Cartelle esattoriali, sanatoria anti-crisi. Nel decreto Sostegno anche indennizzi per 11 miliardi

di Andrea Bassi

Per gli indennizzi, o sostegni come li ha ribattezzati il governo, sono in arrivo quasi 11 miliardi di euro. Ma soprattutto arriva la cancellazione delle cartelle esattoriali maturate tra il 2000 e il 2015. Ieri il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha incontrato i vice ministri e i sottosegretari, per fare il punto sul decreto da 32 miliardi complessivi che sarà approvato la prossima settimana. Ad essere “aiutate” saranno tutte le imprese e tutte le partite Iva (compresi i professionisti iscritti agli ordini professionali come commercialisti, avvocati e architetti) che hanno subito una perdita di fatturato di almeno il 33% nel 2020 rispetto al 2019.

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Quattro fasce per gli indennizzi

Ieri è circolata una bozza del decreto che indicava tre soglie per ottenere gli indennizzi: una del 20% della perdita di fatturato per le imprese e i professionisti con ricavi fino a 400 mila euro; una del 15% se i ricavi arrivano fino a 1 milione; e una del 10% per imprese e partite Iva con ricavi fino a 5 milioni. Ma lo schema, lasciato in eredità dal precedente governo, sarebbe stato già modificato da Franco. Le fasce saranno quattro: si partirà da un indennizzo del 30% per imprese e professionisti con ricavi fino a 100 mila euro; del 25% per quelle con ricavi fino a 400 mila euro; del 20% per i professionisti e le imprese che fatturano fino a 1 milione e del 15% per quelle che arrivano a 5 milioni.

Ad ottenere gli indennizzi sarebbero 2,7 milioni di partite Iva e aziende. Che potranno scegliere se ricevere l’aiuto direttamente o in forma di un credito di imposta. Gli indennizzi avranno un tetto minimo di mille euro e massimo di 150 mila. Come annunciato dal governo ci saranno degli interventi specifici (con un finanziamento di 600 milioni) per lo sci e la montagna. Mentre salta l’aiuto specifico ai soggetti che operano nei centri storici e nei dintorni dei santuari.

Cartelle e accertamenti fiscali

Novità importanti sono in arrivo anche sul fronte delle cartelle. Quelle fino a 5.000 euro e risalenti agli anni che vanno dal 2000 al 2015, saranno cancellate. Si tratta di 65 milioni di atti sui 137 milioni totali stipati nel “magazzino” dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Lo Stato cancellerebbe debiti dei contribuenti per una settantina di miliardi e il costo per il Tesoro sarebbe di 930 milioni. Non è l’unica misura. Viene confermato il congelamento per altri 2 mesi, fino al 30 aprile della notifica e del pagamento dei 56 milioni di atti congelati per la pandemia. 

La bozza del provvedimento circolata ieri prevedeva, in realtà, che ad essere congelati fossero solo i pagamenti, mentre la notifica delle cartelle sarebbe ripresa normalmente. Una impostazione che, però, durante il vertice di ieri sarebbe stato deciso di non seguire, confermando il congelamento anche delle notifiche. L’Agenzia delle Entrate -Riscossione, da quando sarà possibile riprendere la consegna degli atti, avrà 21 mesi di tempo per notificarli. Un modo per alleggerire l’impatto. E ci sarà anche una sorta di “rottamazione” delle cartelle ricevute dalle imprese e dalle partite Iva che hanno subito perdite di fatturato superiori al 33%. 

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