Zingaretti al bivio, sulla vice si gioca il futuro del partito

Il variegato fronte che contesta la linea dell’alleanza prioritaria con i 5 stelle (Base riformista, i principali sindaci, Stefano Bonaccini) punterà ad un congresso vero che fissi le percentuali tra le componenti in vista della formazione delle liste per le prossime Politiche, pensiero fisso e prevalente per Zingaretti ma anche per gli “altri”? In vista del congresso il fronte Zingaretti punta ad un’alleanza «non strategica» ma stabile con i Cinque stelle, con Giuseppe Conte nel ruolo di federatore: «Rimane una carta decisiva», dice Goffredo Bettini, mentre l’ex ministro Francesco Boccia dice che «sbaglia chi ritiene sia un uomo del passato». Ma da ieri Conte è entrato nel gotha 5 Stelle, diventando uomo di parte nelle fila di un Movimento che da due anni nelle intenzioni di voto è sotto al Pd. Ma il vero discrimine dentro il Pd potrebbe diventare Mario Draghi. Dice un battitore libero come Giorgio Tonini, in un’intervista a Confini di Rainews 24: «Il Pd dovrebbe nutrire l’ambizione di diventare abitabile, in via spontanea, per personalità, mondi che oggi fanno fatica a riconoscersi in un partito dilaniato da incomprensibili baruffe, anche per evitare che a far propria l’agenda Draghi siano i partiti del Nord, Lega e Forza Italia». Se congresso sarà, chi sfiderà Nicola Zingaretti? Il candidato “naturale” sarebbe Stefano Bonaccini, che al Pd “frontista” di Bettini, contrappone «un’alleanza di centro-sinistra», ma che non si vede nei panni di sfidante di Nicola, suo compagno alla Sinistra giovanile. Da Base riformista spunta una suggestione: e se fosse una donna.

LA STAMPA

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