Quei 75 milioni di voti che hanno salvato Trump dell’impeachment

La verità è che Mitch, per qualche giorno, ha accarezzato l’idea di approvare l’impeachment, per togliersi definitivamente Trump dai piedi e vietargli di candidarsi in futuro per qualunque carica pubblica. Lo considera un cancro per il Partito e per il paese, e non vuole più vederlo intorno. Poi però ci ha ripensato, perché Donald è ancora più forte di tutti i repubblicani. A novembre ha preso 75 milioni di voti, e molti di questi elettori gli restano fedeli. Perciò McConnell e altri 42 senatori del Gop non hanno avuto il coraggio di sfidarlo. Ora sperano in due cose. Primo, che la magistratura ordinaria porti a termine il lavoro sporco che loro non hanno avuto il fegato di fare, incastrando Trump per aver fomentato l’assalto al Congresso, oppure per altri reati comuni, tipo quelli fiscali. Secondo, che la popolarità di Donald, privo dei social e di altri megafoni, svanisca da sola, rendendo impossibile una sua ricandidatura alla Casa Bianca nel 2024. Lui ha già detto che sta meditando un nuovo progetto, e già nel 2016 l’establishment non era riuscito a fermarlo. Quattro anni però sono lunghi, lui va per i 75 anni d’età, e il danno politico dell’assalto al Congresso potrebbe compromettere il suo consenso tra gli elettori moderati.

L’imbarazzo però riguarda anche i repubblicani che non hanno avuto il coraggio di fermarlo, e i democratici non esiteranno a sfruttarlo. Alle elezioni midterm dell’anno prossimo, e alle presidenziali del 2024, il Gop sarà costretto a spiegare perché ha deciso di salvare un presidente che non aveva cercato neppure di salvare il proprio vice Pence, minacciato dalla folla che voleva impiccarlo.

LA STAMPA

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