerebbe?  

“Mancanza di respiro e gonfiore alle gambe possono indicare una trombosi tradizionale, non quella causata dal vaccino, che è concentrata al cervello o, più raramente, all’addome. Se avessi ricevuto AstraZeneca da meno di due settimane mi allarmerei per un mal di testa che non è il normale fastidio che può capitare a tutti e che anzi è frequente dopo un vaccino. Il dolore da trombosi è fortissimo, lancinante, diffuso e persistente. Per spaventarci davvero deve essere associato a un sintomo neurologico, come problemi alla vista, perdita di sensibilità agli arti, difficoltà nel movimento, confusione nel parlare, sopore e offuscamento della coscienza. Il calo di piastrine, che è tipico della forma molto particolare di trombosi legata al vaccino, si può manifestare con lividi ed ecchimosi che compaiono senza motivo”. 

Ma anche chiedendo aiuto a un medico, esiste poi una cura? 

“Una cura specifica per questa rara trombosi non esiste. Ma è certo meglio essere seguiti da un medico il prima possibile. Ci sono terapie che possono essere d’aiuto, come le immunoglobuline o il desametasone, un cortisonico”. 

L’Agenzia Europea per i medicinali ha ribadito che non esistono fattori di rischio. Ma c’è qualcuno che avrebbe più ragione di preoccuparsi? 

“Non consiglierei questo vaccino a chi ha già avuto una trombosi. Non mi preoccuperei invece per la presenza di un fattore di rischio genetico. Non sembra che aumenti il pericolo in questa circostanza”. 

Perché la trombosi può arrivare a così tanta distanza di tempo, addirittura due settimane dopo l’iniezione? 

“Si pensa che sia causata da una reazione autoimmune. Vuol dire che il vaccino induce la formazione di anticorpi che attaccano le piastrine e promuove la coagulazione del sangue. I tempi di formazione degli anticorpi dopo il vaccino in effetti sono una o due settimane. Almeno questo dato sembra coerente con l’ipotesi”. 

Consiglierebbe di sospendere terapie con ormoni o eparina? 

“No, e nemmeno prenderei eparina o aspirina prima del vaccino. Se proprio si ha una gran paura, si possono fare degli esami del sangue prima e dopo il vaccino”. 

Cioè? 

“Non è un consiglio che do, resta comunque un eccesso di cautela che si può benissimo evitare. Ma se proprio si è spaventati, si possono misurare le piastrine e il d-dimero nel sangue prima della vaccinazione, per conoscere il valore di partenza, dopo una settimana e dopo quindici giorni dall’iniezione. Con i colleghi tedeschi abbiamo visto infatti che il calo delle piastrine e l’aumento del d-dimero sono progressivi. Tendono cioè a modificarsi per alcuni giorni, prima di portare alla trombosi”. 

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