La pandemia è a un nuovo culmine, ora serve una traiettoria italiana

Il medesimo sistema, poi, non è da considerarsi altrettanto efficace in ogni contesto di diffusione del contagio: sicuramente non lo è se non si esaminano, rispetto agli obiettivi, le risorse disponibili per l’attività di tracciamento, per lo screening (soprattutto nelle scuole) e ora per il sequenziamento di una percentuale sufficiente di campioni.

Ma i confini entro cui giudicare il sistema dei colori ottimale non sono stati stabiliti, o non sono stati espressi. L’indefinitezza ha così trasmesso a molti cittadini non una maggiore sicurezza, ma un senso acuito di precarietà. E rischia di rendere il prossimo cambio di passo la conferma implicita che quella strada fosse semplicemente sbagliata, che non esistano alternative a una gestione sempre e solo emergenziale. Dalla discontinuità che si è prodotta nell’esecutivo dovrebbe scaturire una discontinuità anche nel modo di intendere e comunicare il contrasto alla pandemia.

Ci aspettiamo che vengano chiarite, possibilmente da una carica quale il ministro della Salute in persona, innanzitutto le basi razionali per cui si propenderà per una strategia o per l’altra, e accanto ad esse che vengano enunciate le considerazioni politiche che portano a un certo tipo di scelta, ad alcune rinunce e non ad altre, per tutti o per qualcuno soltanto. Che si delinei, insomma, una traiettoria italiana. Non sarà perfetta perché non può esserlo, ma almeno sarà scelta e accompagnata da un’assunzione di responsabilità. E potrà magari aiutare le persone, tutti noi, a ritrovare un po’ di orizzonte, non uno così offuscato come questo.

CORRIERE.IT

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