Progettare e “mettere a terra” cantieri per il Recovery. In 10 mosse

Primo, coinvolgere in pieno anche i livelli amministrativi territoriali con la filiera corta delle responsabilità, nominando i 20 Presidenti delle Regioni “Commissari di Governo per la realizzazione delle opere del Next Generation Ue”.  Sarebbe il segnale che, non solo i tecnici, ma tutta la politica, a cascata a tutti i livelli, ci mette la faccia.  

Secondo. Concedere ai Presidenti-commissari poteri per velocizzare modello opere di Italiasicura: con “dichiarazione di pubblica utilità”, devono poter sostituire trafile di “visti, pareri, autorizzazioni, nulla osta e ogni altro provvedimento abilitativo”, i loro atti devono poter essere anche “variante agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale”, i pareri di Ministeri o Soprintendenze, se necessari, devono essere rilasciati entro 30 giorni. E vanno messi nelle migliori condizioni di operabilità con adeguate strutture commissariali di supporto e in continuo contatto e sotto il controllo di Palazzo Chigi. 

Terzo. Servono altri commissari da nominare su singole opere strategiche o raggruppamenti di opere particolarmente complesse, anche utilizzando i poteri massimi modello ponte di Genova in casi straordinari.

Quarto. Va accelerato al massimo il primo atto che rende spendibili le risorse del NGUE: il progetto. È inutile farsi illusioni. È impossibile aprire cantieri senza un flusso costante e continuo di progettazioni di qualità. Come si riattiva la capacità tecnica depauperata e perduta in tante Regioni e Comuni? 

-istituendo un “Fondo rotativo di progettazione nazionale”, da distribuire alle Regioni, di almeno 2 miliardi di euro,

-con assunzioni di personale tecnico anche a tempo determinato, 

-con il ritorno volontario del personale tecnico in pensione (come per la sanità), 

-ripristinando il sistema di contributi integrativi ai progettisti della PA da 0,5 all’1% del costo di un appalto di lavori pubblici, come accadeva fino a 15 anni fa, dopodiché con il mancato turn over e non avendo nemmeno favorito il “mercato esterno” della progettazione iniziò il crollo,

-avviando due mesi di formazione alle procedure di progettazione, direzione lavori, gestione della sicurezza nei cantieri per tutti i tecnici della PA.

-impegnando anche il mercato esterno alla PA (Rete delle professioni, società di ingegneria)

Quinto, dichiarare i cantieri del piano europeo “no-stop” dopo l’aggiudicazione di gara per non farli bloccare dai soliti ricorsi dei perdenti. La giustizia può procedere su strade parallele e il cantiere non si ferma, così come previsto per le opere anti-dissesto dal Dl Sblocca Italia del 2014.

Sesto, eliminare i “tempi morti” del Comitato interministeriale per la programmazione economica CIPE istituito nel 1967, o anche lo stesso CIPE visto che è presieduto dal Presidente del Consiglio e partecipato dai ministri economici la cui funzione potrebbe ritornare in capo al Consiglio dei Ministri, con le istruttorie tecniche previste nelle sedute del pre-Consiglio.

Settimo, ridurre i controlli meno significativi “ex ante” di Corte dei Conti e Anac, lasciando i controlli “post”.

Ottavo, mobilitare nell’impresa da subito tutte le risorse tecniche delle nostre grandi aziende e multiutility pubbliche (Leonardo, Terna, Enel, Eni, Fincantieri, A2a, Acea, Iren, Hera…), task force già formate di società in house come Invitalia o dell’Agenzia per la Coesione territoriale, la velocità di investimento del sistema di Protezione Civile o dei Consorzi di Bonifica.

Nono, accompagnare l’impresa nazionale con una buona comunicazione per coinvolgere il più possibile i cittadini. Servono continui report e dati aggiornati in real time e trasparenza  totale su utilità, fasi di progetti e di cantiere. Anche il pressing esterno serve a fare l’impresa. Lo Stato deve permettere a qualsiasi cittadino di poter cliccare sul sito del governo e ‘visitare’ il suo cantiere georeferenziato. È trasparenza, obbligo sempre mancato. O cancellato come il portale di italiasicura georeferenziato e supervisitato ma scomparso insieme alla struttura di missione con il primo governo Conte, e da allora fu black out. Da non ripetere.

Dieci. Noi italiani, con il governo presieduto da Mario Draghi, abbiamo oggi ancora tutte le potenzialità per dimostrare di non essere un paese da recovery.

L’HUFFPOST

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.