Le scuole vecchie? Più sicure delle nuove

di VERONICA PASSERI

Roma, 27 novembre 2019 – Gli edifici scolastici italiani hanno un’età media di 52 anni, ben due terzi risalgono a più di 40 anni fa, e in gran parte non sono più adeguati alle esigenze del mondo della scuola. Il primo problema è senza dubbio la sicurezza degli edifici, la sostenibilità ma anche, oltre al ‘dove’, il ‘come’ si studia. La scuola, insomma, non è più quella della didattica frontale con studenti seduti per cinque o più ore allo stesso banco, tutti i giorni, per cinque anni. L’ambiente e le condizioni incidono sempre di più sulla capacità di apprendere – laboratori, aule di musica, spazi per lo studio per gruppi o individuale – e se non ci sarà un’inversione di rotta gli studenti italiani rischiano un distacco ancora più profondo dai livelli di apprendimento degli studenti dei Paesi avanzati. Questi ed altri aspetti sono messi in luce dal Rapporto sull’Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli, pubblicato da Editori Laterza (in libreria a gennaio), che viene presentato oggi pomeriggio a Torino.

Il Rapporto si fonda su analisi approfondite e inedite, a partire dall’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica del Miur, per fornire indicazioni di politiche in vista degli interventi necessari all’edilizia scolastica nei prossimi anni. Che sono a dir poco consistenti: la stima è di 200 miliardi di euro per mettere a posto le scuole di tutto il Paese. Una delle cose che lo studio racconta è che gli edifici scolastici messi peggio non sono i più vecchi in assoluto – costruiti molto bene da un punto di vista strutturale – ma quelli, molti prefabbricati, realizzati nel periodo del cosiddetto baby boom, tra il 1964 e il 1979.

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